Il Patto

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Non appena misi piede sulla nave mi ritrovai avvolta da un paio di braccia sottili ma forti come l'acciaio e, inspirando il profumo di rose e agrumi, riconobbi immediatamente mia madre.

«Tesoro, ero così in pensiero!» esclamò, non accennando minimamente a lasciarmi andare.

«Mamma» borbottai, «Lasciami, dai».

«Quando sono venuti a dirci che vi sareste fermati per la notte ho temuto vi avessero mangiati» confessò Moira con sguardo cupo, lanciando un'occhiataccia nella direzione delle due immense statue che svettavano all'ingresso della laguna.

Ridacchiai divertita e mi allontanai da lei per scompigliare affettuosamente i rossi boccoli di Maeghan, che reclamava la mia attenzione saltellandomi intorno come un grillo.

Salutai poi mio padre, Abarrach O'Brien, e Laidhgeann, il padre di Rían, che mi osservava con affetto quasi paterno dietro le spalle di mia madre.

«Allora? Raccontateci tutto!» esclamò mio padre, accarezzandosi la barba brizzolata e ronzando intorno a mia nonna con curiosità.

«Andiamo nella sala da ballo» ordinò la vecchia, facendosi largo fra le streghe del suo clan e muovendosi in modo quasi regale.

Ci volle mezz'ora prima che tutte le streghe che ci avevano seguito nelle Terre Lontane si radunassero nella sala da ballo della nave da crociera e, quando infine tutte furono sedute, non un posto libero era rimasto in tutta la vasta stanza. Un brusio concitato vibrava nella gremita sala e riuscii quasi a percepire l'energia elettrizzante della curiosità delle streghe serpeggiare fra i presenti.

Daghain parlò per un'ora intera, rispondendo alle numerosissime domande ed esponendo il piano dei Principi per aiutarci; ed io intervenni solo per esporre la proposta che era stata fatta a me e a Rían.

«Perché solo voi due potete diventare cittadini? Perché solo a voi è offerta la totale protezione?» gridò un Clurichaun dal fondo della sala, ed io ribollii di rabbia nel rendermi conto che, per quanto ormai fossimo tutti nella stessa barca – metaforicamente ma anche letteralmente – le antipatie fra clan restavano radicate nel profondo di buona parte delle streghe che occupava quella sala.

Fortunatamente, Rían intervenne prima che io potessi mandare a quel paese il Clurichaun: «I Principi vogliono proteggere i Tesori delle loro Città; il loro gesto non è dettato da una quale simpatia nei nostri confronti. Inoltre, diventare cittadini significa proteggere la Città fino alla morte... e non credo che tu sia disposto a fare una cosa del genere, Piras» borbottò con un leggero astio nella voce limpida.

«E quindi noi che dovremmo fare?» ribadì quel tale, Piras, dando inizio ad un acceso dibattito circa la possibilità di accettare la proposta di Daireen e andare a vivere nelle sue Isole Vergini, lavorando per lei.

La riunione andò avanti per ore, tanto che io, alle cinque del pomeriggio, decisi di abbandonare la seduta. Il mio contributo era già stato dato e ormai non ne potevo più di strilli e discussioni, che mi avevano già causato un principio di emicrania.

Sgattaiolai quindi fuori dalla sala e mi arrampicai su per i dieci piani che mi separavano dal ponte della nave, sospirando di sollievo quando finalmente un venticello fresco dall'intenso odore salmastro mi soffiò sul volto.

A quell'ora del pomeriggio il sole non era più così bollente come lo era allo zenit, ma il caldo era comunque molto più intenso di quanto fossi abituata in Irlanda. Una brillante luce aranciata colorava il mare d'argento e veloci nuvole rosa si rincorrevano all'orizzonte, laddove la curvatura del mare si confondeva con il cielo.

Declan, Michan e Saoirse comparvero alle mie spalle una decina di minuti dopo, con le espressioni stremate che rispecchiavano alla perfezione la mia.

«Discuteranno ancora per molto?» domandai, poggiando la schiena al parapetto e fissando i miei amici con un sorrisetto divertito.

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