Capitolo 5

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Il giorno seguente, erano circa le sette di sera quando trovai la forza di alzarmi da quel letto dopo aver dormito un po' per alleviare quella fiacchezza data dal caldo atroce che rendeva invivibile quella giornata

Alzandomi, mi recai in soggiorno, trovando il mio ragazzo immerso tra i libri, completamente dedito allo studio da non accorgersi che fossi entrato in quella stanza

«Ei, come va lì?» Chiesi raggiungendolo da dietro e chinandomi per stampargli un bacio sul collo, raggiungendo poi il frigorifero

«Bene, bene...»

Alzai un sopracciglio prendendo nel mentre la bottiglia di tè al limone che probabilmente se si trovava lì era soltanto perché piaceva a me

«'Bene' che va davvero 'Bene' o 'Bene' del tipo 'Sono sull'orlo di un pianto isterico, penso al suicidio'?» Ironizzai strappandogli così una risata, riempiendomi un bicchiere di quel tè per poi prendere la bottiglia di tè alla pesca e riempirne uno per il ragazzo, raggiungendolo sul divano

«Non sono ancora arrivato al suicidio ma potrei valutarlo a breve... È tipo un librone infinito ed è... Forse cinese mandarino, o magari sloveno, che so» Alzó le spalle, prendendo il bicchiere che gli porsi, rilassandosi contro lo schienale del divano

«Vuoi una mano? Non so, vuoi ripetermi qualcosa? Decifriamo insieme lo sloveno-mandarino?» Ridacchiai e lui con me, bevendo un sorso di tè fresco

«No amore tranquillo... Se vuoi resta ad ascoltare, ma credo che dovrò decifrarlo da solo»

Ricambiai quel bacio quando si sporse per stamparmene uno sulle labbra, annuendo appena

Rimasi così ad ascoltarlo trattare di una materia che in seguito capii essere Psichiatria, per il semplice fatto che quel nome si ripeteva ad ogni definizione, mentre la mia mente vagava già a quella sera e a quello spettacolo al quale non ero per niente sicuro di voler andare ma il mio orgoglio personale mi costringeva a farlo.

Ancora con la mente a quel dannato spettacolo, un pensiero nuovo si infiltró e, sicuramente, non era un pensiero da poco: non avevo l'indirizzo di quel posto, e non avrei mai scritto a Cosmary per chiederglielo, ero troppo orgoglioso per farlo.

Presi così il cellulare dalla tasca di quei pantaloncini, pensando di mandare un messaggio a Dario per chiedergli quell'indirizzo ma i miei piani furono stravolti quando mi resi conto che, tempo prima, quando avevo cambiato cellulare avevo perso il suo numero e non mi ero premurato più di tanto a farmelo ridare da Cosmary.

Lottando contro me stesso, mi trovai davanti alla chat di Christian, scrivendo e cancellando lo stesso messaggio da dieci minuti buoni per paura di mandarglielo

«Che può succedere mai?» Sussurrai tra me e me, sentendomi, per la seconda volta nel giro di così poco tempo, uno stupido adolescente... Eppure quella fase era passata da tempo

«Cosa Amore?»

Sbattei le palpebre un paio di volte prima di realizzare che mi avesse sentito sussurrare, bloccando velocemente il cellulare

«No nulla, stavo pensando ad una cosa stupida»

Sorrisi, continuando ad ascoltarlo quando tornó alla sua ripetizione, decidendo infine di lasciar perdere e non scrivergli... Avrei trovato un modo alternativo.

Presi nuovamente quel cellulare quando mi arrivó una notifica, sgranando gli occhi e dischiudendo le labbra quando vidi un messaggio da Christian, sbrigandomi a sbloccarlo per poter entrare così su WhatsApp e capire

Chiusi gli occhi, con il desiderio di sbattere la testa contro il muro nella speranza di diventare più intelligente quando mi accorsi che, bloccando il cellulare, involontariamente avevo mandato quel messaggio che avevo scritto e cancellato innumerevoli volte

Ricordami Di Scordarti [Zenzonelli] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora