Questo rischio calcolato toglie il sapore pure al cioccolato

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Quando si ha una passione così forte è difficile spiegarla. Spesso la gente non capisce, non riesce proprio a rendersi conto di quanto ci sia qualcosa che abbia la capacità di farti respirare, di farti sentire viva.

Per tutta la sua vita Cosmary era stata incompresa, a scuola, dai compagni, dalle amiche, dalle maestre e poi dai professori.

«Non perdere tempo con quella roba» la sua professoressa di francese alle medie glielo ripeteva ogni volta che non sapeva una risposta ad una sua domanda. La colpa era sempre della danza, le chiedeva sempre quante ore facesse al giorno e quanto invece avesse studiato.

Ma lei lo sapeva che avrebbe potuto anche dire che quel giorno non aveva avuto lezioni, che aveva studiato francese tutto il pomeriggio, ma la professoressa avrebbe avuto il coraggio di inventare qualche stupida retorica per la quale la sua passione era sempre responsabile per i suoi “fallimenti” scolastici.

Che poi, un sette e mezzo poteva mai essere considerato un fallimento?

Durante la scuola era sempre stata ligia al dovere. Non era bravissima ad organizzare il suo tempo, rischiava sempre di arrivare tardi ovunque o ci arrivava giusto in tempo mentre concludeva alcune cose lasciate indietro. Quante volte aveva finito i compiti a casa mentre era sull’autobus la mattina verso scuola. Quante volte faceva lo chignon camminando verso la scuola di danza. Ma il punto era che ci arrivava sempre e dava il meglio di sé ovunque si trovasse.

Ma non bastava mai.

A scuola aveva la media del sette e mezzo, un voto che non diceva nulla, non sei nè bravo nè nullafacente. Nella danza era “normale”. Quanto odiava quella parola. “Hai un fisico normale”, glielo diceva sempre la sua insegnante. Per lei era un complimento. Certo, al contrario di alcune sue compagne non doveva seguire delle diete ferree per essere magra, ma allo stesso tempo poteva essere più magra. Non aveva delle ginocchia spigolose, certo, ma non aveva nemmeno le gambe iperestese. Tirava bene i piedi, ma non aveva un collo del piede prorompente.

Cosmary era solita fare quei pensieri un po’ distruttivi, che andavano contro di sé e non la portavano da nessuna parte.

Però ora sono qui, si disse. Qui sì che mi capiscono.

Dentro quella scuola si viveva di arte. La sua sveglia suonava alle sei e trenta ogni mattino e - sebbene non fosse una persona mattiniera - si alzava ogni giorno pimpante e felice di mettere i piedi in sala come prima cosa.

Nessuno le avrebbe detto che stava sprecando tempo lì dentro, anzi, al massimo le potevano dire di starci di più.

E in realtà, così era stato. La maestra Celentano le aveva preparato un piano di studio davvero serrato, a ritmi che aveva sempre sognato nella vita ma che non aveva mai avuto il coraggio di prendere.

Aveva sempre fatto anche altro. Sfilate, servizi fotografici, programmi televisivi, tutto ciò che potessere essere più accettabile agli occhi degli altri, qualcosa che le persone potessero concepire più come un lavoro vero.

Aveva persino fatto Miss Italia. Non che se ne vergognasse, anzi, era davvero fiera di se stessa e di dove era arrivata, ma ogni tanto pensava se quei giorni sulle passerelle fossero stati giorni levati alla sala, ad imparare.

“Se hai ancora bisogno di studiare non pensi che non faccia per te?” era stata una sua compagna del liceo a dirglielo una volta, ad una rimpatriata. Ecco perché lei non ci era mai andata, lo sapeva che riservavano solo parole cattive nei suoi confronti, ma quella volta la sua migliore amica aveva insistito così tanto che le sarebbe dispiaciuto non accettare.

E quindi si era buttata a capofitto nelle cose, accettando tutti i lavori e andando sempre meno in Accademia. Da un lato, data la sua bellezza, alcune porte le si aprivano per quello. Le dava un fastidio immenso.

take my hand and hold it - cosmexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora