23. Ops, i did it again

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«Ginni» la ammonisco, osservandomi attorno con fare sospetto, «Quella vecchietta ti sta guardando malissimo» sussurro a denti stretti, rivolgendo alla donna alle mie spalle un sorriso di scuse.

«Mi è finita una patatina fra le tette!» si giustifica, alzando il tono di voce più del dovuto.

Mi sbatto una mano sulla fronte, scuotendo la testa con disappunto.
Osservo Genelle litigare con la scollatura, infilandoci dentro una mano, in una maniera per niente femminile e consona al luogo.

«Posso alzarmi e andarmene, facendo finta di non conoscervi?» borbotta Froy, con uno sguardo visibilmente imbarazzato.

In questo caso, non è per niente beato fra le donne.

I suoi grandi occhi marroni, scattano alla mia migliore amica in un lampo, soffermandosi più del dovuto sul petto scoperto, dalle clavicole spigolose e abbronzate.

«Al mio tre ci alziamo» propongo, aggrappandomi con le dita al legno laccato dei braccioli della mia sedia.

«Uno... due-» fletto i muscoli delle braccia in alto, ma l'urlo gioioso di Ginni mi fa sobbalzare sul posto.

«Trovata!» esclama, mettendoci la patatina unta davanti agli occhi.

Scoppio a riderle letteralmente in faccia, cercando di trattenermi per non dare spettacolo.

La mia migliore amica è pazza.

«Se la vecchietta mi fissa ancora, vado da suo marito e gli stacco il parrucchino» minaccia Ginni, increspando le labbra carnose in una smorfia infastidita.

Il caschetto nero rimbalza sulle spalle scoperte e luccicanti sotto la luce del lampadario, mettendo in mostra il corpo esile.

«Tu non farai proprio nulla» metto in chiaro, continuando a mangiare il pollo al curry.

Ne sarebbe capace, lo sappiamo.

«Siete noiosi» borbotta, alzando gli occhi al cielo con fare disinteressato.

Scrollo le spalle, portando i capelli sciolti sulla schiena, dato il terribile caldo.

«Amanda!» l'ennesimo urlo della mora mi fa sobbalzare.

Oggi cosa ha mangiato per colazione?
Sembra abbia bevuto dieci tazzine di caffè.

«Quello è un succhiotto?» domanda furba, spalancando le labbra piene, per non parlare dell'espressione compiaciuta sul suo viso.

Le mie guance si tingono di un profondo rosso mela, così cerco di coprirmi con ciocche sottili di capelli, come se nessuno avesse visto niente.

«È inutile, sporca maialina! Ti abbiamo beccata» ghigna, sporgendosi in avanti sul tavolo per guardarmi meglio.

D'istinto mi ritraggo, vedendo la mia privacy salutarmi con la mano, per poi scappare via dal ristorante.

«Voleva marcare il territorio, eh?» questa volta è Froy a parlare, cogliendomi completamente alla sprovvista.

Non ho il tempo di voltarmi, che sento i suoi polpastrelli ruvidi posarsi sulla base del mio collo, per poi sfiorare proprio il punto interessato.

Rabbrividisco al contatto troppo ravvicinato, guizzando il collo dal lato opposto, come per allontanarmi.
Il nervo flesso e spesso proprio su di esso, si contrae facendomi mancare per un secondo il fiato.

Il colpo della strega. Sul collo.
Che male.

«Ma che vi è presso oggi?» domando, guardandoli come se avessero tre teste.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora