21.

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Marcus aveva fatto il giro dell'isolato più volte, per controllare che nessuno li avesse seguiti e ora svoltava di nuovo, in una stradina malandata senza illuminazione.

«Cosa ti ha detto?» chiese Lien, intenta a caricare la pistola.

Marcus si sporse oltre il volante per guardare in alto, volgendo lo sguardo verso l'edificio in costruzione. «Dobbiamo salire all'ultimo piano», sbuffò.

Lien posò una mano sul suo braccio. «Cosa ti turba? Non avevi detto di aver fatto affari con loro per anni? Che motivo avrebbero di fregarci?»

«Nessuno avrebbe mai motivo di fregarci, secondo il nostro codice di comportamento. Però guarda dove siamo? Costretti a nasconderci come topi e fare affari con questa gente, fuori dai nostri giri.» Infilò un coltello Damasco nel fodero sotto la giacca. «Vorrei che tu restassi qui», afferrò le mani che stringevano la pistola e gliela fece abbassare.

Lei scosse il capo «ah ah, non se ne parla. Ho sempre fatto queste cose e sai che posso essere d'aiuto.»

«Certo, che lo so.»

«Non puoi tenermi fuori da ogni cosa», continuò agitandosi, «sono stata addestrata anch'io per questo.»

Marcus la baciò per farla tacere, non riuscendo a interromperla in altro modo.
«Riconosco il tuo valore e non mi sognerei mai di dubitarne. Vorrei che restassi qui a guardarmi le spalle.» Le spostò una ciocca di capelli dalla faccia. «Se dovesse arrivare qualcuno, ho bisogno di saperlo all'istante.»

Lien si calmò. «D'accordo.»

«D'accordo», ripeté Marcus, «sai, non ho dimenticato cosa sei in grado di fare», accennò un sorriso. La sua mano scivolò lungo la gamba di Lien, che l'afferrò subito e gli immobilizzò il braccio con un solo movimento. Marcus sentì un brivido lungo la schiena. Le afferrò la nuca e la baciò di nuov.o «Dobbiamo rimediare al più presto a quest'astinenza.»

Lien sorrise maliziosa. «Allora sbrighiamoci qui, no?» lo baciò languidamente.

Marcus si morse il labbro, restìo a lasciare il veicolo. «Fa' attenzione» concluse, prima di chiudere la portiera e incamminarsi verso l'edificio, non senza averle dedicato un altro sguardo carico di desiderio.

~

Nonostante il sopralluogo della sera prima, Marcus continuava a non confidare ciecamente nella buona riuscita di quell'incontro. Le persone con cui aveva appuntamento erano imprevedibili, anche se aveva avuto già a che fare con loro.
Proseguì spedito, salendo le scale a due a due. Svoltava ogni angolo con cautela, tenendo ben salda la pistola tra le mani.

L'edificio, ancora in costruzione, era privo di illuminazione, allo stato grezzo, senza porte e finestre, senza neanche l'intonaco. L'unica luce che illuminava l'interno era quella del cantiere, sempre accesa, che entrava dalle aperture. Ogni piccolo rumore riecheggiava potente, rendendo vano l'effetto sorpresa.
Questo era allo stesso tempo sia un vantaggio, che uno svantaggio. Non esistevano angoli nascosti, né tanto meno altre scale, oltre a quelle che stava percorrendo; unico punto da cui entrare o scappare.

Si fermò prima di intraprendere la salita all'ultimo piano, sfilò lo zaino che portava in spalla e lo aprì. Ne estrasse due panetti di C-4 e li posizionò sul muro, al lato della scala. Poi riprese a salire.
Appena riuscì a vedere il pavimento dell'ultimo piano, scorse due figure vestite di nero che lo attendevano. Dei due uomini, uno aveva la sua stessa stazza, mentre l'altro era meno muscoloso e dallo sguardo furbo.
Se ne stavano a braccia conserte, seri e imperturbabili.

«Non credevo ne saresti uscito vivo», lo punzecchiò uno dei due, dopo aver scambiato uno sguardo complice con l'altro.

«Se non lui, chi altri?» aggiunse il suo socio.

Jenna's placeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora