Il sogno

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Nell'incubo, ti rendi conto
di esserti smarrito,
che è stata demolita
la tua sicurezza,
una certezza,
che non è più tale,
che stai precipitando nel vuoto.
E in quel preciso momento,
speri soltanto in una cosa:
di essere risparmiato.
Saskia Crisconio

Kalea
🌙

Vuoto. Non c'è nient'altro che una caduta nel vuoto. Cerco di aggrapparmi, cerco un appoggio ma non c'è, è inutile, ormai lo so. Le pareti del pozzo sono lisce e le pietre non mi permettono di afferrarle.
Non c'è nessuno dall'altra parte. Nessuno che possa prendere la mia mano. Nessuno che mi sente gridare. Perché grido, grido fino a non avere più voce, grido finché l'unico suono che proviene dalla mia bocca non è altro che un lamento silenzioso.
E continuo a cadere. Cado, cado, finché non mi manca il respiro. Continuo a gridare, anche se non c'è nessuno che mi può sentire, grido nella speranza che chiunque mi possa aiutare, che mi possa salvare.
Poi però mi stufo, perché io voglio salvarmi. Lo voglio con tutta me stessa. Quindi cerco una via di uscita da sola, ma continuo a cadere come se il pozzo fosse senza fondo. E lo è, non ha un fondo, per questo smetto di gridare. Continuo a cadere, con il respiro che viene a mancare. Cado e mi abbandono al mio destino. Morirò, lo so per certo. Poi, però, quando credo che tutto sia perduto, che non ci sia più speranza per me, scorgo una luce. E poi realizzo. C'è un fondo, una via d'uscita. Ma ora ho perso tutte le forze, non riesco più a respirare. Non riesco più a lottare. Il vuoto non è più sconosciuto, perché lo vedo il fondo, sto per schiantarmi. E quando arrivo verso il fondo, non vedo nient'altro che luce. E più nulla.

Mi sveglio, illuminata dalla luce della luna, coperta di sudore e con il respiro mozzato. Ho le lacrime agli occhi e non riesco a respirare. Devo bere, devo bagnarmi i polsi, devo calmarmi, devo.. Devo uscire da questa camera da letto e andare in bagno. Non devo fare rumore, non voglio che mi veda così. Mia madre non deve vedermi così. Per lei ora sto bene.

Scendo di fretta la scala e corro in bagno. Cerco di riprendere a respirare, come se non sapessi più come si fa.

Mi ripeto: "Kalea, respira ed inspira." come se fosse un mantra. L'ossigeno, però, non è abbastanza, io respiro ed è come se non riuscissi a prenderne mai a sufficienza.
Non devo farmi prendere dal panico. Questo non è uno dei miei primi attacchi, posso gestirlo. Mentre le lacrime mi scendono dagli occhi, apro il rubinetto con le mani che mi tremano. Mi bagno i polsi con l'acqua fredda, cercando di fare smettere quel dannato tremolio.

Inspira ed espira. Lo ripeto 10 volte, 5 in più dell'altra volta. Quando smetto di piangere, chiudo il rubinetto. Con ancora le mani tremanti, vado in cucina per bere dell'acqua. Brancolo nel buio, non accendo le luci, non deve vedermi e non deve sentirmi. Ho ancora il respiro mozzato, inspiro dalla bocca perché mi è difficile riprendere normalmente con il naso e sto già facendo troppo rumore.

Arrivo in cucina. La luce è accesa.

No. No. No.

Non può essere sveglia a quest'ora, aveva detto che sarebbe partita verso le sette del mattino e ora sono solo le tre. Magari si è dimenticata di spegnerla e sono solo io che mi sto preoccupando per nulla. Tutta colpa di questo maledetto attacco.

Cerco un bicchiere velocemente, prima di spegnere la luce. C'è solo un problema: il tremolio alle mani. Non lo riesco a controllare, si tratta di attimi, un minuto il bicchiere era tra le mie mani, l'altro sul suolo. Si frantuma in mille pezzi, respiro ancora a fatica, e quando ho il coraggio di guardare per terra è un disastro. Alcune schegge si trovano conficcate nei miei piedi e inizia a comparire un pozza sangue.

È tutta colpa mia.

E come se non bastasse, cerco di raccogliere i pezzi più grandi con le mani, per di più al buio. Mentre il vetro mi graffia e mi punge, il sangue si trova ovunque. Uno dei miei ultimi problemi visto che ho fatto troppo rumore, si renderà conto che sono qui e mi troverà per terra tra il mio sangue ed il vetro. Le lacrime ricominciano a bagnare i miei occhi. Il tremore si espande in tutto il corpo.

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