Capitolo 2

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May 2 - Capitolo 2

Eravamo ritornati a casa quando il cellulare di Graham squillò. Lui era sotto la doccia, così decisi di prenderlo io. In una normale coppia di fidanzati c'era fiducia reciproca, quindi Graham non si sarebbe arrabbiato se avessi risposto al posto suo. Feci per prenderlo ma mi spaventai quando me lo ritrovai dietro di me che correva per rispondere al suo cellulare. Me lo strappò dalle mani e rispose, mentre il suo sguardo infuocato mi mise a completo disagio. Era furioso con me.
«Sì, sono pronto.» pronto per cosa? Ci fu una pausa forse perché la persona che stava dall'altro lato del cellulare stava parlando e Graham l'ascoltava senza battere ciglio.
«Ci sarò.» furono le uniche parole che disse prima di chiudere. Solo allora notai che Graham era completamente nudo e bagnato. Le goccioline di acqua gli ricadevano lungo il corpo e i tatuaggi, era così bello! Mi passai la lingua sulle labbra e feci un gemito di apprezzamento, ma Graham era serio e accigliato. Il suo sopracciglio destro se avesse potuto, sarebbe arrivato fino all'attaccatura dei capelli, tanto era la rabbia che stava provando nei miei confronti.
«Che ti salta in mente?!» urlò furioso. Sobbalzai per lo spavento e decisi di restare in silenzio per non peggiorare la situazione. Ma evidentemente quello non era il mio Graham. Lui non si sarebbe mai arrabbiato...
«Scusa, tu eri sotto la doccia e volevo rispondere qualora fosse stato importante. Ho pensato che potesse essere Lou, magari si era fatta male. Mi dispiace, non arrabbiarti con me.» gli diedi una valida spiegazione, era la verità. Non avevo mai controllato il cellulare a Graham da quando eravamo tornati insieme, sapevo che non mi avrebbe mai tradita. Io mi fidavo ciecamente, ma lui? Lui non si fidava di me, almeno non più. Questo mi ferì profondamente.
Graham fece qualche passo verso di me, eravamo a pochi centimetri di distanza quando lui appoggiò il cellulare sul mobile dietro alle mie spalle. Non riuscivo a guardarlo, così abbassai la testa e feci per andarmene ma le sue braccia mi intrappolarono gentilmente. Sapeva che non mi sarei sottratta ad un suo abbraccio, io che avrei anche potuto morire per riceverne uno da lui.
«Mi dispiace, May. Io non volevo ferirti. Non era nelle mie intenzioni. Sai quanto io ti ami. Perdonami, ho reagito in modo estremamente esagerato.» a quel punto mi aggrappai alle sue spalle, circondandolo con braccia e gambe. Lui mi prese al volo, era molto forte ed io ero solo una bambolina leggera.
«Va tutto bene.» gli sussurrai all'orecchio, mentre facevo scorrere le mie labbra sulla sua mascella, sul suo collo e sulla sua spalla. Era pura droga.
«May...» gemette «Ti prego, non ora.»
«Non ho intenzione di fermarmi.» gli annunciai decisa.
«Ho un appuntamento tra mezz'ora, non farei in tempo.» mi disse, allontanandosi da me. A quel punto scivolai a terra e di nuovo la sua altezza incombeva su di me. Che strazio.
«Chi ti ha chiamato?» era una domanda lecita. Lui sbuffò e stressato si portò una mano tra i capelli umidi.
«Andiamo, May. Non vorrai sul serio controllarmi.»
«Ho solo chiesto chi era al cellulare, non ti sto controllando. Non ne ho bisogno.» mi spostai dall'altro lato della camera, l'aria si era fatta pesante e stare accanto ad un persona che un attimo prima mi aveva baciata e l'attimo dopo si degnava di rifilarmi scuse ingiuste, mi fece soffrire.
«D'accordo, sarà meglio che te lo dica. Sei capace di seguirmi per capire quello che sta succedendo, quindi te lo dirò io così non sarò nervoso ogni volta che dovrò mentirti, perché non dovrò più farlo.»
«Spara.» incrociai le braccia al petto e lo guardai fisso negli occhi. Sembrò impacciato e sofferente, spostava il peso da un piede all'altro imbarazzato.
«Stasera ho un incontro.»
«Non posso crederci! Avevi promesso che avresti smesso!» mi affrettai a dire, ero arrabbiata e furiosa, ma soprattutto delusa. Mi aveva promesso che avrebbe smesso di farsi del male gratuitamente. Era una cosa a cui tenevo tantissimo, vedere la sua vita costantemente in pericolo non mi faceva dormire la notte. Quindi gli diedi le spalle e ammirai il panorama dalla mia finestra. Il mare era agitato e c'era molto vento, ecco lo specchio personale della mia anima a pochi passi.
«È vero, ti avevo promesso che non sarei più andato, ma mi piace troppo combattere. Io amo combattere. Non riesco a non farlo, quindi mi piacerebbe che tu accettassi la mia decisione.» sembrò più che altro una supplica.
«Allora dimmi perché la volta scorsa mi hai detto che odiavi combattere. Spiegami.»
«Non volevo ferirti, sai quanto io ti ami. L'ho fatto per te.»
«Cos'è cambiato adesso, Graham? Sei sicuro che ti ami più della mia stessa vita e puoi rompere la tua promessa perché io non me ne andrò mai? Cazzate, assolutamente tutte cazzate. Non ti credo, tu stai mentendo.» gli puntai un dito contro e il suo sguardo lo tradì. C'era un motivo ancora più grande dietro a tutta questa storia. Graham aveva infranto la promessa perché in ballo c'era qualcosa di molto più grande, qualcosa che non voleva io venissi a sapere. Era sempre stato molto protettivo nei miei confronti e anche nei confronti di sua sorella Lou. Quindi quello che doveva fare riguardava una delle due o entrambe. Non aveva un'altra donna, quel pensiero non mi toccò minimamente il cervello. Si vedeva lontano un miglio che mi amava, i suoi occhi brillavano per me ma quella sera c'era molto di più, c'erano lacrime che faticò a trattenere. Così mi girai nuovamente, la finestra rifletteva la sua immagine e lo vidi asciugarsi rapidamente le lacrime che aveva rilasciato dopo essermi girata. Volevo correre da lui e abbracciarlo, ma non lo feci. Me ne restai lì, lontana da lui, pensando e ripensando al motivo che aveva scatenato tutto questo.
«Okay» sospirai «Io starò lontana da tutta questa storia, non ti chiederò nulla. Ma lasciami venire a qualche incontro e curarti le ferite quando tornerai a casa.» lo sentii avvicinare, il suo respiro sembrò più tranquillo di prima. Mi abbracciò da dietro e mi diede un bacio sulla guancia.
«Tutto quello che vuoi, May. Farò tutto quello che vuoi.»
«Proprio tutto?»
«Proprio tutto.» mi confermò.
«Bene, allora niente sesso per due mesi.» mi girò immediatamente verso di lui.
«Norah May Alcott, sei proprio sicura di quello che hai appena detto?» stese al mio gioco, volevo alleggerire un po' la tensione.
«Assolutamente sì.» confermai, seria.
«Spero tu stia scherzando.»
«Ti sembro una che scherza?» lui scosse la testa.
«Va bene, accetto.» disse dopo due minuti a pensarci. Era così tenero...
«Sei un idiota, lo sai vero?»
«E tu sei una ragazza viziata e bagnata.»
«Non sono bagnata!»
«Ma presto lo sarai.» Graham mi caricò su una spalla e raggiunse il bagno. Mi mise giù solo quando fui sotto il getto d'acqua e mi inzuppai completamente tutti i vestiti.
«Ecco, ora sei bagnata.»
«Ti odio.» gli dissi facendogli la linguaccia.
«Parole d'amore.»

Quella sera Graham non mi volle all'incontro. Disse che era troppo pericoloso al momento, non era ancora sicuro di potermi portare senza che ne uscissi illesa. Accettai, non mi restava altro da fare. Graham stava soffrendo in silenzio tenendosi tutto dentro senza dirmi niente. Avrebbe potuto parlarmene, ma ero convinta che fosse una cosa molto seria ed importante. Quindi non avrei insistito per il momento.
Quando rientrò a casa era quasi l'alba.  L'avevo aspettato stesa sul divano ma alla fine ero crollata.
«Piccola, sono qui.»
«Graham, sei tutto intero?» Gli diedi un'occhiata rapida e non c'era nulla che non andasse. Si era fatto la doccia ed era pulito, le mani erano integre e non aveva graffi sul volto o su qualche parte del corpo. Mi sentii sollevata.
«Sì, May. Il mio avversario era una pippa. L'ho steso con due pugni, è crollato subito.» risi.
«Sei tu che sei troppo forte, tesoro.»
«Questo è vero, dovevi vederlo, l'ho ridotto malissimo.»
«Torna a casa più spesso integro, oppure ci penserò io a spezzarti le ossa.»
«Promesso, May. Ora però andiamo a dormire.» io annuii, ero ancora troppo assonnata per alzarmi e lasciare quel divano comodo...
Graham mi prese in braccio in stile sposa e mi diede un bacio dolce sulla fronte. Poi chiusi gli occhi, lasciandomi cullare da lui.

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