L'incontro

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Un giorno ci incontreremo per caso e tu sorriderai e anche io,
e non ci sentiremo sbagliati e fragili e inadeguati
e fuori tempo e fuori luogo.
E saremo finalmente pronti.

Fabrizio Caramagna


Kalea

🌙

"La dottoressa Gleigh è pronta a riceverti Kalea." mi dice il segretario da dietro la sua immensa scrivania. Mi alzo, ancora titubante della mia scelta. Non c'è spazio per l'imbarazzo, sono da sola nella grande sala d'aspetto che si trova al penultimo piano della palazzina in pieno centro di Chicago. Da sola, perché ho scelto di esserlo, mia madre non è al mio fianco, le ho chiesto se poteva venirmi a prendere una volta finito, ho mille pensieri per la testa in questo momento che averla al mio fianco non avrebbe fatto altro che mettermi in agitazione più di quanto non lo sia adesso. Perciò, dopo aver parlato con il segretario e aver compilato la modulistica, mi ha lasciato qua dentro affinché mi preparassi mentalmente a quello che mi sarebbe aspettato.

Mi avvicino al nuovo ufficio, molto più sofisticato di quello che conoscevo io, situato non poco lontano dal South Side. Qualsiasi posto sarebbe stato migliore a quella palazzina gialla in rovina. Cadeva l'intonaco del muro, c'erano macchie di muffa enormi, per non parlare degli studi dei dottori: uno sgabuzzino in cui a malapena ci stavano una scrivania e due sedie. Non mi sentivo mai a mio agio a parlare in quel buco senza luce, anche se la dottoressa ci si metteva d'impegno, d'altronde non si può rendere una catapecchia in una reggia. 

Ora invece, ha cambiato sia sede che quartiere, quindi buon per lei.

"Buon pomeriggio Kalea, ti prego accomodati pure." mi siedo sulla poltroncina color lilla, il suo ufficio è spazioso ed elegante totalmente diverso da quello che aveva in precedenza. Basti pensare che adesso è presente una vetrata a lato che dà un ottima vista della città.

Mentre mi guardo intorno la dottoressa maneggia con il suo portatile, tutto qui è talmente diverso, talmente... nuovo che non so bene come approcciarmi. Oltre al fatto che è  molto tempo che non la vedo.

"È tanto tempo che non ci vediamo, Kalea, sarà cambiato il mio ufficio ma rimane un posto sicuro, questo, lo sai vero?"
"Sì."
"Bene." mi dice mentre, sorridente, prende fuori il suo solito quadernino blu, con il mio nome in bianco scritto sopra, l'unico a non essere cambiato. Questo posto spruzza soldi da tutte le parti, non so come mia madre possa permettersi le mie visite, visto il lusso che sfoggia questa struttura...

"Allora, sai già come funziona, parlami di tutto quello che vuoi, di tutto quello che ti dà fastidio e non." Mi guarda, aspettando che io le rivolga la parola. Che dica qualsiasi cosa.

Quello che però si ritrova davanti è un muro. Non parlo, ed è tutto talmente silenzioso che si sente solo il rumore del mio battito accelerato.
Guardo l'orologio, ho un ora, un ora per poter dire qualcosa, esprimere le mie preoccupazioni.
Un'ora che mia madre ha combattuto per farmi avere.

"Io-" un respiro. Dì la verità.
"Non so cosa dire, non so come iniziare."
La dottoressa annuisce, "Vogliamo iniziare da quando ci siamo lasciate? Ti va?"
C'è molto da dire visto che l'ultima volta che l'ho vista era in prima superiore ed ora sono all'inizio del mio ultimo anno. "Va bene."

"Noi, ci siamo lasciate che gli attacchi non c'erano più, a tuo dire, e che ti stavi riprendendo, cos'è cambiato?"
"Mio padre."

"Tuo padre?"

"Sì, ecco, ha iniziato a contattarmi di nuovo, dopo un lungo periodo che non lo sentivo più e..." Inizio a sentire la gamba tremare, ed il respiro farsi più pesante. Cose che nota anche la mia psicologa.

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