May
Capitolo 15
Era giunto il momento che tanto avevo aspettato nella vita. Finalmente stavo seduta in un'aula della Ocean Falls's University, il mio sogno di diventare un biologo marino si stava per avverare! Ora che comunque Nate studiava in Colorado e ci vedevamo poco, questa era la mia unica via di fuga dalla realtà. Anche se Graham era una matricola di questa università, ero sicura che non sarebbe venuto per via dei problemi con Lou e le lotte di boxe. Aveva altro da fare, quindi non ci sarebbe stato l'inconveniente di vederlo ogni giorno e ad ogni lezione visto che aveva scelto di iscriversi alla mia stessa facoltà. Aveva mollato, e questo mi andava bene. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Nonostante Nate mi stesse facendo innamorare di lui con i suoi modi dolci, le sue parole cordiali, i suoi gesti affettuosi, il mio cuore non era ancora pronto ad innamorarsi ancora. Stava solo ricucendo le ferite che aveva procurato Graham, e le cicatrici non andavano via facilmente. Restavano impresse lì, doloranti, fastidiose, contaminate. Ogni giorno dovevo conviverci e non era facile. Ma basta pensare a Graham, stava di nuovo contaminando i miei pensieri e non dovevo permetterglielo. Quindi mi focalizzai sul professore di biologia che era appena entrato in aula. Tra poco avrebbe iniziato la lezione ed io dovevo solo concentrarmi su questo. Adoravo la biologia, era una delle mie materie preferite soprattutto quando in laboratorio facevamo prova pratica. Notai che il professore si tolse la giacca di velluto marrone e la posò sulla sedia, era un tipo all'antica, molto classico ma estremamente intelligente. Aveva circa 60 anni, una vita vissuta e tante esperienze. Lo vedevo sempre solo, forse non aveva una moglie e dei figli. Bizzarro, ma vero, molte persone preferivano la solitudine all'amare una persona di cui non erano neppure innamorati. E ci stavo pensando pure io, alla solitudine.
«Buongiorno ragazzi, oggi inizieremo a spiegare i principi della genetica secondo Gregor Mendel.» un argomento che mi appassionava particolarmente. «Ne avrete già sentito parlare in passato, ma oggi approfondiremo ancora di più questa scoperta.» lo ascoltai con molta attenzione, non volevo perdermi neppure un briciolo delle sue parole. Improvvisamente però qualcuno bussò alla porta dell'aula, entrando come una furia e bloccando terribilmente la lezione. Ma chi poteva essere questo tizio? Solo un pazzo sarebbe venuto in ritardo alla lezione del professore Jake! Sapevamo bene tutti quali erano le conseguenze, lui era un tipo ossessivo ed esigeva la massima puntualità.
«Bene, in ritardo, sbaglio o non l'ho mai vista ad una delle mie lezioni?» il tizio annuì alla domanda del professore Jake, ma non mostrò segni di timidezza o di timore. Non potevo veder bene il suo volto visto che ero quasi all'ultima fila. Amavo stare qui, lontana da tutti, quasi sola perché la fila era poco occupata.
«È la prima volta, professor Jake. Non sono mai venuto ad una sua lezione, ma amo la biologia e vorrei iniziare adesso.» quella voce...
«Bene, dovrai recuperare tutto ciò che abbiamo già detto. Domani farai un piccolo esame orale.» Domani? Era da pazzi! Povero ragazzo, non sarebbe riuscito a recuperare ogni singola lezione in una notte! Ci volevano almeno due settimane di tempo! Era segno che il professore lo stava mettendo alla prova visto che era venuto in ritardo e si era presentato solo ora a lezione.
«Non ci sono problemi.» lo sfidò. Qualcosa però mi era familiare in quel ragazzo. La voce, i modi di fare, il coraggio nello sfidare qualcuno.
«Bene, Evans. Lei è Graham Evans, giusto?» il mondo mi crolló addosso.
«Sì, professor Jake.»
«Allora, Mr.Evans, visto che sono troppo buono e la mia fama mi precede, studierai oggi pomeriggio con la miglior alunna della mia classe: Mrs.Alcott.» Graham si giró di scatto a cercarmi tra i molti volti che c'erano, ma fu un attimo e mi vide, seduta nell'ultima fila, meravigliata dal vederlo in quei pantaloni neri e quella camicia rossa a quadri con il tatuaggio a forma di rosa che gli usciva dal petto.
«Può raggiungerla se vuole, le spiegherà quello che abbiamo fatto in questi giorni. Ultima fila a destra.» Graham non lo degnò neppure di uno sguardo. Venne di corsa da me, come se gli mancasse l'aria, quella che aveva tolto a me. Era sempre la stessa storia. Mi stava perseguitando. Ma Graham aveva fascino, tutte le ragazze in aula si girarono a fissarlo come se volessero mangiarlo e mi prese un vuoto allo stomaco. Dannata gelosia.
«Ciao May.» disse, quando mi raggiunse.
«Ciao.» risposi, un po' fredda. Graham posò il suo zaino nero e si sedette accanto a me, non vicino, di più. Il suo braccio sfiorava il mio con una delicatezza tale da farmi perdere i sensi. L'odore della sua pelle mi entrò dentro, dovetti smettere di respirare per qualche secondo ma ritornai ad ossigenarmi di lui subito dopo.
«Bene, adesso che siamo tutti presenti, iniziamo con la teoria di Mendel.» Il professore iniziò a parlare, ma per la prima volta non riuscii a star dietro alle sue parole perché Graham mi distraeva. E questo non era un segreto, era l'evidenza. Non sentivo neppure più freddo, anzi il maglione mi teneva troppo caldo ma non volevo toglierlo o Graham avrebbe sorriso capendo l'effetto che aveva su di me. Mi conosceva bene, ed era l'unica cosa che non volevo facesse. Tenni gli occhi fissi verso il professore, stando attenta con la coda dell'occhio a quello che Graham stava facendo. Prese la mia penna, un piccolo pezzo di carta e scrisse. Poi mi sfiorò la mano che avevo sotto il banco, mise il bigliettino tra le dite e la chiuse, tenendola stretta per qualche secondo che mi sembrò interminabile. Allora restava solo un'unica cosa da fare a questo punto. Non evitarlo più, perché più continuavo più mi si presentava davanti senza volerlo.Sul bigliettino c'era scritto:
C'è ancora posto per me?A primo impatto non capii le sue parole. Che stava dicendomi? Poi mi girai verso la sua direzione e mi indicò il cuore. Oh, mi stava chiedendo se c'era ancora posto nel mio cuore per lui? Gli sorrisi, facendogli capire che aveva ancora qualche speranza nel dubbio. Ma la verità era questa: Sei tu il mio cuore.
STAI LEGGENDO
May - May 2
ChickLitMAY Bukowski scrisse: "Era bello che fosse lei a stringermi, a lasciar perdere le parole." Aveva ragione. Quando Norah May Alcott mi teneva tra le sue braccia, stretto al suo corpo caldo, le parole non servivano. Curava le mie cicatrici con la forz...