Il peso del passato

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Tout ce que tu fuis te suis,

Tout ce que tu fais face s'efface.

[Tutto quello da cui fuggi ti segue,

tutto quello che affronti si dissolve.]

Anonimo

Kalea
🌙

Da quando ho rotto il tostapane, ormai quasi una settimana fa, non faccio che pensare alla conversazione con mia madre. So bene che probabilmente è ridicolo e dovrei seguire la lezione di letteratura in questo momento, ma la verità mi opprime ogni giorno sempre di più.

*

Cinque anni fa, Kalea voleva a tutti costi lasciarsi il passato alle spalle.

Non solo dovette vagare per due anni consecutivi tra hotels e B&B del South side di Chicago ma vide anche sgretolarsi davanti ai suoi occhi la propria famiglia. Il padre, diventato passivo, si autocommiserava davanti alla tv e un bicchiere di birra scadente mentre la madre, dopo aver capito che rimpiangere le sue scelte non l'avrebbe portata via da lì, cercava in ogni modo di uscire dalla situazione in cui si trovava. Sì perché Leyla Collins aveva preso in mano la sua vita, mentre il suo caro marito si lasciava andare sempre di più.

Per questo motivo, quando Leyla riuscì a trovare, da sola, una soluzione ai suoi problemi, decise che per nessuna ragione al mondo avrebbe perso l'opportunità che le veniva data.

Perciò lo stesso anno inviò a suo marito la notifica di divorzio.

Al tempo Kalea era piccola, aveva solo dodici anni e non capiva come tutto poteva esser successo, e per un periodo non era nemmeno d'accordo con la decisione della madre. L'allontanamento di Arthur non ha fatto che creare in lei un'altra ferita, tra le mille che si erano ormai accumulate.

È il mio papà, sta male e ha bisogno di aiuto, perché non dovrei aiutarlo?

Il problema è che, piccola Kalea, non puoi salvare chi non vuole essere salvato, ma questo lo capirai molto presto.

Arthur non la prese molto bene quando la moglie decise per loro due che era finita.

"Hai fatto tutto di nascosto, la lettera, tutto, perché Leyla?" la sua voce spezzata e disperata si sentiva dal bagno in cui i due si erano chiusi per non farsi sentire dai loro ragazzi.

"Abbassa il volume o sveglierai i bambini." Ormai era troppo tardi, Kalea e Gregory erano svegli e sentivano tutto.

"Oh e adesso ti importa di loro? Lo sai almeno tutto quello che c'è scritto qui?" È come se la lettera lo avesse risvegliato e ora doveva fare i conti con le scelte di vita che aveva preso.

"Non parlarmi in questo modo quando è un anno in cui non ci sei, in cui non hai fatto nulla per noi se non metterci per strada."

"È assurdo, io...non me lo aspettavo da te."

La voce di Leyla si alzò di un tono, "Come non te lo aspettavi Arthur? Non hai fatto più nulla, ti sei rinchiuso nel tuo mondo e ci hai lasciato sprofondare nel baratro, ti rendi conto che viviamo allo sbando?"

"E per questo mi merito di non poter vedere più i miei figli?"

Per un po' ci fu silenzio, e Kalea cercò davvero in tutti i modi di riaddormentarsi, ma quella frase, così forte, le si attaccò alle ossa prepotentemente, che lì per lì pensava di non potersi più muovere o respirare. Ed è proprio quella sera che si manifestò uno dei suoi attacchi più pesanti. Non che non le fossero familiari, a volte capitava che in situazioni difficili, in cui non si sentiva al sicuro, facesse difficoltà a respirare ma prontamente, Gregory o la madre, sapevano cosa sussurrarle per far sì che il suo respiro tornasse regolare. Quella sera, però, nemmeno le parole più dolci sarebbero state utili. Quando Gregory si accorse della gravità della situazione si mise ad urlare, preoccupatissimo, e i due che stavano litigando in bagno si fiondarono per capire cosa stesse succedendo.

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