Capitolo 2

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Dovetti guidare per circa un'ora piena, destreggiandomi tra il traffico autostradale, prima di raggiungere Roma, precisamente zona Trastevere, arrivando finalmente sotto casa.

Dopo aver posteggiato uscii dall'auto, prendendo il bagaglio che avevo lasciato sui sedili posteriori, e così presi a camminare verso il portone di quel palazzo bianco dai particolari marroni, che aprii dopo aver cercato le chiavi nelle tasche dei pantaloni.

Raggiungendo il quinto piano di quel palazzo, nonché anche l'ultimo, mi ritrovai davanti la porta di casa, infilando la chiave dentro la serratura per poi girarla tre volte, entrando dentro casa

«Casa dolce casa» Mormorai contento, respirando quell'odore dolce e piacevole di qualche profumo per ambienti, richiudendomi poi la porta alle spalle

Camminando per casa con l'obiettivo di raggiungere la stanza da letto, mi beai dell'ordine che vigeva in tutta casa che paragonata al mio appartamento in affitto a Londra, quest'ultimo sembrava davvero un inferno

Non ero mai stato ordinato, anche se in realtà l'ordine credevo fosse un concetto abbastanza relativo; chi può stabilire se qualcosa è in ordine?
Ognuno può avere una concezione di ordine diverso da quello di un'altra persona... Se fossi abituato a lasciare una maglietta sul divano del soggiorno probabilmente saprei per certo di trovarla lì, anche se non è messa in 'ordine', se invece qualcuno la rimettesse nell'armadio non riuscirei a trovarla subito proprio perché non è in ordine.

Ad ogni modo, dopo aver poggiato le valigie sul letto presi a disfarle, rimettendo le cose pulite in armadio ed il resto a lavare, concedendomi alla fine qualche minuto sdraiato sul letto per potermi rilassare un po'

Prendendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni lo sbloccai, ritrovandomi sulla rubrica proprio davanti all'ultimo contatto salvato, quello di Christian.

Valutai per un solo istante di entrare su WhatsApp e mandargli un solo messaggio, giusto per fargli salvare il mio numero, ma quando realizzai quel pensiero bloccai immediatamente il cellulare, lanciandolo in un punto del letto più lontano possibile da me.

Non potevo permettermi di farmi passare per la testa quegli stupidi pensieri, avrei dovuto continuare a far finta di nulla, come se non lo avessi mai incontrato... Dovevo farlo per me.

L'unica cosa che mi concessi di fare, quando ripresi il cellulare, rendendomi conto di averlo buttato via come un adolescente quando manda un messaggio incriminato o fa qualcosa di cui di vergogna come un ladro, fu sbloccarlo su Instagram.

I piani però non comprendevano che, sbloccandolo, sarei stato attratto dal suo profilo al punto tale da spulciarlo per capire cosa fosse successo in tutti quegli anni ma lo feci, e nonostante me ne vergognassi non riuscii a smettere, almeno finché visualizzando le storie in evidenza non mi trovai una cartella che mi fece provare una sensazione di fastidio immensa, già solo partendo dal nome... L'aveva chiamata con un semplice cuore bianco, ma quello era il mio cuore, e in quella cartella c'erano talmente tante foto con una stessa ragazza, mentre la baciava, le sorrideva, le passava una mano tra i capelli, che non resistetti, chiudendo Instagram immediatamente.

Che c'è? Lo sapevi che ti avrebbe fatto male, eppure le hai guardate lo stesso. Masochista.

Odiai più che mai la mia coscienza che mi riempì il cervello di pensieri bui, ma non ebbi tanto tempo per rimanere lì a rimuginarci sopra perché il rumore di una porta che si richiudeva mi portó ad alzarmi, sapendo che il mio ragazzo fosse tornato di lavoro

Con un sorriso sulle labbra uscii dalla camera, per raggiungerlo in soggiorno dove lo vidi di spalle poggiare le sue cose sul divano con aria abbastanza stanca

Ricordami Di Scordarti [Zenzonelli] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora