La sera post puntata, come ormai da tradizione, la maestra la chiamò per farle vedere la sua esibizione.
Mentre le diceva le correzioni lei annuiva, era d'accordo con la Celentano come sempre, finché non le disse che non era vera.
Non c'era cosa che potesse ferirla di più. Lei credeva in ogni movimento che eseguiva, non erano una semplice sequenza di passi, ogni gesto per lei aveva un motivo e una conseguenza.
Ma a quanto pare non si vedeva nulla di tutto quello.
E quando il giorno dopo si ritrovò ad improvvisare per una sfida, le parole della maestra le risuonavano in testa.
«Amore che c'è?» le chiese Cristiano, seduto sul letto a fare stretching, come sempre.
Lei se ne stava sdraiata a pancia in giù sul letto, con la testa ficcata nel cuscino. Si limitò a fare un verso di lamento.
«La sfida non è andata male» disse ancora Cristiano, cercando di capire dove fosse il problema.
Fece un altro verso e prese il cuscino e lo spostò sopra la sua testa, come per non sentire. Non era da lei, che era sempre espansiva e logorroica, ma davvero non voleva parlare.
Quello che avrebbe voluto in quel momento era una lunga passeggiata. Era una delle sue valvole di sfogo, oltre le sigarette. Camminare per ore e ore senza una meta, anche perdendosi a volte ma consapevole che sarebbe tornata indietro con una mente più vuota.
«Io ci ho provato, eh» disse Cristiano, che decise di lasciare sola l'amica a quel punto, magari aveva bisogno di spazio.
Era arrabbiata con se stessa, per essere stata così debole a farsi colpire da commenti sterili, era arrabbiata con Alex che la rendeva così vulnerabile, era arrabbiata con la maestra per buttarle giù l'unica cosa in cui credeva, era arrabbiata con se stessa che si deprimeva invece di dimostrare il contrario.
Mentre rimuginava sulle mille pare che circolavano per la sua testa, sentì un peso sul suo letto e una mano poggiarsi sulla sua schiena.
«Ehi, Topogigia, Cristiano mi ha detto che eri qui» disse Alex, accarezzandole la schiena lentamente.
«Che c'è?» chiese, restando sotto al cuscino.
«Lo vorrei chiedere io a te» rispose il cantante, levandole il cuscino dalla testa.
Non stava più piangendo, ma aveva le guance rigate e il trucco sciolto. Vederla così gli bloccò lo stomaco. Le asciugò il viso con il dorso della mano, sussurrano un lieve "ehi" che voleva essere di consolazione.
«Ancora gli insulti?» chiese, preoccupato.
Cosmary scosse la testa, per poi tirarsi su e sedersi davanti a lui. Alex le prese le gambe e le appoggiò sulle sue, facendola stare più vicina a sé.
«Non sono vera» sussurrò, con la voce piccola piccola di chi aveva pianto fin troppo.
«E chi lo dice?» chiese, sinceramente.
«La maestra. Oggi poi durante la sfida Nancy mi ha detto che sono bloccata e devo sbloccare la mia testa» spiegò.
Alex annuì, mentre giocherellava con le loro dita intrecciate.
«Cosa ti blocca?» chiese, cercando di aiutarla.
In realtà non lo sapeva nemmeno lei, era un blocco che non aveva mai provato davvero, si sentiva come se le sue emozioni fossero chiuse in una stanza e la chiave era ormai andata persa.
Voleva reagire, voleva dimostrare, ma le risultava difficile capire cosa fosse.
«Cosa ti va di fare?» chiese allora Alex, non avendo avuto risposta.
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take my hand and hold it - cosmex
Fanfic"La ragazza stava continuando a parlare, ma lui si era completamente imbambolato a guardarla. Era bellissima. Snella, ma con delle linee sensuali, il suo viso era perfetto, non aveva nulla fuori posto. La forma, l'incarnato, per non parlare di quell...