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«Questo posto mi mette i brividi.» Nicholas si fece più vicino al suo amico; tirò fuori la pistola dal fodero e caricò un colpo in canna.
I due, insieme a Marcus e Lien, erano nascosti dietro un camion abbandonato.
L'intera cava aveva un aspetto spettrale, a causa dello stato di abbandono.
Con tutta probabilità era stata usata per l'estrazione di minerali preziosi, ma adesso non rimaneva che una grossa fossa scavata nel terreno, abitata da macchinari arrugginiti e scheletri di acciaio e ferro, che quasi si ripiegavano su se stessi.

Rob si guardò alle spalle, poi si avvicinò a Marcus. «Quando arriva il tuo amico?» Questi lo ignorò. A differenza degli altri, sembrava tranquillo, quasi come se avesse familiarità con quel luogo. Lien d'altra parte, era molto più guardinga. Rob la vide preparare le proprie armi, nell'attesa, e questo lo fece agitare ancora di più. «C'è qualcosa che dovremmo sapere riguardo a questo posto?» chiese preoccupato.

Marcus finalmente gli rivolse lo sguardo. «Se avevi paura dell'azione, perché non ti sei tirato indietro?» lo provocò.

Anche Nicholas si avvicinò ai tre e li ragguagliò: «Ragazzi, ho sentito qualcosa. Forse è arrivato.»

Marcus diede uno spintone con la spalla a Rob e andò a controllare. Dopo qualche istante di attesa, Lien lo seguì. «Cosa ci fai qui? Aspetta con gli altri.» La rimbrottò, ma lei con un suo solo sguardo, lo fece ammutolire. «Resta tu con loro. Io sono più silenziosa.»

«Ma, Lien!» Neanche il tempo di poter controbattere, che si era dileguata in un batter d'occhio. «Maledizione!» A passo svelto, attraversò lo spazio aperto tra un camion e una gru e vi si nascose, nell'attesa di un segnale della sua compagna. Poi un bagliore lo colpì agli occhi. Fece segno agli altri due di raggiungerlo e finalmente poterono uscire allo scoperto.

Due furgoni blindati avevano parcheggiato al centro della cava, proprio davanti a loro.
Anche Lien li raggiunse e ripose il coltello all'interno del fodero. Si unì a Marcus, che era ancora adirato per il suo comportamento di poco prima. «Marcus... » cercò di rabbonirlo.

«Ne riparleremo più tardi», la liquidò. Si avvicinò al furgone più grosso e, quando Michael ne uscì, gli strinse la mano.

«Spero di non avervi fatto attendere molto. So che non è uno dei tuoi posti preferiti, ma stai tranquillo, ormai è sicuro.» Scambiò uno sguardo complice con un uomo della sua squadra, poi tornò a guardare lui. «Ci abbiamo pensato noi.» Accennò un sorriso beffardo.

«È lui?» Rob si fece avanti, col petto in fuori e un'aria spavalda.

Michael studiò la sua espressione. «Siete stati davvero così stupidi da farvi soffiare un oggetto tanto importante da sotto il naso?» esordì, prima di qualunque stronzata potesse uscire dalla bocca di quel bamboccione dai capelli color rame.

«Senti nonnetto, è colpa tua. Non hai saputo tenere al guinzaglio uno dei tuoi» s'intromise Nicholas.

«Ma tu guarda», Michael gli rivolse un sorriso di scherno, «si è portato anche l'avvocato?» sorrise ancora. «Non gli hai detto che non siamo tipi da scartoffie?» chiese ironico a Marcus, che si piegò nelle sue grosse spalle.

«Quando avrete finito di fare a gara a chi ce l'ha più grosso, fatemi sapere, così magari cerchiamo di risolvere i nostri problemi.»
Con queste parole, Lien richiamò l'attenzione di tutti e li fece ammutolire.

«Ha ragione», ammise Marcus, «è il momento di mettere da parte le nostre divergenze e unire le forze per recuperare il chip.» Quelle sue semplici parole misero tutti d'accordo.

• • •

Michael li stava conducendo verso un grosso magazzino abbandonato, ma non prima di averli avvisati dei pericoli e aver mostrato loro il piano d'azione. Obris, così si chiamava l'uomo a cui dovevano sottrarre il chip, aveva lavorato al fianco di Michael per anni e aveva imparato molto da lui. Poi un giorno, di nascosto, aveva iniziato a rubare strumentazioni elettroniche dagli impianti della sicurezza e questo aveva creato non pochi problemi alla squadra.

Solo dopo un'importante indagine interna, durata due anni, Michael e i suoi più stretti collaboratori erano arrivati alla verità.
Obris stava mettendo su una sua personale agenzia e si diceva fosse in possesso di un programma di decriptazione multifunzionale così rivoluzionario, che nessuno sarebbe più riuscito a nascondersi da lui. Purtroppo, però, a quel punto aveva già fatto le valigie ed era andato via di nascosto, rendendogli impossibile "punirlo" per il suo tradimento.

«Se questo chip è così potente, come mai dobbiamo preoccuparci ancora di Victor e non di Obris?» la giusta domanda di Marcus fece interrogare un po' tutti.

Rob e Nicholas si scambiarono uno sguardo che non sfuggì all'attenzione di Lien, che estrasse una delle sue lame. «Non ci stanno dicendo tutto.» Anche gli altri tirarono fuori le proprie armi.
Si puntarono le pistole, immersi in un silenzio tombale. Si udì solo il suono metallico delle armi.

Poco dopo Nicholas alzò le mani in segno di resa. «D'accordo. Abbassiamo tutti le armi. Siamo dalla stessa parte ora, giusto?» l'adagiò sul tavolo, sotto lo sguardo interrogativo del suo amico. «Mettila giù», gli sussurrò, pregandolo con lo sguardo.

Rob sospirò rassegnato e ripose la pistola. Anche gli altri fecero lo stesso.

Nicholas si schiarì la voce. «Il chip...» si passò una mano sulla testa imperlata di sudore. «Il chip ha bisogno di un'impronta digitale, per funzionare.» Guardò Rob, sicuro che fosse arrabbiato per la confessione, ma restò sorpreso di essersi sbagliato. L'uomo, dai capelli ricci color rame e gli occhi verde oliva, fece un cenno d'assenso. Se c'era una situazione che richiedesse la massima trasparenza, era quella. Non avrebbe vinto nessuno, se avessero custodito un segreto del genere.

«E l'impronta è la tua, scommetto.» Marcus studiò la sua espressione. «Per questo non volevate dircelo», si avvicinò ai due, «perché domani, dopo aver preso il chip, avrei potuto ficcare una pallottola in testa a entrambi e staccargli il dito.»

«Marcus!» Michael lo richiamò all'ordine. «Nessuno ucciderà nessuno. Almeno fin quando non ci saranno traditori.» Poi si rivolse a Nicholas: «Perché avete creato una cosa simile?»

«Siamo stanchi di scappare e guardarci continuamente le spalle. A noi piace questo lavoro, ma Victor», si prese una pausa, «Victor ha cambiato questo lavoro in modo radicale. Ha perso la testa.»

«Brama il potere», aggiunse Rob, «un potere che nelle sue mani ci condurrà alla fine.»

Micheal gli riconsegnò le pistole. «Allora siete dalla parte giusta. Fermeremo quel bastardo una volta per tutte.»

Rob riprese le armi e fece un cenno d'assenso.

Rob riprese le armi e fece un cenno d'assenso

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