Capitolo 42

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Arianna's pov

Cominciai a correre verso l'ospedale,non prestando attenzione a macchine e pedoni, correvo, correvo ad una velocitá a cui non ero mai arrivata.Dopo cinque minuti di corsa sfrenata incominciai a vedere il grande edificio dell'osledale farsi sempre più vicino,entrai ancora correndo e senza dare retta alle innumerevoli infermiere che cercavano di fermarmi corsi al piano dove era la stanza di mia madre.Spalancai la porta e la vidi, vidi il suo petto abbassarsi ed alzarsi regolarmente, ma non era il solito movimento impercettibile, mia mamma si muoveva, mia mamma non era in coma,mia mamma era sveglia,e dopo quelli che mi sono sembrati anni mi stá finalmente guardando con quei suoi meravigliosi occhi.Sentii rigarmi le guance da qualcosa di caldo e mi resi conto di star piamgendo, corsi da lei e la strinsi forte.La strinsi come mai avevo fatto, come se potesse venirmi tolta di nuovo da un momento all'altro.Per quel che poteva mo strinse anche lei e nonostante cercasse di nasconderli riuscivo benissimo a sentire i suoi singhiozzi percuotermi il petto dove la sua testa era appoggiata.Mi resi conto solo ora di non aver ancora detto una sola parola, ma poco importava, quel silenzio non aveva detto niente ma al contrario aveva detto tutto.

"Mi sei mancata così tanto"singhiozzai stringendola ancora

Lei non rispose,probabilmente ancora senza forze e sotto shock dal risveglio.

Ci staccammo dopo molto tempo asciugandoci entrambe le lacrime e mi accorsi della presenza di Tim che prima non avevo notato.

"Ehy Tim" dissi abbracciandolo

"Ehy" disse lui ricambiando l'abbraccio"Te l'avevo detto che si sarebbe svegliata" mi sussurrò mentre mi stringeva

Sorrisi contro il suo petto nonostante non potesse vedermi.

La porta si aprì inducendoci a rompere l'abbraccio per rivolgere l'attenzione al nuovo arrivato.Mi girai e rimasi pietrificata.Deglutendo guardai mamma che ora aveva totalmente perso la sua espressione stanca ma serena per sostituirla ad una accigliata e stupefatta.

Fece rimbalzare lo sguardo tra me e l'uomo davanti alla porta come per cercare spiegazioni, ma nessuno proferiva parola.Questo silenzio angoscioso fu interrotto da Tim.

"I-o andrei.Ciao Ari,si rimetta presto signora McDray" disse e se ne uscì a testa bassa per non incrociare lo sguardo di quello che dovrebbe essere mio padre.

Una volta chiusa la porta la stanza ripiombò in un silenzio tombale.

"Qualcuno mi puo' spiegare cosa succede?" Sussurrò la mamma con voce flebile.

La sua voce seppur modificata dalla fatica che le portava parlare era il suono che piú mi calmava al mondo, e sentirla dopo tutto questo tempo mi faceva provare un sollievo indescrivibile.

"Ann perdonami sono stato un idiota" disse mio padre avvicinandosi al lettino

Vidi mia madre accigliarsi e scansarsi quando provò a prenderle la mano.

"Non ti avvicinare a lei" dissi al posto suo con tono duro

Lui guardò me e poi guardò la mamma come per chiedere se era daccordo con quello che gli avevo intimato.In qualche modo mia mamma gli fece capire che doveva ascoltarmi e lui lo fece.

"Capisco se tu non mi voglia più vedere, ho sbagliato, ho sbagliato in tantissime cose, ma io ti ho sempre amato Ann, e lo farò sempre.Ti prego perdonami" la implorò con la fronte poggiata  sulle mani incrociate.I miei occhi continuavano a scendere lacrime e la testa minacciava di esplondermi da un momento all'altro.Vidi gli occhi di mamma vagare nel vuoto, non aveva la più pallida idea di come reagire e sinceramente neanch'io.E quell'uomo era lì, apparentemente pentito, che scrutava mia madre con gli occhi di un piccolo cucciolo senza una casa, saettava gli occhi tra di noi, ma restavamo entrambe mute non sapendo come agire.Guardai nuovamente mia madre, sta volta più intensamente, per capire ció che stava provando, ma l'unica cosa che riuscivo a percepire era la sua indecisione.Era troppo per una sola giornata, lo capivo;i risveglio dal coma e poi il ritorno di mio padre,davvero troppo da sopportare.

