Capitolo 12

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May

Capitolo 12

L'unica cosa che mi venne in mente fu solamente lui. Graham. Non riuscivo a pensare ad altro modo per salvarmi. Da chi stavo scappando? Da Nate? Da me? Dai miei sentimenti per Graham? Dalle mie paure? Stavo fuggendo via da qualsiasi cosa che facesse parte della mia vita. Il bello era che mi sentivo in colpa! Per cosa poi? Per essere semplicemente andata a letto con Nate? Io non dovevo sentirmi in colpa per questo! Graham non c'era! Lui era lontano chilometri da me! La vita era la mia e potevo andare a letto con chiunque io volessi. Graham era solo un piccolo particolare che avrei potuto benissimo anche dimenticare. Ma più continuavo ad odiarlo, più i miei sentimenti crescevano e si espandevano in maniera sovrumana per lui.
«Basta! Vi prego, basta! Fatelo smettere!» urlai in preda alla disperazione. Non sapevo neppure quanto avessi camminato e dove mi trovassi. Mi guardai in giro, ma era tutto vuoto. Non c'era nessuno a parte un buttafuori davanti un grande magazzino. Non sapevo cosa ci facesse lì e neppure perché questo luogo era deserto. Ma la curiosità prese il sopravvento e i miei piedi iniziarono a camminare verso quel posto così oscuro. Qualcosa doveva pur esserci, no? Qualsiasi cosa che mi distraesse da tutti questi pensieri sarebbe stata utile. Dovevo assolutamente entrare lì dentro.
«Ehi, ragazzina. Non è un posto per te.» il buttafuori mise un braccio davanti l'entrata con l'intenzione di non farmi passare. Era così grande e grosso che mi fece paura. Deglutii a fatica ma non mi fermai. Volevo dimenticare i miei problemi.
«Mi faccia passare.» mi imposi, decisa.
«Oh, vuoi fare la dura con me?» rise «Sappi che non ci riuscirai. Ho visto milioni di ragazzine come te che cercano solo guai.»
«Non sono come tutte le altre.» ribadii.
«Credimi, un giorno mi ringrazierai per non averti fatta entrare. Mi sembri una ragazzina così dolce, non puoi stare qui.»
«Si faccia i cazzi suoi! Voglio entrare!» gridai, minacciosa. All'improvviso dall'interno del magazzino sentimmo delle urla di incitamento. Urlavano il nome di qualcuno molto forte. Allora capii che mi trovavo in uno di quei posti in cui la lotta era illegale e facevano scommesse su di essa.
«Forza King! Forza King! Forza king!»
«È forte King!» mi disse il buttafuori.
«Be' sono la sua ragazza, voglio entrare.» inventai una scusa che fosse plausibile.
«Non pensavo avesse una ragazza. King non è un tipo da una relazione fissa. Porta sempre con sé donne nuove ogni sera.»
«Stasera ci sono io, adesso mi faccia entrare.» Il buttafuori ci pensò per qualche secondo, poi annuì.
«Se ti faccio entrare, promettimi che starai attenta.»
«So badare a me stessa.» mi imposi. Lui mi guardò con occhi dolci. Era grande e grosso ma era un gigante buono, allora decisi di dirgli altro. «Okay, cercherò di stare attenta. Grazie del consiglio.» lui mi sorrise e finalmente entrai. Entrai a far parte di un mondo a me poco noto. Un mondo che avrebbe potuto farmi dimenticare i pensieri. Un mondo in cui Graham non...era presente. Quello che vidi lì dentro fu inaccettabile. Non riuscivo a credere ai miei occhi. Dentro il ring c'erano due ragazzi molto giovani che stavano combattendo e uno di loro aveva qualcosa di familiare. Era davvero molto bravo, sembrava lottasse da una vita intera! Tenne testa al suo avversario, anzi lo prendeva pure in giro facendolo infuriare ancora di più! King, doveva essere proprio King. La folla lo incitava, lo amava e avevano scommesso tutto su di lui. Finendo per combattere in quel modo King avrebbe di certo vinto ad occhi chiusi. Lo vidi destreggiarsi piuttosto bene, schivando i colpi. Non l'avevo ancora visto in volto poiché ero alle sue spalle ma c'era qualcosa che mi ricordava qualcuno di molto familiare.. I capelli, la postura, la pelle nuda..le citatrici. Non poteva essere lui. Ieri sera mi aveva assicurato che fosse in Messico, e poi lui non aveva un tatuaggio enorme sulla schiena! Sembrava che quell'angelo fosse davvero vero, non un disegno qualsiasi, non un tatuaggio qualunque. Un angelo con le ali aperte che abbracciava una donna, una figura esile che era aggrappata a lui con tutto il corpo. Mi vennero i brividi. Quel tatuaggio mi scosse dentro.
Quando finalmente King, così lo chiamavano, si girò verso la mia direzione rimasi di sasso.
«Graham..» mormorai ancora incredula. Lui sembrò sentire la mia voce e mi notò tra la folla. Si bloccò all'istante e il suo avversario approfittò della distrazione per lanciargli un sinistro senza precedenti. Graham/King cadde a terra e la folla urlò: «Nooo.»
L'arbitro lo raggiunse ed iniziò a contare. Se non si fosse alzato tra qualche secondo avrebbe perso il duello e la colpa era solo mia. Portai una mano in bocca cercando di contenere il mio stupore e la mia incredulità. Ero contenta che Graham non fosse mai andato via ma ero furiosa, tanto furiosa.

Quel pugno l'aveva meritato.

«Tre! Quattro! Cinque!» la gente iniziò ad urlare insieme all'arbitro. Non so che sperai, una parte di me voleva che restasse lì, ma l'altra parte di me sperava si rialzasse e venisse ad abbracciarmi. Non capivo bene perché ancora continuavo ad avere fiducia in lui, quando l'unica cosa che avrei dovuto fare era scappare il più lontano possibile da quel posto e da Graham. Ma i miei piedi non vollero muoversi, così mi rassegnai all'idea di restare lì e finire di guardare l'incontro.
«Signori, King si è rialzato!» a quella notizia tutti iniziarono a fare rumore, urlando, fischiando ed incitandolo. King/Graham era pronto a combattere, di nuovo. La mia curiosità prese il sopravvento, così mi avvicinai ancora di più al ring. Graham si girò, mettendosi a cercare me tra la folla. Quando i nostri occhi si incrociarono, vidi tantissima tristezza con un pizzico di malinconia e forse anche piacere. Era eccitato dalla situazione. Le urla, le persone, la lotta, il male che recava al suo avversario lo eccitava, e anche parecchio. Allora inizia a collegare molte cose, tutte le ferite, alcune cicatrici. Non era più suo padre che gliele procurava, ma erano segni di lotta.
«Che stupida.» mi rimproverai. Durante tutto questo tempo non avevo capito nulla. Io non conoscevo Graham. Ero distrutta. Tutto ciò che mi aveva raccontato, tutto quello che avevamo condiviso, erano solo bugie. Fottute bugie! Dio se ero arrabbiata! Stavo davvero pensando di salire sul ring e picchiarlo a sangue davanti a tutti. Mi sentivo abbandonata dall'unica persona che amavo davvero. Mi aveva umiliata, illusa e delusa. E pensare che il senso di colpa per essere stata con Nate mi stava divorando! Oh no, non mi sarei lasciata distruggere di nuovo.

Vidi Graham combattere, era davvero sexy quando si muoveva..non stavo pensando. Non ero arrabbiata un attimo fa? Dovevo esserlo ancora di più ma il suo corpo era così attraente che l'unica cosa a cui stavo davvero pensando era come sarebbe stato fare l'amore con lui..
«Il vincitore è King!» Fui così presa dai miei pensieri che neppure seguii l'incontro. Graham aveva vinto ed io mi ero distratta...
Basta, dovevo uscire di lì e tornare a casa.

Finalmente riuscii a scollare i miei piedi da terra e voltare le spalle a Graham. Stavolta non avrei scelto di tornare indietro neppure se si fosse messo in ginocchio. Egoismo era una parola che non si addiceva a me, ma per una volta avrei scelto di essere egoista e pensare a cosa fosse meglio per me. Per quanto Graham fosse la mia felicità, Nate poteva rendermi ancora più felice.
«May!» la sua voce si distinse dalla folla «May, ti prego! Non andare!»

Ma io ero già lontana da lui.

May - May 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora