I rumori del circo

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Entra in casa sua, scende di sotto in salotto e si siede sul divano.

Harry ancora non ritorna indietro e Louis intanto pensa.

Ha ragione Harry, si è comportato come uno stronzo con lui.
Non può dirgli di Spiderman ma almeno può cercare di comportarsi da persona normale quando lui è vicino.

Passa le dita tra i capelli e si gratta la nuca, nervoso.

Harry passa in quel momento.
Mentre Louis lo osserva per tutto il tempo, Harry non lo guarda mai. Afferra la sua giacca, prende il portafogli che è caduto dalla tasca e si dirige alla porta.

-Ci vediamo a lavoro.- dice burbero.
Louis chiude gli occhi e a quel punto, mentre Harry ha aperto la porta di casa e sta per uscire fuori, Louis si alza e velocemente lo raggiunge.
Con una mano chiude la porta e dice:
-Aspetta!
-No devo andare via.
-No, aspetta! Dobbiamo parlare.
-Abbiamo finito.
-E invece no! Non abbiamo ancora finito!
-E di che altro vuoi parlare? A lavoro dobbiamo fare squadra e tu hai promesso coerenza. Abbiamo finito!

Fa per riaprire la porta ma è inutile.
Louis la richiude subito dopo.

-Finiscila Louis!- lo rimprovera.
-No, non la smetto. Dobbiamo parlare!
-Ma di cosa?- chiede arrabbiato Harry.
-Di me e di te!
-Non c'è niente da dire.
-E invece si!
Harry incrocia le braccia al petto.
-Ok, allora parla. Ti ascolto!- lo incalza.
Louis stringe la palpebre, mentre guarda l'altro minaccioso.
-Non mi guardare in quel modo.
-Quale modo?
-Quello con cui mi stai guardando ora!
-Ora non posso nemmeno più guardarti come voglio? Compilami una lista di cose che posso o non posso fare allora, sto perdendo il conto ormai!
Louis sbuffa.
-Io vorrei soltanto risolvere questo casino. Perché sul lavoro possiamo di gran lunga migliorare, e lo faremo, ma il nostro problema è questo.- indica entrambi loro -Me e te! Vogliamo cose diverse Harry, troppo diverse. Se non risolviamo prima le cose tra noi due, non riusciremo mai ad andare d'accordo in tutto il resto. E le cose così non funzioneranno!
-Sai cosa? Ho un'idea ottima a questo punto. Per risolvere tutti questi grandi casini di cui parli, c'è una soluzione. Vado dal Capo Dipartimento e mi faccio assegnare a qualcun'altro così tu sarai libero da questa piattola che ti è capitata, mentre io sarò libero di guardare e parlare come più voglio senza una lista di regole assurde da dover rispettare.

Detto ciò fa per uscire di nuovo ma Louis lo ferma prendendolo per il polso.

-Hai finito di fare il ragazzino?- urla Louis.
-Non faccio il ragazzino!- gli urla contro a sua volta Harry. -Mi comporto come qualsiasi persona a cui viene detto di essere un casino dal ragazzo che gli piace.
Louis sente per un secondo il cuore farsi più caldo.
È un secondo in cui sente il calore propagarsi, gli occhi farsi più dolci e le labbra piegarsi in un sorriso.

Un solo secondo.
Harry potrebbe anche non essersene accorto. Ed invece Harry se ne accorge e Louis non può fare a meno di tornare subito serio e sbuffare, prendendosi poi le tempie tra le dita.

-Lo vedi come fai?- urla dopo in risposta, indicandolo.
La rabbia di Harry, però, ormai è sparita, così come anche quella di Louis.
Harry sorride a quel punto, dolcemente.
-Ma perché la fai così complicata Lou?
-Perchè si! Perché non posso e non voglio avere sulle spalle altre responsabilità. Stare con una persona, vuol dire dargli tutto se stesso. Cento per cento. Ed io non posso!- si allontana, perché di stare fermo non se ne parla proprio. Non ci riesce.
-Perchè pensi che a me non basterebbe questo?- chiede Harry indicando ciò che ha attorno, loro due in quel momento.
-No, Harry. Non ti basterebbe e non sarebbe nemmeno giusto. Ti conosco bene ormai, so cosa vuoi e cosa sai di meritare. Ed io non sono quello che ti meriti, perché non condivido. Perché faccio una fatica enorme a lasciarmi andare. Perché sarebbe troppo difficile e non dovrebbe essere così!
Harry sbuffa e si sposta i capelli da un lato.
-Io devo capire perché tu scegli sempre per gli altri quello che è meglio per loro.

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