"Mamma deve riposare"  dissi senza neanche guardare mio padre.

Ma mi tradì da sola e guardai l'uomo che insieme a mia madre mi aveva messo al mondo, avrei tanto voluto odiarlo,odiarlo per non esserci stato, odiarlo perchè tutti i bambini alla recita di fine anno facevano occupare due posti e io invece uno solo,e a volte neanche, perchè per mantenerci la mamma doveva lavorare talmente tanto da non poter avere una vita propria; odiarlo perchè non era lì quando imparai ad andare in bicicletta e non era lì quando per la prima volta uscii la sera,le avrei volute quelle stupide raccomandazioni sui ragazzi e cose del genere, ma non potei averle, perchè non avevo un padre geloso con cui avere a che fare.Ma non lo odiavo, perchè in fondo era mio padre,sangue del mio sangue, e in quei pochi anni della mia breve vita in cui c'era stato ,lo avevo amato come ogni bambina ama il padre.

Lo vidi annuire sconfitto e trascinare il suo corpo fuori dalla stanza, ci guardò ancora una volta, mamma aveva la stessa espressione vuota ed impassibile, appena la porta si chiuse peró, un singhiozzo interuppe il silenzio e fiumi di lacrime iniziarono a scendere dagli occhi di mia madre.Non l'avevo immaginato così, il giorno del suo risveglio doveva essere felice e spensierato, non sarebbe di certo dovuta scoppiare a piangere per il ritorno di mio padre.Andai verso di lei e l'abbracciai, lei mi strinse, ancora più debolmente di prima,aggrappandosi a me per non scivolare giù.

"È tutto ok mamma" le sussurrai all'orecchio lisciandole i capelli, ma non era tutto ok, non lo era per niente.

La sua presa diminuì mano a mano che il tempo passava fino a quando smise di piangere.

"Cosa devo fare?" Chiese più a se stessa che a me.Io abbassai la testa essendo confusa ed indecisa quasi quanto lei.

"Non lo so'" bisbigliai affranta

Calò di nuovo il silenzio, mamma guardava fuori dalla finestra le nuovole grige e scure che annunciavano un imminente pioggia.

"È venuta Laura" dissi dopo qualche minuto.Al suo nome gli occhi di mia mamma riacquistarono un po' di luminositá.

"L'hai conosciuta?" Chiese accennando un sorriso

"È davvero dolce" dissi in risposta

"Si lo è" disse lei sorridendo

"Sai è anche per lei se ora siamo qui, come forse ti avrá detto lei è la mia più cara amica, e quando le ho detto che avevo intenzione di trasferirmi mi ha proposto di venire a vivere qui a Los Angeles, e che la casa affianco alla sua era in vendita, e così...eccoci qui" disse viaggiando con la mente nei ricordi e sorridendo.

Improvvisamente mi ricordai dell'entusiasmo del figlio di Laura nel sapere che quella fosse la mia casa e ricollegai i pezzi.Quando sono entrata la prima volta stavo dormendo e fu quel Teo a portarmi di sopra, quando uscii era talmente buio che senza pensare girai dal primo lato che mi capitava, e misteriosamente mi ritrovai davanti a casa mia con la sensazione di aver girato in tondo, ma a quanto pare, non era solo una sensazione.Sorrisi al pensiero della mia vita pensata come i pezzi di un puzzle che iniziavano finalmente ad incastrarsi e a prendere forma.Se quella era casa loro, allora, il ragazzo dell'albero doveva per forza essere uno dei figli di Laura, e visto che Ryan non mi è sembrato un ragazzo ferito che sfoga il suo dolore nel fumo, rimaneva solo Teo.Ricordai peró la foto vista nella stanza in cui avevo dormito, i bambini erano tre.Sentivo che ero sempre più vicina al conoscere l'identitá dell'anonimo ma invece di esserne contenta l'unica cosa che riuscivo a provare era paura, paura di perdere l'unica cosa che riusciva a distrarmi, paura che una volta svelato il mistero se ne sarebbe andata la magia.

Spazio autrice

Eccomi qua, scusate tanto il ritardo ma come vi avevo detto sono stata molto impegnata.Volevo ringraziarvi tantissimo per tutto il sostegno che mi date.E volevo anche chiedervi se la storia vi sta piacendo.Ho paura di star diventando noiosa o che comunque stia scrivendo male.Vi prego, ditemelo se fosse così, cercherei di cambiare la piega che sta prendendo la  storia.

Grazie ancora di tutto♡

Pretty Brown Eyes -Matthew Espinosa-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora