Capitolo 1

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Ma come mi è saltato in mente di iscrivermi in questa scuola?

É questo quello che penso mentre sono in fila alla segreteria, che a quanto pare proprio oggi ha deciso di essere gremita di studenti di ogni età, ma d'altronde è il primo giorno di scuola quindi è piuttosto normale che i ragazzi abbiano bisogno di informazioni riguardo i propri corsi. Dopo ben quindi minuti ad attendere è finalmente il mio turno e a passi svelti mi dirigo verso la donna che siede alla scrivania: "Salve, sono Katherine Mellark, sono nuova e avrei bisogno del mio orario" la donna sulla cinquantina mi osserva da dietro i suoi occhiali e con un rapido gesto apre un cassetto e mi porge un foglio "Ecco a te il tuo orario cara, buona giornata" le rivolgo un sorriso cordiale ed esco dalla segreteria per dirigermi alla mia prima lezione dell'anno: letteratura, beh poteva andarmi peggio.

Terminate le prime tre ore di lezione in cui ho sentito parlare di Shakespeare, logaritmi e grammatica inglese prendo posto in mensa in un tavolo deserto, anche se non ho bisogno di mangiare meglio non dare nell'occhio e comportarmi come farebbe una qualunque adolescente appena arrivata in città, proprio per questo motivo prima di sedermi mi sono procurata un vassoio con dell'acqua e quello che sembra essere un purè di patate per niente invitante. 

Guardandomi intorno non posso fare a meno di notare come tutti siano riuniti in gruppi e devo ammettere che mi sento un po' a disagio, ma pensandoci è meglio così, preferisco stare per i fatti miei senza attirare l'attenzione e godermi la mia lettura. "Ciao, sono Mike Newton, tu sei Katherine Mellark giusto? Ho sentito che sei nuova e ho pensato che sarebbe stato carino venire a presentarmi" come non detto, adesso un paio di occhi celesti mi stavano scrutando con curiosità "Si, sono io" rivolgo la mia attenzione al libro che stavo leggendo, il grande Gatsby, uno dei miei preferiti letti e riletti "Beh è un piacere conoscerti, ti va di venire a sederti con me e i miei amici?" a queste parole alzo lo sguardo dal libro e lo punto nella sua direzione "Ti ringrazio ma preferisco restare qui" tento di fargli un sorriso amichevole e sembra abboccare "Oh, allora faccio venire loro qui se per te-" 

"Mike" lo blocco prima che finisca di parlare "Torna dai tuoi amici" dico queste parole guardandolo negli occhi ed usando il mio potere "D'accordo" si alza e si dirige al tavolo da cui era venuto. Ritorno alla mia lettura ma vengo distratta nuovamente, questa volta però non da una voce bensì da un odore, i mio occhi scattano subito verso l'entrata della mensa ed ecco che fanno la loro comparsa sei ragazzi: per primi entrano, quasi sfilando, una bionda e un ragazzo tanto alto quanto nerboruto, poi subito dopo di loro una ragazza carina di piccola statura con corti capelli castani e altri due ragazzi che si tengono per mano, lei dall'odore sembra essere umana al contrario degli altri,  lui, invece, ha dei capelli castani quasi tendenti al rossiccio; infine, spunta dalla porta un ultimo ragazzo, alto, biondo e con una strana espressione in volto, sembra quasi sofferente. Hanno tutti un odore diverso da quello umano e proprio per questo penso subito che siano vampiri. 

Tutti e cinque i ragazzi hanno una cosa che li accomuna, esclusa la ragazza umana, ovvero gli occhi castano dorati proprio come i miei, ed è grazie a questo particolare che mi rendo conto di aver avuto ragione...Sono vampiri. In un istante il timore mi assale: e se non accettassero un altro vampiro in città? Se lo dicessero ai Volturi? No, non posso permetterlo. Magari potrei soggiogarli, ma a che prezzo? Con il rischio che Aro venga a farmi visita? No, meglio restare calmi e ragionare; non mi hanno ancora notato, credo, e non dovranno mai farlo quindi dovrò evitarli a tutti i costi. 

Mi volto nella loro direzione e non l'avessi mai fatto: i loro sguardi erano già su di me. Accidenti! Il ragazzo rossiccio mi fissa con uno sguardo strano, penetrante come se fosse in grado di leggermi dentro, pensandoci forse è così, Aro mi aveva parlato di vampiri con il dono simile al suo quindi magari lui potrebbe essere uno di quelli; pianto il mio sguardo nella sua direzione e con decisione affermo mentalmente ciò che voglio che faccia "Smettila di leggermi nel pensiero" sembra aver funzionato, il ragazzo si irrigidisce e si rivolge ai suoi amici "Non riesco più a sentire i suoi pensieri"

"Com'è possibile?" gli chiede la bionda "Non lo so, è come se mi avesse obbligato a non farlo, non riesco a spiegarmelo" replica "Meglio non continuare a fissarla, si sente a disagio" consiglia il biondo e mi sorprendo del suo tono di voce profondo e caldo. 

Change -Jasper Hale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora