Capitolo 13

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La porta di quella casa presa in affitto venne chiusa quasi violentemente quando entrammo e, con altrettanta violenza, le mie labbra si appropriarono di quelle del ragazzo, e le mie mani dei suoi fianchi, incastrandolo tra quella stessa porta e il mio corpo.

Con gli occhi chiusi sentii le sue mani perdersi tra i miei capelli, attirandomi con veemenza ancora più a sé, lasciando che le mie mani si perdessero sotto la sua maglia, accarezzando il suo addome che venne contratto in tutta risposta, facendomi accennare un sorrisetto per quella reazione che faceva intendere quanto il suo corpo desiderasse quel contatto.

Nel sesso, di norma, non amavo dilungarmi troppo nei baci lascivi o carezze possessive ma, con il moro davanti a me non volevo a far altro che godermi il suo sapore, riconoscendo una sottile nota dolciastra data probabilmente dal caffè che il ragazzo amava bere da sempre, anche nei momenti più disparati della giornata.

Fu difficile indirizzarci verso la sua stanza, sia per colpa del piede che non mi consentiva di camminare liberamente, che per colpa del nostro bisogno quasi fisiologico di stare attaccati, di continuare a baciarci come se il fiato non finisse, come se il tempo non scorresse.

Camminammo quasi alla cieca, anche se per lo più, in realtà, mi sostenne lui, riuscendo anche a sbattere diverse volte contro il vario mobilio, non riuscendo a trattenere delle risate talmente complici da ricordarmi della nostra amicizia anni prima.

Amicizia che lui ha buttato nel cesso, te lo ricordi, giusto?

Cercai di scacciare la voce invasiva della mia coscienza, raggiungendo quel letto sul quale mi ritrovai sdraiato, osservando il ragazzo passare a cavalcioni su di me, rimanendo a guardarci negli occhi qualche istante più del dovuto.

Ti sta usando coglione, è l'ennesimo modo per prendersi gioco di te, come quel giorno... Poi non piangere

Le mie mani finirono sulle sue cosce magre che strinsi con forza, spostando lo sguardo dal suo, voltando il viso di lato prima di fare un respiro profondo.

«Ei... Stai bene? Cioè, lo so che stai male, ma- hai capito...»

Annuii appena, ritrovandomi il viso del ragazzo a pochi centimetri dal mio, chiudendo gli occhi quando portò una mano sulla mia guancia prima di poggiare timido, come se non si fossero mai sfiorate fino a quel momento, le sue labbra sulle mie.

Feci salire le mani dalle sue cosce ai suoi fianchi, afferrando i lembi di quella maglia, davvero orribile, che aveva indosso per potergliela sfilare senza troppi problemi.

A quel gesto anche lui sembró prendere coraggio, premurandosi a sfilare la mia che finì, così come la sua precedentemente, in un angolo del pavimento della camera.

«Che c'è?»

Chiesi avendo notato il suo sguardo perso sul mio petto scoperto, immaginando che stesse pensando a qualcosa, o che comunque stesse valutando di non spingersi più oltre.

«Non... Non so che devo fare»

Non riuscii a trattenere un sorriso, che cercai comunque di eliminare il prima possibile dal mio volto

«Devi fare ciò che hai sempre fatto... Come con Alice, o con Serena»

Lui annuì titubante, tornando a baciarmi con una certa dolcezza, mentre le sue mani mi sfioravano timide il busto facendo strada per le labbra che qualche attimo dopo seguirono lo stesso percorso, lasciando piccoli morsi ai capezzoli con i quali perse più tempo, avvolgendoli con la lingua, lasciandomi sfuggire degli ansiti, e baci a bocca aperta lungo l'addome.

«Hai bisogno di aiuto?» Ridacchiai, osservandolo non riuscire, per colpa delle mani tremolanti, a sciogliere il nodo stretto che mi teneva saldi addosso i pantaloni della tuta.

Ricordami Di Scordarti [Zenzonelli] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora