Capitolo 1

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Capitolo 1

"Bianca come la luna,
dolce come una rosa,
candida come la neve,
sei tu, piccola May."

Rilessi le parole che avevo annodato sul mio quaderno delle poesie. A volte mi dilettavo a scrivere, semplicemente per alleggerire i pensieri che mi tormentavano, idee e quant'altro. Era un piccolo sfogo per me, e non l'avevo mai detto a nessuno. JD, ecco il nome del mio segreto, veniva nascosto sotto una piastrella del pavimento della mia camera. Era accanto al letto, sotto il tappeto. Il mio posto sicuro. La sua copertina in pelle verde bottiglia risaltava sulla superficie chiara della mia scrivania, ricordandomi che dovevo rilegarla poiché rovinata a causa del tempo. Ma poco mi importava, quel diario o qualsiasi cosa fosse era stato vissuto, e aveva il suo fascino. Voltai pagina, tornando indietro. La mia attenzione fu attirata da una delle poesie che scrissi per Graham quando scoprii il suo segreto.

"Le fiamme bruceranno le tue sofferenze,
la vita ti darà nuova speranza,
e dal buio potrai tornare a rinascere."

Erano solo poche righe, ma quella sera mi liberarono dall'angoscia. I ricordi ritornarono nella mia mente, ma li cacciai via. C'era una pi stataccola poesia per ogni momento bello e triste. Era il mio modo di ricordare e non dimenticare. Qualcosa di meraviglioso, le parole erano così. Forse in un'altra vita ero stata una scrittrice importante, e la sua anima poetica era diventata in questo mondo, la mia.
Il rumore dell'apertura della finestra mi fece sobbalzare. Nascosi velocemente JD dentro un cassetto, e aiutai Graham ad entrare. Il suo sguardo di fuoco mi gelò il sangue, era arrabbiato, deluso e ferito.
«Perché?» mi chiese senza perder tempo. Ero tornata a casa a piedi, senza dirgli una parola, solo perché l'avevo visto parlare con una ragazza e allontanarsi con lei nella sua Range Rover. Pensai che fosse l'ennesima bugia in mezza giornata, dopo quella della Ocean Falls's University. Stava iniziando a mentirmi, e lo sentivo distante, come se non si fidasse più di me. Che ci stava accadendo?
«Cosa?» ribadii scocciata. Mi strinsi le braccia al petto, e mi sedetti sul letto. Graham rimase di fronte a me sospirando pesantemente, gettando fuori tutta la sua frustrazione.
«Ti ho aspettato per un'ora al parcheggio, May!» scattò «Perché diamine sei venuta a casa da sola?» l'azzurro dei suoi occhi si intensificò, concedendomi la visione delle sue pupille dilatate. Rimasi ancora in silenzio, limitandomi a sfidare il suo sguardo. «Volevo fare quattro passi.» risposi semplicemente.
«Potevi avvisarmi.» sbuffò seccato.
«Non volevo disturbare.» ammisi, abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
«Non ero impegn-...Oh.» si bloccò «Molly Owen, la barbie della scuola. Mi hai visto con lei, vero?» annuii, mi sentii così ridicola sotto ai suoi occhi, che non volli neppure guardarlo. Ero imbarazzata e in colpa.
«L'ho accompagnata da Jeremy, stanno insieme.» spiegò, abbassandosi al mio livello. Le sue dita toccarono il mio mento, facendo pressione affinché alzassi lo sguardo. «Sei gelosa, May?» rise divertito.
«No!» scattai, scansando il suo tocco e raggiungendo la scrivania. «Non hai la ragazza, Graham. Per una buona volta volevo lasciarti in pace, non serve che tu ti prenda cura di me. Hai una vita sociale, ed io posso benissimo arrangiarmi da sola. Non voglio essere un peso per te.» confessai.
«Hai idea di quello che hai appena detto?» sussurrò incredulo. «Cioè, tu mi stai dicendo di mollare la persona più importante che ho al mondo, per una stupida scopata?» annuii di nuovo senza dire parola alcuna. «Non voglio nessuno nella mia vita, May. Sono stato abbastanza chiaro su questo punto. Se non ti avessi raccontato di mio padre, non ci saresti neppure tu. Mi sento in dovere di proteggerti dalla mia vita, perché per me sei davvero importante. Io non saprei che fare senza di te. Conosci ogni mio piccolo difetto, tutte le mie ferite e le cicatrici, le mie paure, gli incubi. Sai come calmarmi, curarmi. Sei come una mamma per me, quella che non ho mai avuto.» Il bussare della porta mi fece staccare dalla connessione creatasi tra i nostri occhi.
"May, sono Joy! Mangi a casa stasera?" Graham mi fece segno di dire no.
«No, mangio fuori.» le urlai.
"Okay." Disse allontanandosi dalla porta.
«Scusami, sono stata una stupida.» Graham venne verso di me, e mi abbracciò.
«La mia dolce stupida.» sussurrò ridendo. «Ho condiviso cose con te che non condividerò mai con nessuno, e non me ne pento. Ho trovato un'amica degna di essere nella mia vita.» le sue parole mi riempirono il cuore. C'erano cose che avevano solo bisogno di essere dimostrate. «Allora, mangiamo fuori?» domandai staccandomi dalle sue braccia.
«Stavo pensando di andare al cinema a vederci un Horror.» battei le mani.
«Il mio genere preferito.» Graham annuì sorridendo.
«E anche il mio!» ribadì soddisfatto.
«Torni a casa adesso?» la sua espressione si intristì, e il suo corpo si tese.
«Devo, ho bisogno di una doccia.» mi informò.
«Solo, stai attento.» lo avvertii preoccupata.
«Sì, ti passo a prendere tra 2 ore.» disse andando verso la finestra. Lo vidi calarsi giù, e raggiungere la sua auto parcheggiata non molto lontano, prima che le mie sorelle scoprissero tutto.

Furono le due ore più ansiose della mia vita. Ogni volta che Graham doveva andare da suo padre, un nodo nello stomaco non mi faceva far nulla. Mi sistemai, indossai qualcosa di casual, jeans, felpa e stivali, un velo di trucco, ed ero pronta. Ma le ore passarono, e non stavo più nella pelle. Graham non era mai in ritardo, e qualcosa mi suggerì che era in pericolo. Presi velocemente le chiavi di casa e il cellulare, infilandoli nella tasca della felpa. Andai al piano di sotto, salutai i miei genitori e le mie sorelle, e uscii in fretta. Camminai per poco fino a quando non vidi l'auto di Graham, e lui scendere. Cadde a terra, tossendo. Mi precipitai da lui, spaventata.
«Graham, stai bene?» domandai preoccupata. Lui annuì.
«Solita routine.» rispose semplicemente. Ero arrabbiata, furiosa. Avrei davvero preso le chiavi della sua auto e sarei andata a spaccare la faccia a suo padre. Ma avevo poco fegato per farlo, mi avrebbe fatta fuori prima lui.
«Andiamo, devo disinfettare le ferite.» Graham acconsentì, appoggiandosi alla mia spalla. Lo sorressi per tutto il tragitto, aiutandolo a salire la piccola scala esterna che portava in camera mia, facendo attenzione a non fare rumore. Si sdraiò sul mio letto, stanco, mentre presi il disinfettante e il cotone. Mi sedetti accanto a lui ed iniziai a disinfettare il sopracciglio spaccato e il labbro.
«Mi fa male anche qui.» mi indicò lo stomaco.
«Togli la maglia, Graham.» ordinai.
«No, vedrai che passerà.» sorrise debolmente.
«Graham, ho detto di togliere la maglia.» ringhiai. Lui annuì sconfitto, sfilandosi l'indumento. Aveva un enorme ematoma viola sul fianco, abbastanza grande.
«Co-come..?» balbettai sconvolta.
«Un calcio.» spiegò semplicemente.
«Dovremo mettere una pomata o qualcosa del genere.» mi agitai sul posto. Feci per alzarmi, ma mi trattenne.
«E' tardi, ormai. Sdraiati accanto a me...» mormorò «..ti prego, May.» mi supplicò dopo. Non potevo dirgli di no, aveva bisogno di me. Acconsentii, girando dall'altro lato e posizionandomi accanto a lui. «Grazie.» sussurrò, abbracciandomi da dietro. Il suo respiro sul mio collo divenne più regolare e tranquillo, fino a quando non si addormentò e con lui anche io.

May - May 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora