profumo di primule

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*4 anni fa*

Evin
🫀

Cara Ada,

 
Sono due settimane che non ci sei più. E lo so che mi avevi fatto promettere di scriverti quando ero triste o semplicemente quando c'era qualcosa che non andava. La verità è che non ne avevo il coraggio. Perché scriverti significava ammettere che non eri più qui con me, ammettere che non mi avresti più ascoltato pazientemente e consigliato saggiamente.

E io ho bisogno di te. 

Ho bisogno delle giornate in giardino in cui c'eravamo solo io, te, una paletta rossa in una mano e un seme nell'altra. Mi mancano quei pomeriggi dove parlavamo per ore ed ore del nulla e tu sembravi così attenta a ciò che dicevo, mentre io non ero pronto a quello che stava per succedere. 

Mi hai preparato a tutto tranne che a questo.

Io, tale ingenuo che sono, non vedevo l'ora di crescere e diventare adulto come te, non sapendo che ora a 15 anni vorrei tornare ad avere quella leggerezza che avevamo solo noi due. Quella che hanno i bambini con le persone care. Per esempio, Abuelita, ti ricordi delle primule e del melo in giardino? Quelli che sono cresciuti grazie alla nostra mano delicata? Beh, la mia mano non era affatto delicata, anzi era piuttosto goffa e voleva che quel semino germogliasse all'istante.

"Ehi, Evin, non sarai mica arrabbiato perché questo fiorellino non è germogliato vero?"
"Ma nonna quanto ci metterà?"
"Oh caro nieto, devi avere pazienza, non si può avere tutto all'istante sai? A volte è meglio l'attesa di quel evento che l'evento stesso." Mai come ora avrei detto che hai ragione. Ada, hai ragione. Avrei voluto dirtelo, urlarlo a squarciagola. Ma, in fondo, sai anche tu che il tuo caro nipote non è mai stato paziente. [...]

Tutte le cose belle hanno una fine, no? Dopotutto era la lezione numero cinque,

"Imparerai a farti piacere l'inverno, certo, si porta via definitivamente l'aria estiva e toglie le foglie ai nostri cari alberi, ma è anche il periodo di natale." 

Me lo dicevi sempre con il sorriso, accompagnato da una tua carezza ai miei capelli. Ma come l'estate, anche tu mi hai lasciato, senza dirmi se ho mai meritato il tuo affetto, perché ora mi viene detto che non ne sono degno. Mi hai lasciato troppo presto, troppo in fretta, con mille dubbi per la testa.

Mi sono mai meritato i tuoi abbracci?

I tuoi sorrisi?

Perché ora non ne ricevo più ?

Perché ora mi merito solo dei gran schiaffi?

Per lei sono solo uno scansafatiche, una nullità, una sanguisuga che le ruba la vita e che si merita solo frustate.

"Non nascondere mai il tuo dolore e ciò che ti fa soffrire, anzi mostralo a qualcuno, come questo fiordaliso. Nei suoi colori e nel suo piccolo stelo ci racconta tutto, con delicatezza, e ci dice che ora sta patendo la sete."

Vorrei essere capace di dirlo, nana, con tutto il cuore ma per un po' mi è parso difficile seguire i tuoi consigli. Probabilmente perché, scusa se te lo dico, ma mi hai illuso per tutto questo tempo. Mi hai detto che la mamma era un'archeologa e non c'era perché doveva prendersi cura del mio futuro. Perché, come dicevi? Anche se lontana si prende cura di te, sempre. Però poi ho avuto modo di conoscere la verità delle tue belle parole, e fa male. Tutti i giorni, ad ogni ora del giorno, fa male. È doloroso, e ovunque tu sia, mi chiedo perché, perché tu più di tutti mi hai mentito? 

Me lo chiedo da quando sei partita, e scusami ma con me non funziona più la frase, che mi dicevi così spesso, "Capirai quando sarai pronto e poi tutto ti sarà più chiaro."

Una cosa so per certo. Mi sono ripromesso di riuscire a decifrare i tuoi messaggi, i tuoi consigli. Così come un giorno, mi sono promesso di fuggire da lei. [...]

Ti ho detto che sono già passate due settimane? Oppure 5 anni? Sembra passata una vita. Infatti una vita se n'è andata, quella che abbiamo passato io e te, i nove anni più spensierati che potessi avere. In questi anni potevo essere libero di fare il bambino, libero di giocare e non pensare ad altro se non alla prossima avventura. 

Ora, invece, non è più così. Ora devo stare attento a tutto quello che faccio, ai miei movimenti, alle parole. 

Ora ho paura solamente a camminare.

Se cammino a passi troppo pesanti, non va bene. 

Se cammino troppo piano senza che mi senta, non va bene. 

Se appoggio e metto più peso su una gamba che l'altra, non va bene. 

Se saltello, non va bene.

NON LE VA BENE MAI NULLA. 

SE GUARDO A LUNGO LA FINESTRA.

SE RIDO.

SE PIANGO.

SE VOGLIO ANDARE IN ESPLORAZIONE. 

OGNI MIO GESTO, OGNI MIO PENSIERO È INUTILE.






Abuelita? La verità?

Sono passati cinque anni da quando mi hai lasciato e non due settimane. Avrei voluto scriverti prima ma sono cinque anni che mi sento dire che è inutile continuare a pensare a te. È inutile rimanere nella stessa città solo per stare con i miei amici. È inutile dire la mia opinione perché non valgo nulla. Me lo sento ripetere tutti i giorni, che ormai inizio a crederci veramente.

La verità è che non sono passate due settimane dal tuo funerale ma cinque anni. 

Ma a lei non importa, non l'è mai importato. 

Per questo non ho partecipato.

Lei non voleva.

E io non potevo disubbidire.

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