Capitolo 3

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"Di cosa si tratta?"

"Davvero Jasper, non è nulla di importante lascia perdere" provo a convincerlo "Katherine" si avvicina sempre di più fino a poggiarmi le mani sulle spalle "Dimmelo" una sensazione di paura si impossessa di me all'improvviso e non posso fare niente per mandarla via "Che mi stai facendo?" gli domando respirando pesantemente e affannosamente "Finirà quando ti deciderai di parlare" abbassa lo sguardo nella mia direzione "Riesco a soggiogare le persone, umani o vampiri che siano" la sensazione di poco prima sparisce e riesco ad allontanarmi da lui di qualche passo "Tu invece come hai fatto?" gli chiedo "Sono in grado di sentire e di controllare le emozioni degli altri"

"Quella di prima cos'era?" domando di nuovo "Panico e agitazione" risponde brevemente mentre afferra il suo cellulare dalla tasca dei suoi jeans "Cosa stai facendo?"

"Chiamo Carlisle, se c'è un nuovo vampiro in città deve saperlo, è lui che ha preso me e i miei fratelli sotto la sua custodia" quindi questo Carlisle tecnicamente è suo padre, non so esattamente cosa provo adesso, però so per certo che devo saperne di più su Jasper e la sua famiglia.

"Pronto Carlisle, ho una notizia da darti"

"Cosa c'è Jasper?"

"Oggi è arrivata una vampira in città, si chiama Katherine Mellark"

"Non ho mai sentito questo cognome, è una minaccia?"

"Ancora non lo so"

"Portala a casa dopo scuola, voglio conoscerla"

"D'accordo"

La telefonata finisce e ritorna di nuovo a me "Non sono un pericolo se è questo ciò che ti preoccupa" gli dico stizzita "Non ti conosco, perché dovrei fidarmi di te?" mi chiede con tono di sfida "Credi davvero che se fossi stata un rischio ti avrei aiutato? Andiamo, sai anche tu che se lo fossi stata ti avrei lasciato aggredire quel ragazzo"

"Comunque sia, ne parleremo dopo con i miei fratelli e Carlisle" dice per poi ritornare in aula "Come vuoi" dico lasciandomi sfuggire uno sbuffo. Se all'inizio credevo che fosse anche solo un minimo simpatico adesso ho cambiato idea, è una cosa ridicola, insomma, perché dovrei essere una minaccia? Nemmeno li conosco come potrei avere qualcosa contro la loro famiglia proprio non me lo spiego e poi anche se avessero ragione sono in maggioranza numerica, non potrei nulla contro di loro.

Giunta al termine l'ora di biologia mi dirigo velocemente fuori, pronta a seminare Jasper e i suoi fratelli, magari se riesco ad andare via prima di lui non dovrò andare a casa sua a parlare con suo padre per rassicurarlo del fatto che sono innocua. Mal che vada potrei soggiogarlo affinché mi lasci andare via. "Non credere di poter scappare" sobbalzo alla voce di Jasper alle mie spalle "Non stavo scappando" replico voltandomi verso di lui "Loro sono i miei fratelli: Rosalie, Emmett, Alice, Edward e Bella, la sua fidanzata"

"Così tu sei la ragazza che ha impedito a Jasper di uccidere quel ragazzo" si rivolge a me Emmett, il ragazzo nerboruto "Emmett" lo riprende con tono duro la bionda che ho capito chiamarsi Rosalie. "Jasper ci ha parlato della tua capacità e vorrei che tu la smettessi di esercitarla su di me" prende parola stavolta Edward, quello che in mensa ha tentato di leggermi nel pensiero "Io, invece, vorrei che tu non mi leggessi nel pensiero ma essendo una cosa che non puoi controllare ho rimediato da sola" gli rispondo a tono guardandolo con sguardo di sfida.

"Forse è meglio andare, Carlisle ci aspetta" Alice interrompe quella gara di sguardi e si avvicina a una delle due auto, gli altri la seguono e prendono posto dividendosi tra i due mezzi "Beh che fai? Ti ricordo che devi venire con noi" dice Jasper, l'unico rimasto in piedi ad attendermi "Vi sto dietro correndo" dico "Cosa mi assicura che non scapperai?" mi domanda "Non lo farò" dico soltanto "Jasper" lo richiama Alice dal posto del passeggero "Non scapperà" gli conferma poi.

Il tragitto dalla scuola alla casa dei Cullen non è durato molto, all'incirca dieci minuti. Una volta arrivati non posso fare a meno di notare la grandezza e lo splendore di quella villa, è interamente ricoperta di vetri e la sua struttura è caratterizzata soprattutto da legno e si sviluppa su due piani. Alla porta si presenta un uomo, anche lui biondo e alto come suo figlio "Bentornati ragazzi e benvenuta Katherine, io sono Carlisle e questa è mia moglie Esme" il suo tono è gentile e non c'è traccia di diffidenza o circospezione ed Esme mi sorride calorosamente quasi come se mi conoscesse e mi ritenesse sua figlia; i sei ragazzi si avviano all'ingresso e io li seguo in silenzio entrando per ultima.

Change -Jasper Hale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora