26.Troppo tardi

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La porta della mia camera si apre quasi con violenza, e dietro me compare la sagoma di Francesco che entra senza chiedere permesso.

Sbatto le palpebre, allibita, mentre lo guardo posizionarsi di fronte al mio letto con le braccia incrociate e la mandibola serrata.
Stringo i denti e cerco in ogni modo di non farmi distrarre dalla sua espressione nervosa o dal guizzo dei muscoli delle sue braccia strette al petto, perché devo mantenere il focus sulla mia reazione.

Sei tu quella incazzata, non lui.

Resta in silenzio per qualche istante, guardandomi col mento sollevato e le sopracciglia che non riescono a distendersi.

Io lo guardo inespressiva, aspettando che dica qualcosa mentre nella mia testa non c'è altro che l'immagine di lui che canta per Elena.

«Allora?»

Chiede, cercando di mantenere la calma. Il suo tono è freddo e misurato, come se non volesse sbroccare ma fosse sull'orlo di farlo.

«Allora cosa?»

Domando, fingendomi tranquilla, accavallando le gambe e rivolgendogli il mio migliore sguardo perplesso.

«Non ci provare a guardarmi così. Cos'era quello?»

Il suo tono è autoritario come forse non l'ho mai sentito, e stupidamente sentirlo parlare in quel modo mi fa contorcere le budella.

«Potresti essere più chiaro?»

Mantengo la mia compostezza aggiungendo anche un'alzata di sopracciglio che rischia di fargli perdere le staffe.

«Lo sai. Quello cosa cazzo era?»

Chiede, espirando profondamente, e io scrollo le spalle con indifferenza.

«Non so a cosa ti riferisci»

«Ah no? È stata una serata normale per te?»

L'irritazione nella sua voce è così palese da farmi gongolare per un secondo, poi però mi ricordo la ragione del mio comportamento e torno seria.

«Per te è stata una giornata normale, Francesco?»

Ripropongo a lui la stessa domanda, inclinando appena il capo e assottigliando gli occhi per la tensione palpabile.

«Non girarci attorno Noe che non sono proprio dell'umore. Cosa rappresentano tutte quelle stronzate con Luca?»

Stavolta è diretto, tanto da lasciarmi per qualche secondo ammutolita, non avendo pensato a come spiegargli l'accaduto.

«Stronzate? È una novità per me la mia amicizia con lui?»

Mi fingo allibita, anche se le provocazioni nella mia voce sono piuttosto palesi.

«È una novità per me che lui ti tocchi così. E che tu permetti di essere toccata così.»

Sento una morsa alla parte bassa della pancia, deglutisco velocemente e distolgo lo sguardo dalla sua figura nervosa perché non devo distrarmi.

«Brutta sensazione vero?»

Gli domando allusiva, schioccando la lingua contro il palato e rivolgendogli uno sguardo di sfida.
Lui sembra confuso per un istante, così io ne approfitto per rincarare la dose.

«Già. Non è bello sentire di essere così facilmente rimpiazzabili»

Stavolta sgrana gli occhi con evidente sorpresa, poi schiude le labbra per un secondo e alla fine torna alla sua espressione irritata.

«Ma di che parli?»

«Di niente, Fra. Forse ho sopravvalutato la tua sensibilità.»

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