Soffrire senza lamentarsi,
è l'unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita.
Vincent Van GoghKalea
🌙A scuola avevo ancora il respiro mozzato. Di solito quando ho un attacco di panico, anche se è avvenuto ore prima, si protrae nel corso della giornata. Lo noto spesso nel mio respiro, che fa fatica a riprendere normalmente. Lo percepisco come sentimento di ansia che mi rimane attaccato come un virus che non se ne vuole andare. Credevo che il nuovo arrivato avrebbe fatto da distrazione ma a quanto pare, Charlie si era sbagliato.
"Ci hai costretto a venire qui di corsa in anticipo, alla fine per cosa?" Addie aveva ancora il fiatone mentre se la stava prendendo con Charlie. "A mia discolpa era bianchissimo, biondo e occhi azzurri, per forza doveva essere canadese." Come se i canadesi fossero tutti uguali. "Solo tu che vieni di corsa per ste cose, dovevi aspettartelo da Charlie." Nick era arrivato da poco e rischiava già di beccarsi un pugno da Addie. La mattina, soprattutto se svegliata prima della sveglia e senza aver fatto colazione, poteva essere molto scorbutica e violenta. "Nick sarà meglio che ti allontani e stai zitto." Come dicevo non molto socievole.
Il flop di Charlie comunque non è stato del tutto inutile, mi ha permesso d allontanarmi dagli altri e riprendermi dalla notte movimentata. Essendo venerdì, nel mio orario non ho attività extracurricolari, quindi dopo pranzo ho salutato tutti e ho preso il primo bus per dirigermi nel luogo in cui ritrovo sempre la mia calma.
Oggi ne ho veramente bisogno.
Leggere e bere cioccolata calda? Il paradiso, almeno per me e per le altre cinque persone in questo locale nascosto.
Mi fiondo alla caffetteria e saluto Caroline che è al bancone.
"Ti preparo il solito Kally?" Mi sorride e ricambio. "No, oggi niente cioccolata e cannella opterei per un tè." Sposta il volto di lato, i capelli lisci e ramati che la seguono, "Nottataccia?" annuisco.Caroline ha 26 anni e si sta specializzando in neurologia. È diventata il mio secondo medico ormai, e non lo dico così per scherzo, è l'unica che è a conoscenza dei miei attacchi. Tre mesi fa appena mi sono presentata in caffetteria ha notato il mio volto e i gesti tremolanti ed è giunta da sola all'anamnesi finale. Sarà la sua perspicacia o è proprio brava in quello che fa, in ogni caso mi ha "preso in cura" e sta svolgendo la tesi su come il cervello possa agire o subire conseguenze da questi.
Inizia a preparare la mia bevanda mentre continua a farmi le solite domande, "Quanti secondi rispetto allo scorso attacco?"
"Dieci secondi e l'ultimo attacco è avvenuto la scorsa settimana." Versava l'acqua calda mentre assimilava quello che le dicevo. Appena mi porge la tazza, mi rivolge uno sguardo preoccupato. "È aumentata sia la durata sia la frequenza. Kalea non va bene, dovresti farti diagnosticare il problema, come ti ho sempre detto, per attutirne almeno la sua forza."
"Sto bene, passeranno." Caroline scuote la testa, lo so che non è d'accordo, non può esserlo per ciò che rappresenta. Io, d'altronde devo fare una scelta. E se devo scegliere tra stare meglio e far preoccupare chi mi sta intorno o fingere di stare bene, scelgo la seconda. Solo immaginare mia madre che si chiede se è colpa sua, pensare solamente di averla delusa perché non sono come gli altri, che sua figlia non sa nemmeno come respirare... Mi manca il respiro, io volevo riprendermi e rilassarmi.Perciò prendo il mio tè con i due biscotti che mi ha dato Caroline e mi metto a leggere nell'area apposita, sprofondando nel divanetto in fondo alla libreria. Non è silenzioso come una biblioteca, e anche se è presente un chiacchiericcio di sottofondo, non mi disturba anzi è gradevole. I silenzi profondi mi spaventano, perché hanno il potere di lasciarmi vagare negli spazi più bui della mia mente, mentre questo brusìo mi permette di rimanere ancorata alla realtà. Oltre a focalizzare la mia attenzione alla storia del libro che tengo tra le mani.
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Broken
General FictionVi siete mai nascosti da qualcuno portando una maschera? Uno scudo, per proteggervi dal suo giudizio, per non fare vedere che la vostra anima è la più distrutta di tutte? Kalea sì. Lei sa come ci si sente, porta sempre un sorriso quando vorrebbe url...