Helloooo, it's me again!
Non sono morta anche se, vista la mia lunghiiissima assenza, potrebbe essere sembrato il contrario. Scusatemi per i due mesi di assoluto silenzio, ma ho avuto un casino di cose da fare e non ho avuto nemmeno un secondo libero per scrivere e aggiornare... ma ora sono tornata, e sto cercando di rimettermi un po' in carreggiata con la scrittura.
Vi consiglio di andarvi a rileggere il capitolo precedente - io stessa ho dovuto farlo perché non mi ricordavo assolutamente un'acca di dove diavolo fossi arrivata a scrivere - perché questo qui è connesso al precedente ed è pieno di cose e persone e casini.
Comunque sia, se non vi va di rileggerlo tutto vi faccio un sunto io: ci eravamo lasciati con Rowan che, stufa di essere priva di poteri e stanca di essere sempre fragile e terrorizzata, decide di fidarsi di Lùg e chiedere il suo aiuto per recuperare i suoi poteri. Il Generale acconsente ad aiutarla ma, per poterlo fare, ordina a Rowan di prelevare il suo sangue dal Mausoleo degli Eroi, localizzato sull'Isola dell'Upupa, e di evocarlo di fronte al fuoco. Rowan si reca quindi a Gorias e al porto si imbatte nel Traghettatore, colui che conduce i defunti all'Isola dei Morti, anche nota come Isola dell'Upupa. La nostra Row scopre quindi che si dovrà imbucare ad un funerale per poter raggiungere l'Isola e recuperare il sangue di Lùg... e qui si concludeva il capitolo precedente, quindi ora vi lascio a quello nuovo.
Come al solito, spero il capitolo vi piaccia; fatemi sapere cosa ne pensate e... buona lettura!
A presto!
***
«Torno subito» mentii al timoniere e, afferrando il mantello nero che Morven mi aveva donato quella mattina stessa, saltai giù dalla barca con passo aggraziato.
Ignorando il borbottio della fata alle mie spalle, mi diressi con finta sicurezza verso il gruppetto di persone radunato sul molo, camminando con la schiena diritta e con un'espressione dura sul volto, mentre cercavo di ignorare la vocina nella mia testa che mi stava strillando che, prima o poi, la mia impulsività mi avrebbe fatta uccidere.
Mi accostai alle fate in lutto e, con il cappuccio calato in testa e il mantello stretto attorno al corpo, attesi insieme a loro l'arrivo della barca che ci avrebbe portati sull'Isola dell'Upupa.
Nessuno parve prestare attenzione a me, come se fossi un'ombra immobile e intangibile, ma quando finalmente una chiatta iniziò ad attraccare al molo, sentii più di uno sguardo posarsi sulla mia figura coperta. Ignorai tutte le occhiate e mi comportai come se avessi tutto il diritto di trovarmi lì insieme a quella famiglia in lutto e, quando le fate iniziarono a salire a bordo, io mi accodai a loro.
«Chi sei tu?» mi bloccò una voce burbera, e una presa ferrea si strinse al mio avambraccio.
Ricacciai la paura nella parte più recondita di me e assunsi l'espressione più da stronza del mio repertorio: «Chi sei tu?» sbottai, scostandomi leggermente il cappuccio dal volto e fulminando l'uomo che mi aveva fermata, con gli occhi ridotti a due fessure.
«Saraid?!» esclamò quello, indietreggiando immediatamente con un'espressione di stupore mista a orrore in viso, «Voi eravate morta!».
Incrociai le braccia al petto e ghignai come avevo visto fare da Lùg: «Ti sembro forse morta?» lo derisi. Gli diedi quindi una leggera spallata e lo sorpassai, mettendo finalmente piede sulla chiatta: «Voglio porgere i miei ossequi al defunto, me lo vuoi forse impedire?» domandai con voce morbida, senza smettere di fissarlo negli occhi.
La fata sostenne per qualche secondo il mio sguardo, ma poi chinò la testa e mormorò: «Certo che no, mia Signora. Siamo grati della vostra presenza qui».
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Terre Lontane
FantasyTerzo volume, seguito di "Sangue di Discendente". *ATTENZIONE, SPOILER SUL SECONDO LIBRO!* Le fate sono evase dai Tumuli. Rowan O'Brien, insieme ai tredici clan di streghe, è costretta a lasciare la sua amata Irlanda e ad affidarsi alla Fenice, la q...