57. Half love, half regret (½)

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𝐂𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐨𝐬 𝐚𝐛𝐛𝐢𝐚 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐨...





Scott

C'è decisamente troppa gente qui dentro e fa un caldo terribile. Ho la camicia sudata, si incolla fastidiosamente alla schiena, ma per quanto cerchi di levarmela, torna sempre ad attecchirsi alla mia pelle.

Alzo il viso al cielo, cercando un po' d'aria. Un movimento rapido vicino al mio ventre mi distrae, quindi riporto lo sguardo verso il basso, assottigliando lo sguardo per colpa della poca luce.

Amanda cerca la mia mano. Rotea il polso a destra e a sinistra nel tenero tentativo sbadato di afferrarmi e quasi non scoppio a ridere. Afferrerà altro, se continua così.

Mi sporgo in avanti, quindi intreccio le nostre dita, stupendomi per l'ennesima volta di quanto piccola sia la sua corporatura, così esile e minuta. Certe volte mi pare di dimenticare il suo aspetto, ed è strano, perché ci vediamo praticamente ogni giorno. Lo do per scontato ma non lo rammento e trovo che sia tanto bizzarro quanto incredibile.

Vengo trascinato per tutta la pista da ballo, fino a quando lei non si ferma di fronte al tavolo dei nostri amici, che interrompono la chiacchierata non appena ci vedono arrivare.

Sono quasi scioccato di non essermi versato nulla addosso. Lo sono ancora di più quando noto che anche Amanda è riuscita a non inciampare nel vuoto o sbattere contro sconosciuti. Sono tutti scatenati qui, nel senso più letterale del termine.

«Mojito» dichiaro, porgendolo a Ginni, che mi ringrazia con un sorriso.

«E a te della banale acqua» Amanda prende in giro Froy, quindi lui le rivolge un'occhiata di sbieco.

«Devo guidare» si giustifica, «Sono responsabile, io» la stuzzica ed io alzo un sopracciglio con fare interrogativo.

Probabilmente tutti, compreso me, ci dimentichiamo molto spesso che sono un poliziotto e che alle volte, quello che mi dicono è completamente illegale e non andrebbe detto a nessuno, tantomeno a me.
Quindi ovviamente sorvolo, decidendo per il mio bene di non fare domande, perché sicuramente potrei pentirmene.

Non voglio nemmeno pensare a tutto quello che Amanda mi nasconde o mi ha nascosto soltanto perché ho un distintivo. Ed è giusto così, non ho nessuna voglia di farle la ramanzina come farebbe un padre. Da adolescente le ho fatte anche io queste cose, o forse anche di peggio. Per cui rimango in silenzio, fingendo di non essere nemmeno qui con loro.

«Shh!» lo zittisce la mia ragazza, lanciandomi una veloce occhiata per assicurarmi di non saperne assolutamente nulla.

«C'è il pieno, stasera» commenta la mora, guardandosi attorno con fare curioso.

Lo faccio anche io, nonostante abbia già inquadrato ogni singolo angolo del locale mentre aspettavo che Amanda andasse in bagno.

Le serate in discoteca non sono le mie preferite, soprattutto perché non amo il rumore e le persone troppo agitate, ma Amanda ci voleva venire, quindi alla fine eccomi qui, a sorseggiare un drink che ha del cocco dentro e che sembra panna, montata decisamente male.

«A quanto ho capito, questa è l'ultima sera prima della chiusura estiva. Dovranno fare dei lavori di ristrutturazione, quindi riapriranno dopo l'anno nuovo» spiega Froy, affondando nel cuscino morbido della poltroncina.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora