36. «Sono pieno, sono completo, sono felice. Suo»

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   LA MATTINA DI quel venerdì 19, Aeri si svegliò più felice ed emozionata che mai: aveva un'idea in mente. Niente l'avrebbe più fermata, ansie, timori, paure, tutto cancellato. Per lui, solo per lui (e anche grazie a lui).

A mezzogiorno uscì di casa con il cuore che batteva alla velocità della luce — e anche più veloce, se possibile: era da un mese che non metteva piede in quel posto e...okay, parliamoci chiaro, dell'università poco le fregava in quel momento. L'euforia era tutta per il fatto che avrebbe rivisto lui.

   Arrivata a destinazione, salì al secondo piano senza guardare in faccia a nessuno — non per l'ansia (quella era sparita quasi del tutto) bensì perché in quel momento aveva in testa solo una cosa, solo una persona.
Ed eccolo lì, in fondo al corridoio, di spalle, circondato dal solito gregge di pecore. Prese un respiro profondo e si avviò in quella direzione a passo svelto.

Poi accadde tutto velocemente: si fece strada tra quelle persone, senza avere paura, e, arrivata alle sue spalle, si schiarì la voce, zittendo tutti i presenti. Heeseung si girò, avendo notato che tutti guardavano dietro di lui, e sbiancó davanti a quella visione. Mai si sarebbe aspettato di ritrovarsela davanti e, anche se non poteva vedersi, avrebbe giurato di avere uno sguardo più luminoso dei raggi del sole.

   Schiuse le labbra e parló in un tono di voce che lasciava trasparire tutta l'emozione, l'euforia che stava attraversando il suo corpo «A-Aeri...cosa ci fai qu-» non fece in tempo a terminare la domanda che si sentì improvvisamente avvolto dalle braccia della ragazza. In quel momento il pallore comparso sul suo volto lasció spazio ad un tenero rossore che timidamente accarezzava le sue guance. Era immobile, non si muoveva di una virgola.

Avrebbe voluto ricambiare il gesto, ma c'era ancora qualcosa che lo bloccava — e no, non era il fatto che ciò stesse accadendo davanti a così tante persone (tra queste Jay, che aveva spalancato gli occhi e si era portato la mano davanti alla bocca per lo shock).

   «Posso...posso abbracciarti anch'io?» sussurró con un fil di voce.

   «Sì. Oh...per favore, ti sto chiedendo di farlo» rispose lei appoggiando la testa proprio sul suo cuore, che batteva — davvero — come non aveva mai fatto.

   Come se Aeri l'avesse letto nel pensiero, il blocco che fermava il ragazzo dal ricambiare il gesto sparì improvvisamente. Ottenuto il suo consenso — alla fine aveva bisogno di questo — Heeseung avvicinó ulteriormente i loro corpi, stringendo delicatamente la ragazza. Agli occhi dei presenti era finalmente arrivato il giorno in cui non rifiutava una dichiarazione. Mi spiego, è tutto in senso molto figurato: siccome lui aveva sempre declinato qualsiasi confessione, vedere la sua reazione a quell'abbraccio fece capire molte cose a tutti i presenti. In effetti erano sconvolti: chi stava morendo dentro dall'invidia, chi faceva foto, chi batteva le mani...

C'era un bel trambusto, eppure in quell'abbraccio c'erano solo loro. Tutto il resto era volato via, erano gli unici due in quel corridoio. Anzi, stretti come stavano, erano diventati uno.
Dopo alcuni secondi, Jay ebbe un'illuminazione delle sue e tornó al suo lavoro di "vigile universitario", facendo sfollare la zona.

   Quando ormai c'erano poche persone, i due sciolsero l'abbraccio, incastrando i loro sguardi in una comunicazione che non aveva bisogno della bocca.

   «Mi sei mancata così tan-»

   «Shh» sussurró lei «Scrivimi quando hai finito qui. Credo che abbiamo molto di cui parlare»

   Heeseung la guardó incredulo «Oh okay...ma io voglio vederti»

   «Facciamo domani, okay? Stasera ci organizziamo»

  Il rosso (ormai non solo per i capelli) annuì «Va bene, va bene. Grazie Aeri, grazie infinitamente»

   «Grazie a te, Ace. Ora faresti meglio a correre, la lezione di inglese sta per iniziare» lo raccomandó, memore del fatto che a quell'ora del venerdì avevano sempre seguito le lezioni "insieme", ossia nello stesso corso.

   «Mh? Ah, sì, certo. Ma non voglio che tu te ne vada...» confessó sfiorandole piano la mano, consapevole dell'effetto che quel "semplice" gesto avesse su entrambi.

   Stavolta fu lei ad arrossire «D-dai, ci sentiamo dopo, okay?» abbassó lo sguardo sulle loro mani.

   «Sì» sospirò con il sorriso stampato sul volto, senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Dopo essersi scambiati reciprocamente un ultimo sguardo, Aeri andò via, girandosi due o tre volte per guardare di nuovo il maggiore e salutarlo con la manina.

   Caro fratello, un mese fa mi hai chiesto come io definissi una persona innamorata. Ti dissi di non saper rispondere e che, in ogni caso, avrei preferito astenermi, siccome siamo tutti diversi. Ma oggi lo so. Oggi so come mi sento. Sono pieno, sono completo, sono felice. È tornata in me quell'euforia che aveva smesso di travolgermi quando lei ha lasciato l'universitá. I miei occhi hanno ripreso a brillare e io a respirare. Avrei voluto dirle che l'amo, ma in quel momento il mio corpo parlava da solo e diceva cose che le labbra non sarebbero mai state capaci di pronunciare.

Sono pieno, sono completo, sono felice.
Suo.

«FORELSKET: L'Euforia Di Innamorarsi» ;; LHS. enhypenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora