Capitolo 16 - Stella del mattino

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Nathan mi aveva definito la stella del mattino. Il motivo mi era sconosciuto, ma quelle parole erano cariche di significato per me.

Nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, nessuno mi sapeva far sentire in quel modo, nessuno mi aveva mai sfiorata così.

Come se fossi tutto ciò che serve.

Ero felice, ero felice per una volta nella vita.
E mi sentivo libera come non mai.

Mi sentivo coraggiosa. Avrei affrontato mille guerre per lui, per rivivere questo sentimento che provavo, che provavamo.

Per la prima volta nella vita mi meritavo di amare ed essere amata. E piano piano, quel peso che sentivo nel petto si stava dissolvendo lasciando spazio a qualcosa di molto più profondo e indistruttibile.

Nathan era accanto a me nel letto, mi abbracciava forte e mi sussurrava qualche parola sconcia facendomi ridere, poi quando notò i primi segni di stanchezza continuò a baciarmi e sfiorarmi i capelli fino a quando mi addormentai contro il suo petto.

Casa.

Era la mia casa.
Poteva una persona essere il tuo tutto? Potevano i tuoi battiti, i tuoi respiri, le tue emozioni dipendere da una sola persona?

Due giorni dopo quella serata era, purtroppo, il mio compleanno.

Ventiquattro anni.

Qualche mese fa mi sarei immaginata festeggiare insieme ai miei compagni di scuola, mi sarei fatta una bevuta e il giorno dopo avrei seguito le lezioni di danza. Invece, non ero stata ammessa nella scuola dei miei sogni, avevo iniziato a lavorare in un locale, mi ero innamorata, il mio migliore amico mi aveva molestata, mi avevano minacciata di morte e vivevo chiusa come in un convento di clausura nella villa del mio ragazzo.

Ma non mi importava.

E questo probabilmente faceva di me una pazza. Ma se fare della mia passione un lavoro, incontrare un ragazzo che mi capisce, promettere di difenderlo, abitare con i miei amici e affrontare la morte significava essere pazzi, allora io nella mia follia ero felice.

Era il giorno del mio ventiquattresimo compleanno e mi svegliai nel letto da sola con la casa stranamente silenziosa.

Mi alzai e trovai sul comodino un post-it giallo, di quelli che si appendono sul frigorifero per non dimenticarti gli appuntamenti, su cui c'era scritto "scendi".

Mi lavai la faccia e i denti in bagno e scesi le scale velocemente. Ancora silenzio. Forse Ana e Matt erano ancora addormentati. Forse Nathan aveva avuto delle faccende da sbrigare.

Accesi la luce aspettandomi il soggiorno vuoto, ma mi stupii quando spuntarono fuori i miei amici con trombe, coriandoli e una torta di compleanno.

«Auguri!» gridarono insieme.

Mi misero un cappellino di carta con scritto "buon compleanno" e mi diedero un piattino con un pezzo di torta al cioccolato.

Non avevo avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo che il flash mi accecò.
Mi avevano scattato una foto.

«Dove avete trovato tutte queste cose?» chiesi ad Ana.

Era più di quanto mi immaginassi, era più di tutto quello che avevo ricevuto nella vita.

«Siamo usciti mentre dormivi, Nat invece ti faceva da guardia e una volta tornati è uscito lui.» mi rispose Matt tagliando altre fette di torta.

Ero sorpresa ed emozionata come una bambina, ma Nathan...
Volevo stare con lui e invece era uscito senza dirmi nulla.

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