Ancora seduto su quel letto, con lo sguardo chino sui miei piedi scalzi delle scarpe, mi lasciai scappare un sospiro prima di poter decidere che fosse il caso di alzarmi e rivestirmi, facendolo in fretta, o almeno per quanto veloce potessi muovermi.
Il ragazzo, ancora chiuso in bagno, non sembrava intenzionato ad uscire da quella stanza, immaginando che vi sarebbe rimasto fino a quando non me ne sarei andato solo per evitare di vedermi.
Una volta vestito, lentamente mi diressi verso la porta di casa, facendo prima una piccola fermata davanti a quella porta, in legno chiaro, chiusa, del bagno, rimanendo a fissarla prima di decidere di bussare leggermente.
«Chri...»
Nulla. Il silenzio più totale.
«Chri, mi rispondi almeno?»
Poggiai il palmo della mano contro quella superficie lignea e fredda, sospirando.
«Christian apri questa porta»
Quel silenzio sembrava minacciarmi di mangiarmi vivo, avvertendo la necessità di sentire quantomeno la sua voce, ritrovandomi così ad appoggiare la fronte contro quella superficie.
«Chri, per favore...»
Fu a quel punto che riuscii a sentire un flebile singhiozzo e, nonostante fosse assurdo, mi sentii meglio nel pensare che per lo meno fosse ancora vivo o che non fosse svenuto, o chissà che altro.
«Che vuoi Mattia? Non posso aprire adesso»
Parló con circa la stessa voce rotta di poco prima, soltanto più nasale, e dalla provenienza di quella voce riuscii a capire che fosse appoggiato contro la superficie interna della porta, forse seduto contro essa.
«Volevo... Volevo solo ringraziarti per essere venuto quando ti ho chiamato...»
E, nonostante non comprendessi il motivo di quel pianto, non riuscii a far altro che sentirmi in colpa, soprattutto quando sentii dei mugolii abbinati a qualche tirata sù da parte del naso.
«Vattene Mattia...»
Rimasi in silenzio qualche secondo, decidendo poi di abbandonare effettivamente quella casa, richiudendomi così la porta alle spalle.
Dovetti spostarmi davvero poco, per fortuna, per raggiungere il bar che avevo citato, in quel ricordo, al mio ragazzo, sedendomi al primo tavolino esterno che vidi libero, decidendo di prendere un caffè giusto per poter giustificare la mia presenza lì.
Quel caffè non tardó ad arrivare mentre il mio sguardo si perdeva nel fitto traffico urbano di quella città dannatamente frenetica, bevendone un sorso.
Non riuscii a non socchiudere gli occhi quando, tra le labbra, avvertii quel retrogusto tipico del caffè stesso che mi ricordó il sapore della bocca di quel ragazzo che avevo lasciato chiuso nel bagno di casa propria a piangere.
Avrei dovuto essere felice di saperlo stare male, di saperlo seduto contro la porta di quel bagno, rannicchiato in se stesso, immerso in un pianto che probabilmente, in quel momento, era diventato esagerato... Stava soffrendo e, qualunque fosse la ragione, avrebbe dovuto farmi stare meglio vederlo in quel modo, come lui aveva fatto stare me... Eppure, ci stavo male, sentivo una voglia malsana di tornare in quella casa e abbracciarlo, di passargli dolcemente una mano tra quei ricci ribelli per farlo calmare... Voglie che non sarebbero dovute esistere.
«Amore»
Alzai il viso di scatto dalla tazzina di caffè sul tavolino, fissando il mio ragazzo che mi guardava a sua volta con un sorriso incline alla tristezza
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Ricordami Di Scordarti [Zenzonelli]
FanfictionDimenticare: /di·men·ti·cà·re/ [Cancellare dalla memoria, non ricordare più, scordare: d. un numero di telefono; non dimenticherò mai questa giornata;] Perché Mattia credeva che dimenticare Christian, rimuoverlo dalla sua vita, fosse facile come di...