12 ottobre

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Dopo la decima pillola sento i miei sensi che iniziano finalmente ad annebbiare. Nudo coperto fino al petto dall'acqua della vasca, attendo la mia fine.

Non ho paura, non ho ansia e non ho decisamente un briciolo di tristezza in corpo solo... pace. Lo so, potrebbero essere le pillole che ho ingerito, fatto sta che so di quello in cui sto andando incontro. So che è la scelta migliore, deve esserlo.

Solo percepire questa pace mi conferma che la scelta che ho fatto è quella giusta per me. I miei muscoli iniziano a rilassarsi, il mio cuore pompa sempre più lentamente ed il mio corpo scivola piano sul fondo della vasca. Non provo dolore ed è quello che più mi premeva, non provo dolore in questi ultimi istanti della mia vita anzi ora che mi focalizzo e che ascolto attentamente sento una voce chiamarmi.

"Kai, dolce, Kai..."

"Mamma..." riesco a dire a fatica, i muscoli della bocca fanno un enorme sforzo per pronunciare quella parola. 

Sento la sua voce. Non la sentivo da così tanto tempo che credevo di essermi scordato...
"Kai vieni, ti aspetto..." È così armoniosa, così... familiare.
"Sto arrivando resta lì, non muoverti." Casa, lei è casa.

Corro da lei, è troppo tempo che non la vedo.
Che non la sento.
Che non la tocca.

"Sto arrivando resta lì, non muoverti."
"Kai, figlio mio, sei così lontano..."

Mi basta un suo abbraccio, mi basta una sua carezza sulla guancia o un suo bacio sulla fronte.

"Mamma, ci sono quasi, sto arrivando." Riesco a vederla, i capelli biondo cenere raccolti nella sua solita coda bassa, i suoi occhi azzurri perlati dalle lacrime. Non sembra essere cambiata, è come se fosse fermata nel tempo prima che la malattia la colpisse in pieno. Prima che me la portasse via da me.

"Oh, caro, ma non hai nemmeno varcato il confine..." Non è possibile, io la vedo è proprio di fronte a me, mancano solo pochi passi...
"No, invece ci sono, sto venendo da te, staremo per sempre insieme."
"Mio dolce Kai, ancora non lo sai?" la sua voce è distorta, non capisco cosa succede...
"Non so che cosa, mamma, che stai dicendo?"
"Amore mio, non è venuto ancora il tuo tempo."
"Mamma, cosa dici, io l'ho fatto, l'ho fatto per abbracciarti ancora."
"Mio adorato, non ci sei riuscito, tu respiri ancora." La mia vista si offusca, non riesco più a vederla nitidamente e ora capisco il perché. Ma...
"No, no, no. Non è possibile, come faccio allora a vederti, a parlarti?" Le lacrime cadono precipitosamente sul mio viso impedendomi definitivamente di vedere.
"Mio piccino, non piangere." La sua voce è lontana, quasi impercettibile.
"Non avere paura." Faccio fatica a sentire quello che dici mamma, c'è così tanto rumore qui...
"Io sarò...sempre con te per..." Non sento più la sua voce, non sento ciò che mi vuoi dire mamma, qui stanno urlando, qui...

"Ditemi che è vivo. Ditemi che respira, DITEMI QUALCOSA!" Il lamento di un genitore che trova il figlio in quello stato sarebbe sicuramente assomigliato a quello di Carl quando ha trovato il corpo quasi senza vita del nipote. "Signore, deve lasciare i soccorritori fare il suo lavoro..."
"Fatemi avvicinare a lui, il mio Kai... il mio Kai..." Carl piangeva ed urlava allo stesso tempo, non sapeva più che cosa fare per riportare il figlio di Ellis, quello che le assomiglia in tutto e per tutto. Non voleva perdere un'altra parte di lei.

Nel frattempo Kai iniziava a rendersi conto di tutto quello che gli circondava, delle urla dei medici soccorritori, del loro tocco , e del pianto isterico dello zio. Sentiva in modo confusionario tutti questi elementi tranne quello che più avrebbe voluto. La voce della madre era ormai lontana ma aveva ancora qualcosa da dirgli, aveva ancora una frase da completare.

"Mio piccino, non piangere. Non avere paura, io sarò sempre con te, per..." Per cosa mamma? Cosa mi vuoi dire?

Ma era ormai troppo tardi.

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