III capitolo : Amore e maledizioni

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Dopo quell'episodio la permanenza di Clare ad Hogwarts migliorò molto. Ormai nessun Serpeverde la infastidiva più e la ragazza immaginava fosse grazie a Malfoy. Lui, dal canto suo, dopo quel giorno tornò ad ignorarla, comportandosi come se nulla fosse successo. Clare si rendeva perfettamente conto che fosse meglio così, diventare sua amica non le avrebbe procurato altro che problemi, soprattutto con gli altri Grifondoro. Hermione e gli altri lo odiavano e non ne facevano mistero, quando Clare aveva raccontato loro di come lui l'avesse aiutata avevano fatto davvero molta fatica a crederci e da quello che le avevano detto di lui non le veniva difficile dal loro ragione.

A volte però la ragazza non riusciva ad impedire a se stessa di pensare a lui, o osservarlo di tanto in tanto. Sembrava sempre così triste, sempre perso nei suoi pensieri e sembrava che nessuno, nemmeno i suoi amici, potesse aiutarlo o capirlo. Era come se, nonostante fosse sempre al centro dell'attenzione, non permettesse a nessuno di conoscerlo veramente.

Si stava avvicinando la fine di novembre quando Clare decise di andare ad Hogsmeade da sola, voleva rimanere un po' di tempo per conto suo. Quello sarebbe stato il primo Natale che non avrebbe passato con la sua famiglia e più si avvicinava al periodo delle vacanze più diventava malinconica. I suoi genitori avevano ricevuto un incarico fuori Londra e per quel periodo non sarebbero nemmeno stati a casa. Per lo meno adesso al ragazza aveva Hogwarts e i suoi amici.

Erano diverse ore ormai che vagava senza una meta precisa immersa nei suoi pensieri e iniziava a patire il freddo. Decise di avviarsi verso la strada del ritorno, la neve che copriva le strade le arrivava alle caviglie e il silenzio attorno a lei pareva surreale.

Ad un tratto però la quiete fu turbata da un grido agghiacciante. Clare cercò di capire da che parte fosse arrivato e si diresse correndo in quella direzione. Sbucò in uno spiazzo e vide davanti a sé Harry, Ron ed Hermione rannicchiati a terra di fianco ad una ragazza che quando si avvicinò riconobbe come Katie Bell, una Cacciatrice dei Grifondoro. Prima che chiunque di loro potesse fare nulla arrivò Hagrid, che la prese tra le braccia possenti per portarla subito a scuola.

Una volta tornati al castello i tre ragazzi furono convocati dalla professoressa McGrannit per spiegare quello che era accaduto e Clare decise di tornarsene al dormitorio. Mentre si dirigeva verso gli appartamenti dei Grifondoro vide qualcuno correre su per le scale, diretto al piano superiore. Salì anche lei, percorse il corridoio del piano diretta all'altra rampa, ma si fermò davanti ai bagni femminili, dove si trovava Mirtilla Malcontenta. Hermione le aveva detto che un po' per la sua presenza, un po' per quello che era successo con la Camera dei Segreti al loro secondo anno quei bagni non erano usati mai da nessuno. Dopo che Hermione gliela aveva presentata Clare era andata a trovare Mirtilla qualche volta e il fantasma le aveva raccontato tutte le sue disgrazie in più di un'occasione, talvolta poteva risultare un po' pesante, ma era tanto sola e a volte la ragazza si sentiva come lei.

Clare fece per entrare a salutarla, ma fu fermata da una voce.

-Vattene mezzosangue, lasciami in pace- e poi si sentì Mirtilla rispondere.

-Sei cattivo!- gridò e poi si sentì un tonfo nell'acqua, segno che si fosse gettata nel suo gabinetto. Per qualche istante Clare fu tentata di andarsene, ma quella voce le era troppo familiare e soprattutto sembrava così disperata... infatti, qualche istante dopo, sentì qualcuno piangere. Entrando la ragazza si rese conto che Mirtilla aveva di nuovo allagato il bagno e il pavimento era pieno d'acqua, ma non le importava. Fu in quel momento che si rese conto della figura che se ne stava rannicchiata davanti alla porta dell'ultimo bagno e quando la riconobbe rimase senza parole: era Draco Malfoy. Si teneva la testa tra le mani, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Clare si avvicinò a lui lentamente, sembrava che non so fosse nemmeno accorto della sua presenza. Per un istante la ragazza pensò che forse avrebbe fatto meglio ad andarsene, ma quando lo guardò di nuovo non ci riuscì. Non poteva lasciarlo solo. Quando fu abbastanza vicina si inginocchiò di fianco a lui, incurante dell'acqua che le bagnava i vestiti, e gli sfiorò il braccio con le dita. Lui sobbalzò e si voltò verso di lei, i suoi occhi di ghiaccio erano rossi di pianto e il suo bellissimo viso terribilmente disperato.

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