Sensibilità

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C'è una crepa in ogni cosa,
è così che entra la luce.
L. Cohen, Anthem

Evin
🫀

Mia madre non mi ama. D'altronde me lo ha sempre detto.
"Mi hai rovinato la vita!"

*crack*

É rimasta incinta a 17 anni e la sua nobile famiglia del Gold Coast l'ha ripudiata, non l'ha più voluta con sé.
"Vorrei che non fossi mai nato!"

*crack*

Solo sua nonna ha voluto che lei non abortisse... come se non ci avesse provato.
"Ho provato di tutto ma tu nulla, sei voluto nascere per forza e guarda...",

*crack*

"Guarda come siamo ridotti!"

*crack*


Posso considerare gli anni dalla mia nascita fino ai 10 anni, come quelli più spensierati, perché durante quel periodo è stata la mia bisnonna a crescermi ed accudirmi.

Mia madre non ha mai voluto saperne di me.

L'unica da cui ho avuto un briciolo di affetto è stata Ada, la mia nana. Anche lei, come me, non era ben vista dalla sua famiglia, soprattutto dopo la morte di suo marito, colui che teneva le redini del patrimonio e che la proteggeva sempre. Era una delle tante cose che avevamo in comune. Oltre ad amare il giardino, le avventure al parco, è lei, e solo grazie a lei, che posso definirmi la persona che sono oggi, sono vivo solo grazie a lei. Respiro ed inspiro vita, amore ma anche tristezza e delusione solo grazie a lei.

In quegli anni, nella piccola casa vittoriana di fronte al Oak Street Beach, non mi preoccupavo se guardavo troppi cartoni o se giocavo in giardino fino a quando il sole non si vedeva più. Ero felice e non me ne rendevo nemmeno conto, mi proteggeva dal mio passato senza che me ne accorgessi.

Ed io non sono nemmeno riuscito a ringraziarla.

Non dico che non mi facesse le ramanzine, ero un ragazzino vivace che gliele faceva passare di tutti i colori, ma sapeva sempre come mettermi in riga.
Non c'era bisogno che alzasse un dito.
Già... Mi ricordo quando a 9 anni, dopo una festicciola tra compagni di hockey, avevamo distrutto, involontariamente, una delle sue piantine dal nome particolare. Lo sapevo sin dall'inizio che ci saremmo dovuti spostare, me lo sentivo che sarebbe andata male, per questo ero preoccupatissimo della sua reazione. Soprattutto perché ci teneva molto al suo giardino, infatti io e lei, avevamo l'abitudine di parlare spesso con le piantine, perché secondo nana potevano risolvere tutte le pene del cuore.
Quando vide cosa era successo non alzò nemmeno la voce.

"Mi dispiace Ada, non volevamo, dovevamo giocare da un'altra parte..."
"Sì, avreste dovuto. Ora andate dentro a fare merenda." Potevo vedere la delusione nel suo volto ed era la parte peggiore di quando facevo una marachella.
Quando tutti i miei amici se ne sono andati, avevo paura che mi sarei beccato quello che non avevo ricevuto prima. Invece, come suo solito, mi sorprese dicendo, "Lo sai.. quella pianta era del nonno." Si sentiva la malinconia nella sua voce, "Mi diceva sempre, che quello non era il posto giusto per piantarla, io da testarda come sono non l'ho mai voluta spostare." Un sorriso triste comparve sul suo volto, "Beh, ora devo ammettere che aveva ragione." La guardavo e avevo capito che l'avevo fatta grossa, ma non sembrava arrabbiata, anzi traspariva la solita malinconia di quando mi parlava del suo passato con il nonno. E quando parlava del nonno in lei c'era solo amore. Lei era una grande portatrice di amore ed affetto tanto che non c'era spazio per il rancore, "Nana, mi dispiace davvero." Mi diede una carezza per poi dirmi, "Ah, piccolino, nulla è andato perso, quella pianta si può ancora salvare, per questo tu ed io questo weekend ci rimboccheremo le maniche." Al tempo, un weekend mi sembrava a dir poco esagerato, ma come lei mi diceva spesso, bisogna dedicare il tempo giusto alle cose belle.

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