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Il Connecticut non era certo il posto in cui avrebbe mai pensato di fermarsi per qualche tempo, ma Becky era stanca di vagare senza una meta.
Lei e Christopher avevano bisogno di un po' di riposo e di fare il punto della situazione.
Non c'erano stati più contatti con la base e nessuno si era chiesto dove fossero finiti.
Avrebbero di certo potuto cominciare una nuova vita, se non fosse stato per il grande bagaglio pieno di problemi che si trascinavano dietro. Nulla, negli ultimi due anni, era andato come previsto.
Becky si lasciò cadere sul divano, soffermandosi a guardare il soffitto.

«Non potresti darmi una mano?» Christopher trascinava, a fatica, due grossi borsoni strapieni e lei lo guardò come se fosse sorpresa di vederlo lì.

«Ormai sei arrivato», fece spallucce.

«Grazie tante», rispose lui e, dopo aver chiuso la porta, la raggiunse. «Non sembra male», si guardò intorno, «ma siamo al terzo piano, l'ascensore è guasto e portare su il baule con l'attrezzatura ti costerà una cena e una cassa di birra.» Le diede una pacca sulla spalla e sorrise, prima di schizzare via.

Solo a sentire la parola cena, lo stomaco di Becky brontolò. Prese uno dei due borsoni e lo trascinò con sé verso il bagno.

Christopher batté il pugno sulla porta. «Accidenti! Potevi almeno farmi svuotare la vescica, prima di fare la doccia.» Sbuffò «Bem¹, allora mi sceglierò la camera migliore», sorrise beffardo e, come aveva fatto per i borsoni, prese la maniglia del baule e lo trascinò lungo il corridoio.

Aprì la prima porta che si trovò a tiro. La stanza era arredata con un letto, una scrivania e un piccolo armadio. La scrivania era proprio sotto una grande finestra che dava sul retro del palazzo e la luce vi entrava prepotente.
Storse la bocca e uscì. Non aveva mai amato troppa luce al mattino e, anche con una tenda, quella sarebbe entrata come mille lame nei suoi occhi, facendolo svegliare di cattivo umore.
Fece altri due passi lungo il corridoio e aprì l'altra stanza. «Ora sì, che si ragiona!»
Questa era poco più grande della precedente, ma con una piccola finestra lontana dal letto, una scrivania ad angolo, un armadio e una porta che dava accesso a un secondo bagno. Becky gliel'avrebbe invidiata da morire. «Beh, pazienza.» Sorrise e lasciò andare il baule per correre in bagno.

Dopo aver sistemato un po' di cose nell'appartamento, si erano decisi a uscire per fare un giro in città

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Dopo aver sistemato un po' di cose nell'appartamento, si erano decisi a uscire per fare un giro in città. Un po' d'aria nuova li avrebbe ristorati dal lungo viaggio.
Avevano anche già deciso come trascorrere la serata, ma dopo soli pochi chilometri, Becky fu attratta da un'insegna luminosa che diceva: "The Flick". «Fermati qui», ruppe il silenzio.

Christopher accostò e iniziò a frugare nella sua Mustang. «Ho finito le sigarette. Prendi un tavolo, ci vediamo tra dieci minuti.»

Becky chiuse la portiera, come le aveva detto, ed entrò nel locale. Il posto era tranquillo, intimo, e c'era la musica dal vivo. Solo qualche tavolo era occupato, mentre il bancone bar la faceva da padrone assoluto, con il suo legno lucido e ben curato, quasi da saloon. Ma qualcos'altro richiamò la sua attenzione.

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