Capitolo 11

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Mi sveglio nel letto della mia vecchia camera e accanto a me c'è Tom, ancora dormiente.
Mi alzo cercando di non svegliarlo. Preparai del caffè e iniziai a girare per casa, sorseggiando il liquido, guardo i quadri appesi per il corridoio. Mi soffermo su uno, io e Stefania insieme, era il suo settimo compleanno e avevo insistito per spegnere le candeline con lei, e ovviamente me lo aveva permesso, la sua pazienza era unica, e con me ne aveva da vendere. Passo al quadro accanto, tutti e quattro eravamo nel letto, a ridere e a scherzare. Sento delle braccia prendermi e stringermi, "buongiorno" sento la voce di Tom ancora roca, "ciao" lo saluto "stai..stai sorridendo?" Annuisco "wow, posso farti una foto?" Mi fa ridere, mi volto verso di lui "mi sono resa conto di una cosa" "che cosa?" Chiede guardandomi negli occhi "che la vita è una, e breve, non voglio passarla a prendere anti-depressivi tutto il giorno e tutti i giorni, la vita della mia famiglia è stata molto più breve di quanto ci aspettassimo, e io la voglio vivere, con te" o suoi occhi diventano lucidi mentre mi sorride "perché piangi?" Gli chiedo accarezzandogli le guance "sono stato l'uomo più fortunato del mondo" sorrido baciandolo "ti amo" "anche io ti amo Diana".
"Zia.." chiama la mia attenzione Leo, si era alzato da poco e tutti e quattro stavamo facendo colazione "si piccolo?" "Io non ho una mamma, vero?" Alzo gli occhi verso di Tom che mi guardava anche lui sorpreso "ehm..no, no piccolo" "voi mi dite in continuazione che mi considerate vostro figlio" gli prendo la mano "certo che ti consideriamo come nostro figlio" "allora perché non posso chiamarvi mamma e papà?" "Nessuno ti ha detto che non puoi tesoro, puoi chiamarci come vuoi" "quindi non vi dispiace neanche se dico che Stefania è la mia sorellina?" "No" risponde Tom al mio posto sorridente "ma perché lo chiedi?" "Perché vedo tutti i miei amici a scuola, con I proprio genitori, e anche io voglio averli" "lo hai" gli bacia la testa Tom "vi voglio bene" "anche noi te ne vogliamo".

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