Capitolo 17

312 23 4
                                    

Nella vita ho sempre avuto poche certezze e negli ultimi tempi ne avevo acquisita un'altra di vitale importanza: Mike Newton è un parassita. Potrebbe sembrare esagerato, ma credetemi non è affatto così, Mike Newton è davvero un parassita, ti si appiccica addosso e si nutre di te fino allo sfinimento ed è esattamente quello che stava facendo con me. Oggi mi ha seguita ovunque, si è offerto di accompagnarmi a ogni corso che dovevo frequentare e persino di portarmi i libri. È per questo motivo che, una volta terminata l'ora del professor Spencer, mi precipito nei corridoi diretta verso la mensa. Cammino veloce con la speranza di non incrociarlo, così da non dovermelo sorbire anche in mensa. Sono quasi arrivata alle due grandi porte blu che mi avrebbero messo in salvo quando una voce alle mie spalle mi richiama "Ehi Katherine! Aspettami!" accidenti no... "Ciao Mike" fingo un sorriso. Quanto vorrei che scomparisse dalla mia vista adesso. Mi guardo intorno con la speranza di trovare una scappatoia oppure qualcuno che mi faccia da via di fuga "Vai in mensa?" mi guarda fiducioso con quei suoi piccoli occhietti blu che in questo momento scambierei volentieri con quelli ocra di una certa persona "Si" il suo sorriso si allarga e mi apre la porta facendomi cenno di entrare per prima "Ti va di sederti al tavolo con me e i miei amici?" bene ci mancava solo questa; ancora una volta mi guardo intorno e con immensa gioia vedo i Cullen seduti al loro solito tavolo. Jasper ha gli occhi puntati su di noi e sono certa che stia ascoltando la nostra conversazione "Ti ringrazio Mike ma magari un'altra volta" il suo sorriso svanisce in un lampo, rivolge uno sguardo alle sue spalle e sembra intuire il motivo per il quale ho rifiutato il suo invito "Sai? Mi domando spesso cosa hanno i Cullen di così interessante. Prima Bella e adesso tu. Davvero non riesco a spiegarmelo, a me sembrano solamente degli emarginati con problemi di socializzazione" 

"Ascoltami bene Mike, a me non interessa minimamente di ciò che pensi dei Cullen. Sono brave persone e non hanno alcun tipo di problema di socializzazione, semplicemente scelgono con cura le persone con le quali rapportarsi, al contrario tuo, invece. Non credevo fossi così superficiale Mike" non ricevendo alcuna risposta da parte sua mi allontano e vado verso il tavolo dei Cullen. Vengo accolta da un breve fischio da parte di Emmett "Però... L'hai conciato per le feste" il moro sorride e si lascia scappare un occhiolino, gli sorrido e mi siedo sulla sedia libera accanto a Jasper "Lo odio, mi da sui nervi. È da stamattina che mi segue ovunque e non mi lascia respirare" - "Si ce ne siamo accorti" a prendere parola è stato Jasper che, ora che me ne rendo conto, ha un viso estremamente serio "Che succede?" - "Dobbiamo parlare".
Dobbiamo parlare. Solitamente queste parole vogliono significare una sola cosa: vuole rompere con me. Tutto ciò non ha senso, insomma, stiamo insieme da poco e neanche ufficialmente e già vuole chiudere? Mi sembra assurdo. Con estrema calma e pacatezza gli domando "Quando?" - "Dopo le lezioni" non un cenno, non un singolo movimento degli occhi, il niente più totale. Ottima mossa Jasper! Adesso sì che riuscirò a concentrarmi a lezione. 
Tra noi cala il silenzio e dato che non riesco a reggere questa situazione decido di alzarmi per andare via. 

Le lezioni passando molto lentamente, le ultime due ore sembrano infinite e quando finalmente suona la campanella mi precipito fuori dall'aula di letteratura diretta verso il parcheggio dove ad attendermi ci sono i Cullen al completo, esclusi Bella ed Edward. Senza spiccicare parola saliamo tutti e cinque nell'auto di Jasper. Io mi siedo nei sedili posteriori insieme a Rosalie ed Alice, non mi andava di stare accanto al biondo, per questo motivo ho ceduto senza problemi ad Emmett il posto. Il viaggio in auto è silenzioso, io e Rosalie ogni tanto ci scambiamo qualche sguardo e ogni cinque minuti Jasper mi guarda dallo specchietto retrovisore. Questa situazione è davvero molto ma molto imbarazzante. Tutti sembrano sapere qualcosa che io, invece, non so. Si guardano, scuotono la testa e rivolgono i loro sguardi altrove appena un secondo dopo. 
Ringrazio il cielo quando siamo finalmente giunti a destinazione. Faccio per scendere ma Jasper mi blocca "Passa avanti" e così faccio, con non poca preoccupazione, scendo e mi accomodo accanto a lui sul sedile del passeggero. Jasper blocca le porte e chiude i finestrini, poi, finalmente, si volta verso di me "Edward ha parlato con Carlisle. Dobbiamo andare via da Forks" ci metto qualche secondo per metabolizzare la notizia "Cosa dirà a Bella?" è questa la prima domanda che mi passa per la mente. Dubito che Edward le dirà la verità, l'altro giorno mi è sembrato restio in merito "Le dirà che Carlisle dovrebbe mostrare dieci anni in più rispetto a quanti ne dimostra realmente e che gli abitanti di Forks stanno iniziando a porsi delle domande" Ho già detto che tutto ciò è assurdo? 
Lo guardo e c'è qualcosa nel suo sguardo che non mi convince, è serio e sembra in disaccordo con qualcosa "Qual è il vero problema, Jasper?" via il dente via il dolore, prima mi dirà cosa lo turba e prima metteremo fine a questa conversazione "Tu non verrai" mi pietrifico sul sedile, non faccio più un singolo movimento e mi limito a fissarlo con occhi sgranati. 

"Co- cosa?" è l'unica parola che mi esce dalla bocca "Edward voleva che qualcuno rimanesse qui con Bella, per assicurarsi che non facesse nulla di stupido e la scelta è ricaduta su di te" sono sconvolta, anzi no, sono più che sconvolta, non esiste una parola che possa descrivere il mio livello di stupore in questo istante "Stai scherzando, vero?" mi guarda con occhi vacui "No" sento che a breve potrei crollare, spezzarmi, spaccarmi in tanti piccoli pezzetti fino a diventare polvere "Perché? Dammi almeno un solo motivo valido per cui io dovrei rimanere qui a fare da babysitter a Bella" Jasper non risponde ma glielo leggo in faccia che un motivo c'è, ed è solo dopo essermi presa qualche secondo per riflettere che arrivo a una conclusione sensata "È perché sono l'ultima arrivata non è vero? Nessuno si farebbe domande se ad andarvene foste solo voi; invece, se io venissi e qualcun altro rimanesse qui tutti se ne domanderebbero il motivo, Bella per prima" il biondo non risponde ma mi guarda colpevole. Com'è che si dice? Chi tace acconsente. "Tu sei d'accordo?" 
"Certo che no"
"E allora perché hai acconsentito?"
"Chi ti dice che io l'abbia fatto?"
"Non l'hai fatto?"
"Diamine Katherine! Certo che no!"
Segue un attimo di silenzio che io stessa interrompo.
"Quando partite?"
"Stanotte"

Mi bastano queste ultime parole per farmi scendere dall'auto e dirigermi verso casa.

Ho bisogno di piangere. Adesso.

Change -Jasper Hale-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora