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Becky entrò con aria soddisfatta in sala controllo, ma ben presto il suo sorriso si spense. «Dov'è Silvia?» chiese con espressione sorpresa. Christopher, di tutta risposta, sollevò le spalle. «Quando l'ho vista, l'ultima volta, era diretta qui. L'ho fatta accompagnare da uno dei ragazzi di Michael.»

«Beh, qui non è entrato nessuno. Avrà cambiato idea.» Si strinse ancora nelle spalle e tornò alla grande tastiera.

Becky restò impalata a pensare. «C'è qualcosa che non mi convince.» Si avvicinò a lui. Solo quando fu abbastanza vicina, notò il satellitare fare capolino dalla tasca della tuta di Christopher. Glielo sfilò con destrezza. «E questo cos'è?» lo sventolò davanti alla faccia del suo amico, che lo afferrò rapido.

«Non sono affari tuoi», le rispose con tono serio.

«Siamo arrivati a questo punto, dunque? Tralasciamo il fatto che rischi di metterci tutti in pericolo, cosa che sai benissimo, ma davvero ora mi lasci fuori dalla tua vita?» l'espressione ferita di Becky lo fece irrigidire.

«Mi conosci abbastanza da sapere che faccio sempre molta attenzione.»

«Riconosco quel satellitare, è di Kathleen. E sai, quando c'è lei di mezzo, io mi preoccupo il necessario. È a causa sua se siamo qui, non dimenticarlo.»

«Come potrei.»

«Non hai risposto alla mia domanda», lo incalzò, «davvero siamo arrivati al punto che non mi dici più niente?»

Christopher ruotò di nuovo la sedia dal lato dei monitor. «Se avessi qualcosa da raccontare...»

«Se ti concentrassi sulle cose davvero importanti, ce l'avresti. O comunque, saresti felice.» Si avvicinò ancora una volta e insistette: «Silvia stava venendo da te, puoi vederlo tu stesso», indicò i monitor. Si guardarono negli occhi.
Becky fece un cenno col capo e Christopher seguì il suggerimento.
Dopo solo qualche minuto rintracciò la registrazione che partiva dalla camera di Silvia. La vide salutare l'amica e la sua ragazza e seguire uno degli uomini di Michael, proprio come gli aveva detto Becky.
Aveva, poi, intrapreso la strada per la sala di controllo, dove s'interrompevano le registrazioni. Da lì, il sistema di sorveglianza era disattivato.
Mandò avanti veloce la registrazione e, dopo dieci minuti, eccola riapparire. Sembrava scossa e scappava via di corsa, dirigendosi di nuovo in camera sua.
Christopher chiuse gli occhi e fece fatica a deglutire, a causa del nodo che gli strinse la gola.

«Che c'è?» chiese Becky nel vederlo preoccupato.

Christopher fece scivolare la mano sulla testa rasata.
All'improvviso la porta si aprì e Jenna entrò in affanno. «È qui?» chiese ai due col poco fiato che le era rimasto. Becky scosse il capo in risposta.
«Tu!» indicò Christopher, con aria minacciosa. «Giuro che se l'hai ferita di nuovo...»
La sua compagna la prese tra le braccia e le impedì di scagliarsi contro di lui.

«Stai tranquilla», la rasserenò. «Controlla dov'è andata», ordinò al suo amico, mentre cercava di tenere buona Jenna.

Christopher così fece, mandando di nuovo avanti veloce la registrazione. Passò da una telecamera all'altra e seguì Silvia che usciva dalla sua stanza con uno zaino sulle spalle e camminava senza dare nell'occhio. Appena varcata la soglia di casa, era poi riuscita a nascondersi dalle telecamere.
Con lui, anche Becky e Jenna avevano seguito gli spostamenti di Silvia, immobili davanti al monitor.

«Sei contento ora?» Gli occhi di Jenna si riempirono di lacrime. «Era quello che volevi, no?» lo affrontò a muso duro. «È là fuori, da sola, per scappare da te!»

Becky la lasciò sfogare. Sapeva quanto fosse arrabbiata e preoccupata per la sua migliore amica, ma osservò anche lui e riconobbe quello sguardo; lo stesso che il suo collega e amico aveva anche dopo aver perso le tracce di suo fratello. «D'accordo, ora basta», la interruppe. «Ci metteremo subito a cercarla. Non potrà essere andata lontano», provò a tranquillizzarla. «Puoi portarmi la borsa che ho riposto nell'armadio?»

«Verrò con te», aggiunse subito Jenna.

«Farò prima spostandomi da sola. La riporterò qui sana e salva prima dell'alba di domani.»

Jenna lanciò un'altra occhiata truce in direzione di Christopher e fece come le aveva chiesto Becky.

D'un colpo la stanza divenne così silenziosa, che si riuscivano a sentire i loro respiri.
«Tutto questo solo perché credi di non meritare il suo amore», disse Becky senza voltarsi neanche a guardarlo. «Guardati, sei una statua di sale. Non hai nemmeno il coraggio di difenderti dalle accuse.»
Lo lasciò lì, preso dai sensi di colpa, e uscì dalla stanza.

»Lo lasciò lì, preso dai sensi di colpa, e uscì dalla stanza

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