Capitolo 9

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Retsuka si trovava in giro per le strade di Tokyo. Era con la testa tra le nuvole, pensado a come potesse stare la sua amica scomparsa. Quando era andato a parlare con i suoi genitori, questi si erano dimostrati preoccupati ma nonostante ciò gli rivelarono che non avrebbero smesso di credere che fosse ancora viva. Anche lui pensava fosse così. La sua amica aveva la pelle dura, non per questo lo difendeva sempre a scuola. Sperava tanto che avrebbe usato la sua tenacia per sopravvivere e pregò affinché tornasse a casa sana e salva. Non aveva con nessun altro quel tipo di amicizia. Il loro era un legame solido basato sulla fiducia e la sincerità. Lily era sempre pronta a strappargli un sorriso e a difenderlo, lui a tenere a bada i suoi scatti di umore e a sostenerla. Sembravano due correnti d'aria opposte che insieme si scontravano per placarsi e fondersi e in una brezza leggera. Ad un certo punto si fermò e si guardò intorno. Senza rendersene conto, era finito nella strada in cui avvenne l'incidente del furgone. Fece un sospiro, come per scrollarsi via il peso del passato, e camminò avanti, sperando per un miglior futuro.

Lily era in stanza, appallottolata tra le coperte. Si sentiva spaventata per quel che aveva fatto, nello specifico, aveva paura di se stessa. Quando era piccola le era già successa una cosa simile, con uno dei bulli. Stavano insultando dei compagni di classe, tra i quali Retsuka, che non avevano quirk. Ad un certo punto, uno di loro, aveva spinto Retsuka per terra, facendogli sbucciare il ginocchio. In quel momento Lily non ci aveva visto più dalla rabbia. Un momento di blackout e il bullo si trovava a gridare per il dolore. Persino Retsuka, sdraiato sull'asfalto del cortile, la guardava scioccato. I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di pugni sulla porta. Qualcuno aveva appena bussato. Si fece coraggio e andò ad aprire. Proprio di fronte a lei vi era Dabi. Lily trasalì e istintivamente, spinse la porta verso di lei, come per nascondercisi dietro.

<<Tomura mi ha detto di scusarmi. Solitamente non seguo i suoi ordini e non mi scuso.>>Lily pensò che stando così le cose, sicuramente non lo avrebbe fatto. <<Però ammetto di aver esagerato. Quindi: tregua?>>

Lei, sorpresa, annuì. Credette alle sue parole e sperò che finalmente sarebbero andati d'accordo. D'altronde erano pari adesso.

<<Anche io ho esagerato.>> Esclamò prima che lui si allontanasse.

<<No. Hai fatto bene, perché adesso so chi sei davvero.>>

Dabi era riuscito nel suo intento: aveva fatto uscire il suo lato oscuro. Era contento che ce lo avesse, come tutti del resto. Non era affatto una persona pura e nata per essere un'eroina come si era presentata all'inizio e poterlo dimostrare lo aveva soddisfatto. In tutto ciò, quella frase le aveva lasciato l'amaro in bocca, facendole venire le paranoie. Che cosa voleva dire? Chi era lei davvero? Quella ragazza pericolosa capace solo di fare del male agli altri con il suo potere?

Arrivò l'ora di cena e dopo aver mangiato insieme agli altri, si mise a lavare i piatti al posto di Kurogiri. Lui era il cuoco e la domestica della casa, quindi si sentiva in colpa vedendolo fare tutto da solo. Questo la ringraziò per l'aiuto e si mise a pulire il bancone. Le venne una domanda in mente, in realtà più di una. Insomma, Kurogiri sembrava così educato e gentile, era l'adulto della situazione, eppure si ritrovava in quel bar abbandonato in mezzo a quei teppisti in preda agli ormoni.

<<Scusa, posso farti una domanda?>>

<<Dimmi pure.>>

<<Ecco...Perché ti trovi qui? Voglio dire...A parte l'aspetto-senza offesa-non sembri un villain.>> Le era uscita più brutta di quanto pensasse. Lui si prese qualche secondo per riflettere alla domanda, poi rispose:<<Voglio il bene di Shigaraki Tomura. Mi basta questo per essere qui.>>

Lily si bloccò a guardare il vuoto, con il volto girato verso di lui. Tutto diventava sempre più complesso ai suoi occhi. Le sembrava di non distinguere più il nero dal bianco.

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