Ero immersa in una vasca da bagno con gli occhi chiusi e le membra rilassate e Rìan, alle mie spalle, mi stava intrecciando i capelli con devozione, massaggiandomi di tanto in tanto il cuoio capelluto.
Un tremito mi scosse le membra ed io rabbrividii nell'acqua tiepida, rendendomi conto di essere rimasta a mollo per molto più tempo di quanto credevo.
«Ho freddo» dissi con voce secca, «Portatene un altro».
Le mani di Rìan si fermarono fra i miei capelli: «Sarebbe meglio che tu uscissi, è tardi» mi riprese con voce incolore, ed io sentii l'irritazione montarmi nel petto: «Ho detto che ne voglio un altro. Vammene a prendere un altro, subito» ordinai con voce imperiosa.
Lui non disse niente ma lo percepii allontanarsi da me, rapido e silenzioso com'era sempre stato.
Rabbrividii di nuovo e feci per richiamarlo una seconda volta, ma la sua voce roca mormorò: «Ecco qui».
Aprii gli occhi e lo vidi di fronte a me, bellissimo nella sua veste bianca, mentre teneva per i capelli un umano sudaticcio e grassottello.
«Non hai trovato di meglio?» sbottai, inarcando un sopracciglio con stizza.
«Questo è ciò che ho trovato» replicò lui, senza sorridere.
Sbuffai, scocciata: «Me lo farò andare bene... ma, per il futuro, ricorda che li preferisco più giovani».
Lui annuì seccamente e il lampo argentato di una lama brillò sotto la luce del fuoco che ardeva nel camino: in un battito d'occhi, il coltello aveva trafitto la gola dell'umano e denso sangue rosso stava sprizzando tutt'intorno.
Rìan spinse l'uomo in avanti, mantenendo sempre una ferrea presa sui suoi capelli, e il sangue iniziò a fluire lento nella vasca da bagno... e fu solo in quel momento che io notai il colore dell'acqua nella quale ero immersa.
Rosso.
Rosso cremisi.
Dentro di me, iniziai ad urlare.
Urlai e urlai, cercando disperatamente di uscire dalla vasca da bagno, ma mi trovavo intrappolata nel corpo della me del sogno e non riuscivo a scindermi da lei... anzi, iniziavo a percepire un tiepido calore diffondersi attorno a me, segno inequivocabile che il sangue caldo dell'umano stava riscaldando la mia pelle.
Serrai le palpebre e, per un paio di secondi, il nome di Lùg fu sulla punta della mia lingua. Lui avrebbe potuto tirarmi fuori dall'incubo, esattamente come aveva già fatto in passato, ma mi trattenni dal pronunciare il suo nome: ora che sapevo di essere dentro un altro maledetto incubo, avrei potuto sopportarlo. Avrei solo dovuto urlare fino a svegliarmi.
«Rowan, ehi!» mi sentii scuotere violentemente per le spalle e, a fatica, aprii gli occhi.
«Maledizione» esalai con voce rauca, rabbrividendo nella sottile camicia da notte che indossavo.
Prima ancora che potessi realizzare di avere freddo, il mio migliore amico mi posò una coperta sulle spalle e, scrutandomi in viso, mi domandò: «Tutto bene? Stavi urlando e... e sembravi davvero terrorizzata».
«Ho fatto un incubo orrendo» mormorai e, vedendo che Labhraidh rimaneva in silenzio, in attesa, mi costrinsi a rivangare l'orrendo sogno: «C'era Rìan... c'è sempre Rìan, e io sono sempre... terribile. Questa notte facevo il bagno nel sangue degli umani».
«Cazzo, Row, potresti scriverci un racconto del terrore» commentò lui; poi mi carezzò la gamba da sopra la coperta e aggiunse: «Sei solo preoccupata per lui, è normale che lo sogni così spesso... e diciamo che a stare così a contatto con le fate è quasi normale che tu faccia sogni di sangue, soprattutto visto che hai dovuto bere quello di Domhnall per diventare cittadina».
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Terre Lontane
FantasyTerzo volume, seguito di "Sangue di Discendente". *ATTENZIONE, SPOILER SUL SECONDO LIBRO!* Le fate sono evase dai Tumuli. Rowan O'Brien, insieme ai tredici clan di streghe, è costretta a lasciare la sua amata Irlanda e ad affidarsi alla Fenice, la q...