Prologo

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È da una vita che non scrivo, ma la mancanza di questi due mi ha fatto tornare la voglia. Durante la storia cercherò di mantenere i fatti per lo più come sono avvenuti, ovviamente non conoscendo grande parte dei dettagli ho cercato di rendere tutti quanto più coerenti alla realtà, ma ci tengo a precisare che molte cose - specialmente il pre-amici - è frutto della mia mente. Spero vi piaccia.

...

Lui sapeva che le sue scelte non erano del tutto condivisibili, sapeva che era dal lato sbagliato della situazione, ma sapeva anche che trascinarsi gli errori e prolungarli è altrettanto errato. 

Sapeva che tutti a casa lo avrebbero additato come il traditore, lo sapeva che tutti avrebbero avuto da ridire su di lui e sapeva anche che la verità non sarebbe mai venuta fuori davvero.

Era stato codardo in passato, questo non poteva negarlo, era stato facile non affrontare le cose a testa alta, senza guardare negli occhi la diretta interessata. 

Ma lui non era mai stato bravo con le parole, era sempre stato del parere che le azioni contano mille volte di più, che le parole sono facili da dire e fini a se stesse. 

Il problema era che non era stato bravo nemmeno con le azioni in questo caso.

Il fatto è che a vent'anni certe cose non le puoi fare ancora, non puoi promettere un per sempre, non puoi amare con tutto te stesso una persona che ancora non si è formata. Non puoi amare se ancora tu non sai come sei fatto e chi sei e cosa vuoi dal tuo futuro.

Quindi lui non aveva mai promesso nulla alla sua ex ragazza, non le aveva mai detto di amarla - perché quel sentimento non lo provava, non c'era nulla da fare - e lo riteneva normale. Riteneva normale non aver voglia di sentirsi, di viversi, perché ci sono cose più entusiasmanti da fare, come programmare un futuro per se stessi in cui l'altra persona non è per nulla interessata. 

L'aveva capito solo quando ne aveva parlato con Alberto, agli inizi di Ottobre, che di piani con la sua ragazza ne aveva molti. Si era trovato ad ascoltare l'entusiasmo e la felicità con cui descriveva il suo - il loro - futuro e non poteva non pensare che per lui quelle parole erano assurde. 

«Ci trasferiremo a Roma entrambi» diceva l'amico. «È la cosa migliore comunque. Io posso lavorare con la casa discografica in realtà un po' ovunque, mentre lei qui ha molte più possibilità, lezioni, conoscenze. Cercheremo una casa appena usciti da qui».

Assurdo, continuava a pensare Alex.

Lui che era entrato lì nonostante la sua ragazza gli avesse detto di aspettare, nonostante gli avesse detto che non era il momento giusto, che lei stava male e aveva bisogno di lui. 

«È il mio futuro, non so se avrò un'altra occasione» aveva detto, e in realtà aveva ragione. Il problema era che nessuno dei due era disposto a venirsi incontro.

Avrebbe potuto dirle di non preoccuparsi, che lui ci sarebbe stato comunque, in un modo o nell'altro. Avrebbe potuto dirle che il loro amore era forte e che lei avrebbe sempre potuto contare su di lui, che non sarebbe mai stata sola. 

Solo che lui le bugie non era proprio in grado di dirle. 

«Cosa pensi?» gli chiese allora Luigi, che aveva notato l'assenza dell'amico nella conversazione. 

«È giusto amare alla nostra età?» Chiese allora, lasciando gli amici un po' interdetti. 

«Sicuramente non è facile, ci si può illudere, si può avere qualche delusione. Ma sbagliato non lo è». Era stata Serena ad intromettersi stavolta, e come sempre aveva parlato con quel suo tono duro e sicuro. 

A volte la invidiava per quanto era sempre sicura di esprimere un suo pensiero. Non che lui non lo fosse, ma in molte occasioni preferiva restare in silenzio.

«È sbagliato non provare questi sentimenti?» chiese ancora, ormai sapeva che i suoi amici avrebbero fatto due più due.

«Fra, è un mese che ti dico di lasciarla. Quando mi darai retta?» 

Luigi era stato il primo con il quale lui si fosse confidato, fin dai primi casting, e aveva visto ogni passaggio della loro relazione a distanza, che poteva riassumersi con un semplice aggettivo: inesistente. 

«Non hai risposto alla mia domanda». Ovviamente per lui era più semplice cambiare argomento che rispondere alla giusta osservazione dell'amico. 

«Non è sbagliato non amare qualcuno» gli concesse allora Luigi, dopo aver tirato un grosso sospiro infastidito. «Ma è sbagliato illudere le persone e restare con qualcuno nonostante non lo ami».

Colpito e affondato. 

Erano state quelle parole a convincerlo, si era detto che era più giusto lasciarla che restare in una situazione vuota e inesistente come la loro. Si era anche convinto che era quello che preferiva la sua ragazza, che era quello che avrebbe fatto una persona matura. 

Certo, una persona matura l'avrebbe fatto prima, di persona e con un discorso che desse dignità all'anno passato assieme. 

Ma lui a volte quella sua grande maturità che decantava tanto la perdeva e tornava il quindicenne spaesato dei suoi primi giorni a Cambridge. 

E quindi, dopo un mese di distanza, le aveva mandato un messaggio, secco, semplice, senza ulteriori spiegazioni: "mi dispiace, ma è finita". 

E in realtà non gli dispiaceva nemmeno più di tanto, ma si sentiva in obbligo di dirlo, si sentiva in obbligo ad essere triste e a dover rimuginare sulle sue scelte e sul passato. 

Ma la verità era che si sentiva sollevato, spensierato per la prima volta dopo tanto. 

Ma lei non era d'accordo, ovviamente, e continuava a dire che non era vero. Continuava a dire alla sua famiglia che loro stavano ancora insieme, continuava a dire che le canzoni che lui cantava in puntata erano per lei, continuava a scrivergli ogni giorno e a chiamarlo nonostante sapesse che lui non avesse il telefono. 

E quindi a Como continuava questa relazione, completamente unilaterale, completamente finta. Sui social erano ancora presenti i loro baci, quelle foto rubate che ad Alex avevano sempre dato fastidio. Un fastidio che - tra le altre cose - poteva cogliere come campanello di allarme. 

Ma no, lui era il suo ragazzo, era solo timido, non era affettuoso con nessuno, era normale così. Se lo ripeteva spesso, lo ripeteva a sua madre, alle sue amiche, che spesso avevano provato a farle vedere la realtà. 

Realtà che man mano si faceva più prepotente, che si infiltrava nella sua quotidianità con più insistenza. 

«L'ho lasciata» diceva Alex ad un compagno. 

Spense la TV all'istante, sperando che la madre non avesse sentito. 

«Cosa ha lasciato?» sentí allora la mamma che dai fornelli stava ascoltando passivamente la trasmissione. 

«Nulla, mamma, non ha finito di mangiare la pasta». Si maledí non appena quelle parole uscirono dalla sua bocca: ma che stupida che era? Chi poteva mai crederci? 

«Dimmi la verità». 

«L'ho detta, mamma» non avrebbe mai detto che Alex l'aveva lasciata. Non sapeva perché, ma semplicemente non riusciva ad accettarlo. 

Il passato è qualcosa che non tutti sono in grado di accettare, figuriamoci riuscire a conviverci ogni giorno, mentre ti sbatte in faccia forte e prepotente. Ma lei preferiva non accettarlo, non accettare il presente e aspettare che Alex tornasse sui suoi passi, perché era sicura che lo avrebbe fatto.

take my hand and hold it - cosmexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora