Traghettatore

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Scusate l'inattività 🥹 La mia vita al momento è piena di cose e non sto riuscendo a scrivere come vorrei (e come vorreste ahaha), però vi lascio questo capitolo che ho solo dovuto sistemare un po'!
Spero di aggiornare presto - ma non lo posso assicurare - buona letturaaa!

***

Mi svegliai sentendomi osservata.

Stesa nel letto e accoccolata sotto il piumino, percepii un paio di occhi studiarmi attentamente e mi venne la pelle d'oca: sentendomi in pericolo, mi irrigidii come una statua e il mio cuore iniziò a scalpitare nel petto, imponendomi di stare all'erta.

«Shhh, rilassati» mormorò una voce sussurrata, e una mano ruvida e callosa mi carezzò la sommità della testa, l'unica parte di me che non era sommersa sotto il piumino.

Spalancai gli occhi ed emersi da sotto le coperte, trovando l'imponente figura di Lùg troneggiare su di me. Egli era comodamente sdraiato sopra il mio piumino, con una mano a reggergli il capo e l'altra ancora intenta a lisciare i miei capelli, e i suoi occhi argentei mi scrutavano tranquilli.

«Che ci fai qui?» sbottai, sottraendomi al suo tocco e faticando a sgusciare fuori dalle coperte, bloccate dal peso del corpo del Generale.

Rotolai giù dal letto in modo goffo e sentii il suo sguardo seguire ogni mio movimento, e arrossii nel rendermi conto di indossare solo una leggera camicia da letto color pastello. Lùg, fortunatamente, non commentò il mio abbigliamento, ma si mise a sedere più comodamente e, incrociando le braccia dietro la testa, mi disse: «Sono venuto a chiederti se hai riflettuto sulla mia proposta, Mezzosangue».

Assottigliai lo sguardo e lo studiai per un lungo momento, cercando di capire le intenzioni che si celavano dietro la sua apparente magnanimità nei miei confronti ma, non leggendo nulla nei suoi oscuri occhi argentei, esalai un lungo respiro e confessai: «Dà un'occhiata fuori dalla finestra».

Il suo sguardo saettò alla vetrata e, nel riconoscere il paesaggio notturno al di fuori, vidi la comprensione illuminare il suo viso spigoloso: «Vedo che hai deciso di andare a Gorias... la mia proposta ti ha fatto gola, Rowan?» mormorò con una profonda soddisfazione nella voce, allungandosi nel mio letto come una pantera pronta a scattare.

Lisciandomi il leggero tessuto della camicia da notte sulle gambe, borbottai: «Sono stanca di sentirmi impotente. Sono stanca di essere sempre impaurita e spaventata, sono stanca di aver sempre bisogno di protezione. Rivoglio i miei poteri» sbottai, dando finalmente voce ai pensieri che mi avevano tarlato la mente nei giorni precedenti.

Il viso di Lùg si illuminò di un ghigno quasi perverso: «Sapevo che l'avresti detto» mormorò, poi mi fece l'occhiolino: «La facciata da agnellino intimorito non ti si addice, Mezzosangue».

Rimasi zitta, non potendo che condividere appieno le parole del Generale: da quando ero arrivata nelle Terre Lontane – anzi, da molto prima di allora, da quando ero ancora nei Tumuli – ero... fuori fase. Spaventata dall'idea che Finvarra mi potesse trovare, impaurita di fronte ai Principi, terrorizzata da Lùg... ero stufa di sentirmi così impotente, così in balia degli eventi. Ed ero stanca di quella versione piagnucolona e lagnosa di me.

«Cosa devo fare?» domandai quindi, avanzando di un paio di passi finché le mie ginocchia toccarono il materasso sul quale lui era ancora steso, «Cosa devo fare per evocarti?» ripetei con convinzione.

Il sorriso di Lùg fu un lampo luminoso nella camera buia e, per la prima volta, percepii un brivido di eccitazione all'idea di stare cospirando con il Generale delle fate in persona... tanto che un oscuro compiacimento mi vibrò nel petto quando egli mormorò: «Brava, mia piccola Mezzosangue».

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