24. Hotter than hell

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Non appena muovo un passo in avanti, sento il tacco alto affondare nella sabbia corposa, facendomi perdere per una frazione di secondo l'equilibrio.

Iniziamo male, malissimo.

Cerco di liberarmi, muovendo le braccia di lato per trovare appiglio su qualcosa e ringrazio il cielo quando vedo Maia correre nella mia direzione, avendomi vista in difficoltà.

«Stupidi tacchi» ringhio, prendendo seriamente in considerazione l'idea di togliermeli e camminare scalza.

Non è eticamente giusto mettere il tavolo del buffet sulla spiaggia ed il bere sulla terrazza.

È ovvio che sceglierei sempre il cibo, anche a costo di scalare una montagna.

«Amanda!» la mora mi afferra per un braccio, piegandosi per scavare nella sabbia.

«Che imbarazzo, scusa» mi guardo attorno con occhi tremanti, sperando che nessuno stia facendo caso a noi.

Proprio quando mi sento in salvo da sguardi indiscreti, ecco che le vedo... quelle ametiste brillanti.
Il fiato mi si spezza improvvisante nei polmoni, facendomi tremare con forza le gambe, che sono già poco stabili.

Sono catturata dalla sua figura, che si staglia contro lo sfondo dorato del sole che riflette sulle onde calme del mare.
I raggi luminosi si aggrappano ai suoi ricci scuri, leggermente tirati all'indietro, a scoprire in parte il volto abbronzato.
Abbasso lo sguardo sul collo forte e spesso, stretto dal colletto di una camicia bianca semplice, che fascia alla perfezione ogni lembo di pelle tonico e possente.
Un paio di pantaloni blu scuro mettono in mostra le gambe atletiche e muscolose, non facendo altro che aumentare la secchezza della mia gola, che sembra andare a fuoco.

Le dita affusolate sono strette attorno ad un calice di champagne e solo ora noto un anello sull'indice, grande ed argentato, che luccica ancora più del liquido chiaro.

Sono abbagliata dalla chiarezza del leggero sorriso che mi rivolge, non prima di aver osservato la scena divertito.
Mordo il labbro inferiore, estremamente imbarazzata e su di giri.

Ma come è possibile che mi faccia questo effetto anche quando non siamo vicini?

Scott ritorna serio di colpo, catturando con gli occhi chiari proprio il mio gesto.
La sua gola si muove con veemenza ed è costretto ad allentare il colletto con un dito, come se la brezza marina non gli bastasse.

I suoi occhi magnetici si abbassano con una lentezza disarmante lungo tutto il mio corpo, fermandosi più del dovuto sulle cosce scoperte, che rabbrividiscono senza ascoltare i miei comandi.

Cazzo.

«Ora sei libera» sua sorella mi riscuote dai pensieri, costringendomi a distogliere lo sguardo, senza permettermi di godermi per ancora qualche istante la bellezza fresca di Scott.

«Grazie» muovo a malapena le labbra, sentendomi osservata da un riccio, che spero tanto venga a salutarmi, dato che sono qui da un quarto d'ora e non si è ancora fatto vivo.

«Allora...» Maia mi afferra sotto braccetto, costringendomi a fare retro front e ritornare nella meravigliosa villa.

Ma io avevo fame.

«Ti sta piacendo la serata?» domanda, guardandomi con occhi pieni di euforia.
Mi perdo per qualche secondo nelle sue iridi, sentendo la sua allegria diffondersi anche fra le mie vene.

Mi sento ancora male per l'altra sera.
Suppongo che Duncan non le abbia detto nulla.

A quanto ho capito, i suoi genitori sono appassionati di vini e a volte organizzano serate di beneficienza fra amici stretti, in modo da donare soldi ad associazioni e passare del tempo in compagnia.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora