A Emily era sempre piaciuto disegnare, lo trovava liberatorio. Attraverso le linee e i colori, lei riusciva a esprimersi meglio di quanto non facesse a voce. In realtà non parlava molto, soprattutto dopo la morte della sorella, ma era un'ottima ascoltatrice e osservatrice. Suo padre la considerava ancora una bambina, nonostante avesse ventitré anni, ma lei capiva e sapeva molto più di quanto lui sospettasse. Da un giorno all'altro si era ritrovata da ragazza ammirata e invidiata, a ragazza additata. I pochi amici che aveva erano scomparsi come neve al sole e anche il ragazzo che diceva di amarla alla follia, Brad, l'aveva lasciata dicendo che erano troppo giovani per una relazione e che lui aveva bisogno di un periodo di riflessione. Era cresciuta in fretta, Emily, ma ancora si sforzava di sognare, di fantasticare e di sperare in un futuro migliore. Doveva farlo o per lei sarebbe stato la fine.
Conosceva perfettamente il crimine commesso dal padre: riciclaggio di denaro sporco e non lo giustificava in alcun modo, né lo condannava. Non era un suo compito! Il suo era quello di amarlo perché per lei era stato un buon padre, presente, attento, severo al punto giusto. L'aveva sempre spronata a studiare e a seguire le proprie passioni perché, diceva, noi siamo fatti di ragione e sentimento ed entrambi vanno alimentati in egual misura. E poi c'era il dolore e il senso di colpa che li avvicinava: entrambi si sentivano responsabili per la morte di Susan. Emily si rimproverava di non aver fatto nulla per soccorrere la sorella, il padre di non aver fatto abbastanza per impedirne il rapimento.
La detenzione domiciliare le aveva permesso di stargli vicino e di non perdere l'unico legame familiare che le era rimasto, ma l'aveva anche isolata ancora di più dal resto del mondo e ora che il processo era alle porte si chiedeva cosa sarebbe successo e cosa ne sarebbe stato di lei.
Il programma di protezione federale avrebbe fornito, a lei e a suo padre, una nuova identità, un nuovo passato, un nuovo luogo in cui vivere, lavorare e ripartire da zero. Tutto quello che era stata fino ad allora sarebbe stato cancellato con un colpo di spugna: Emily Foster, semplicemente, non sarebbe più esistita!
"Ma sarebbe stato davvero così facile?" si chiese la ragazza, mentre guardava uscire dalla villa quel giovane uomo che doveva essere il capitano Wilson.
Le esperienze vissute, quello che aveva imparato, sperimentato, ciò che l'aveva fatta diventare quello che era, nel bene e nel male, continuò a riflettere, non poteva essere annullato, dimenticato, perché avrebbe sempre fatto parte di lei e avrebbe inevitabilmente influenzato il suo modo di essere e agire futuri. I ricordi sarebbero rimasti sempre lì, in un angolo della mente e del cuore, pronti a riaffiorare per strapparle un sorriso nostalgico o farle scendere una lacrima solitaria sul viso. Emily era consapevole di tutto questo e quando lo sconforto aveva il sopravvento si chiedeva se avrebbe mai trovato la forza necessaria per affrontarlo, ma, soprattutto, se ne valeva la pena. Per convincersi si diceva che la vita era un dono e in quanto tale non andava sprecata, che ciò che contava veramente erano gli attimi presenti, non il passato, che ormai se n'era andato e non poteva essere cambiato, né il futuro che ancora non le apparteneva. Quello che contava era l'istante, l'adesso, il qui e ora ed era su quello che doveva concentrarsi.
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Mentre risaliva in auto, al termine del suo incontro con Aaron Foster, Dave lanciò un'occhiata a Emily, ancora intenta a disegnare. L'aveva già vista una volta, anni addietro, al funerale della sorella quando, in lacrime, aggrappata al braccio del padre le era apparsa infinitamente piccola e fragile. Ora quell'impressione venne riconfermata e nel momento in cui lei sollevò lo sguardo a guardarlo la sensazione che quell'incarico non sarebbe stato indolore lo attraversò da capo a piedi facendolo rabbrividire.
Scosse il capo infastidito, accese il motore e si avviò all'uscita.
Era ormai tardo pomeriggio quando arrivò nella sede del Gruppo Speciale d'intervento dell'FBI.
Questa si trovava nel seminterrato di un anonimo edificio a sud della città. Non c'erano guardie armate all'ingresso, per non attirare l'attenzione, ma un sofisticato sistema di sorveglianza controllava tutta l'area circostante. Una targhetta posta accanto al citofono indicava che si trattava dell'archivio della polizia di stato e questo avrebbe giustificato l'ingresso saltuario di uomini e donne in uniforme.
Dave entrò e scese le scale per poi esibire il proprio lasciapassare e sottoporsi alla verifica dell'impronta digitale. Superati i controlli, finalmente ebbe accesso al cuore pulsante del Gruppo Speciale, che per diverso tempo era stato la sua casa.
Si diresse immediatamente nell'ufficio del generale Carter che lo stava attendendo impaziente.
"Buonasera capitano! Che notizie mi porta?" gli chiese facendogli cenno di accomodarsi.
"Buonasera generale! Vengo direttamente dalla villa di Foster... Accetto l'incarico, ma ho delle condizioni..."
"Sentiamo..."
"Prima di tutto voglio portare via da qui Emily prima che inizi il processo, in un posto noto solamente a me..."
"Ma..." cercò di obiettare il generale, ma Dave alzò la mano e lo fermò.
"Terrò contatti solamente con lei nei modi e nei tempi che io riterrò opportuni. Nessuno, tranne l'agente Donovan, deve sapere che Emily è sotto la mia protezione. Prendere o lasciare!"
Carter lo guardò per un breve istante. "Bé non mi lascia molte alternative, ma voglio fidarmi di lei per cui va bene, non ho nessuna obiezione. Ma perché l'agente Donovan?" chiese incuriosito.
"Perché lei mi serve per far uscire Emily da quella casa!" rispose enigmatico Dave.
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IDENTITA' NEGATA
RomancePossiamo cambiare nome, città, lavoro, ma il passato ci seguirà ovunque e nel caso di Emily i ricordi saranno la sua ancora di salvezza, quando dovrà abbandonare tutto e rinunciare a lui, a Dave... Disponibile come audio libro al seguente link: ht...