Capitolo 33 - C'era una volta Tommy...

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Nathan

Ero disteso per terra, il pavimento freddo mi aveva congelato la guancia. Ma non era il freddo che mi rendeva così confuso.
Il dolore alla testa invece...
O il dolore allo stomaco...

Non sapevo bene da dove provenisse il dolore lancinante visto che era un po' ovunque. Mi mossi appena di un millimetro e una fitta mi attraversò il corpo, ma mi costrinsi a soffocare un urlo.

Per un attimo mi ricordai di essere a casa mia. Per un attimo mi ricordai che Alyssa era con me.
Per un attimo mi ricordai Matt e Ana distesi sul pavimento del soggiorno, martoriati dalla testa ai piedi, Alyssa che correva e cadeva in ginocchio vicino a loro, io che la chiamavo e poi lei, Tiffany Lambert le aveva colpito talmente forte la testa che si era sentito crack.

A quel pensiero non importava più il dolore, ero pieno di rabbia.
Ma non avrei dimostrato la mia debolezza.
Rantolai cercando di spostarmi di lato.
Avevo la bocca così bagnata...
Sputai sangue.

Aprii gli occhi con difficoltà e desiderai di non averlo mai fatto. Matt e Anastasia erano svegli e inginocchiati nel lato sinistro, verso la cucina, del salone. Matt faceva fatica persino in quella posizione, la faccia incrostata di tutto il sangue che sicuramente gli era uscito dal naso e dal taglio sul sopracciglio. Anastasia piangeva accanto a lui e cercava di sostenerlo. A incombere su di loro uno scagnozzo dei Lambert alto almeno un metro e novanta, la pistola rinfoderata ma comunque in bella mostra a rappresentare una minaccia.

Matt mi guardava spaventato, gli occhi pieni di lacrime e frustrazione per l'impotenza del momento. Mio fratello, il mio migliore amico, la mia famiglia... era ridotto così male.
Ma solo in quel momento mi accorsi che vicino a me c'era un'altra figura accasciata, priva di sensi e con un enorme taglio sulla nuca.

Alyssa.

No. Non poteva essere...

«A-Al...» provai a chiamarla, ma uscì solo un piccolo sussurrò. Tutto mi faceva male. «A-Alyssa...» tentai di nuovo. Ma non si mosse.

Merda. Non di nuovo. Non di nuovo. Svegliati cazzo.

Non uscivano le parole. Ci provavo ma la voce era smorzata. E non riuscivo...
Cazzo! Non riuscivo a parlare. Avevo bisogno di riposare.
Mossi un braccio verso la sua mano, la sfiorai cercando di muoverla, di svegliarla.

Torna da me.

Riprovai più deciso. Un lamento uscì dalla sua bocca, la fronte si corrugò e iniziò a tossire. Il labbro gonfio e spaccato come se ci fosse caduta di peso. Aprì gli occhi all'improvviso forse ricordando quel che era successo. Vide prima me. La guardai preoccupato. Venne verso di me e mi aiutò a mettermi in piedi, a fatica, perché anche lei era stremata e io pesavo troppo. Mi appoggiai alla parete e la scrutai. Ispezionai ogni centimetro di lei per scorgere eventuali ferite. Ma a parte il sangue nel labbro e qualche piccolo livido sembrava stare bene.

«Ma che scenetta romantica! Sono commossa!»

Una voce ci costrinse a guardare davanti a noi. Quella voce che invadeva i nostri incubi. Quel demone che aveva rovinato le nostre vite.
La guardai con rabbia.
Tiffany Lambert era lì. Raggiante come al solito.

Il vestito rosso che le dava l'aria di essere l'inferno fatto a persona, quei suoi capelli biondo platino forse erano l'unica fonte di luce della stanza a parte una bagliore soffuso in cucina. E in mano... una pistola.
Mi si strinse lo stomaco e provai un terrore vivo.
Non poteva succedere di nuovo.
Non lo avrei permesso.

«E così sei sopravvissuta...» Tiffany si rivolse ad Alyssa con un ghigno malvagio.

Cattiveria. Le si leggeva in faccia. Iniziai a tremare perché non ci saremo salvati. Se fino ad ora la fortuna ci aveva seguiti, stasera ci avrebbe abbandonato sicuramente. Qualcuno sarebbe morto. Qualcuno però poteva farcela. Quel qualcuno avrei fatto in modo che fosse Alyssa.

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