A presto

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Quella mattinata mi alzai presto, un po' su di giri, pensando e ripensando alle parole di Serena e alle varie immagini sfocate di Michele che si erano create nella mia mente durante la notte.
Ero contenta di vederlo, e la giornata di fine marzo sembrava perfetta. I primi raggi di sole e le prime passeggiate all'aria aperta.

Dopo aver fatto il mio solito pilates e un po' di stretching per la muscolatura, entrai in doccia e lì rimasi per un'oretta a canticchiare e ballare.
Mi vestii velocemente con un paio di jeans, una maglietta oversize e la giacca di pelle quando alle 11,00 precise suonò il citofono. Michele mi aspettava giù. Afferrai la borsa e un cappellino e scesi le scale.

Mi aspettava seduto su uno scalino dietro la porta del palazzo e quando mi vide arrivare si alzò subito in piedi e disse: "ecco la mia ballerina preferita" io scoppiai a ridere e di tutta risposta gli dissi " ecco il mio ballerino preferito".

Ci salutammo con un bacio sulla guancia, di quelli formali in cui si sfiorano soltanto i volti e non sai mai se girarti solo a destra o anche a sinistra, se ripetere il movimento una, due tre volte.
Fortunatamente riuscimmo ad evitare quella situazione di imbarazzo e ci incamminammo verso la metro per raggiungere il centro di Roma, dove avremmo preso il nostro caffè.

Il tragitto fino alla metro fu tranquillo, costellato da semplici aggiornamenti di routine sulle nostre vite, che in parte già conoscevamo. Lui mi chiese se avevo notizie dalla Scala, se sapessi quando avrei iniziato e se dovessi trasferirmi a Milano. Al ché risposi che stavamo ancora definendo gli ultimi dettagli, ma che avrei iniziato ad aprile e non avrei avuto bisogno di trovare un nuovo appartamento nell'altra città. Avrei provato a Roma nel corso della settimana e, soltanto il weekend, sarei dovuta andare a Milano per delle prove in teatro. Mi era stata offerta una stanza di albergo a cui appoggiarmi durante i fine settimana.

"Mi sembra una prospettiva allettante, avrai modo di vedere anche un'altra città" disse Michele e io riflettendoci un po' su, concordai con lui :" conosco Milano, ma andarci soltanto per due giorni alla settimana, sarà divertente. Avrò modo di fare nuove esperienze e conoscere altre persone"

Arrivati in stazione, gli offrii il biglietto del treno e, dopo una decina di fermate, arrivammo a destinazione. Lui mi raccontò dei suoi piani futuri, dei progetti imminenti a cui stava lavorando ed io non riuscii a togliermi dalla testa l'idea che forse, noi due, avremmo potuto funzionare.

Ci sedemmo al bar e ordinammo due caffè, il suo, macchiato.
"Sono così contento per te Carola, te lo meriti davvero tanto." Disse rompendo quel silenzio che si era creato dopo che il cameriere passò per chiedere la nostra ordinazione.
"Grazie Michele, dal profondo del mio cuore. Senza il tuo supporto in questi mesi non avrei mai potuto farcela, ti voglio bene."
"Anche io te ne voglio, e non devi neanche dirlo, ci sono sempre per te"
A quel punto, non so cosa mi passò per la testa, ma gli afferai la mano e la accarezzai con cura, tra le mie.

Era bello avere una persona così. Lui mi fissò negli occhi sorridendo, anche se, il sopracciglio un po' aggrottato, mi fece intuire che il mio gesto lo colse di sorpresa.

Arrivarono i due caffè che interruppero quel nostro contatto inaspettato, ma stranamente giusto e piacevole.
E continuammo a chiacchierare del più e del meno. Passarono le ore e il cameriere ci guardava da lontano impaziente di cacciarci via, e noi fregandocene, continuammo ad ordinare bicchieri d'acqua su bicchieri d'acqua, adducendo scuse su scuse.

Dopo un po', però, entrambi dovevamo allenarci, anche se quella volta non insieme. Ci facemmo portare il conto e dividemmo in due perché si trattava di un regalo che entrambi volevamo concedere all'altro. Ore interminabili della nostra giornata, ricordi e momenti da rivivere più tardi, tornati a casa e prima di chiudere gli occhi.

Non tornammo con lo stesso treno perché dovevamo raggiungere mete diverse e prima di salutarci definitivamente Michele mi abbracciò e mi disse: "resterò a Roma fino a domani mattina, se ti va possiamo andare a fare colazione insieme"
Ci pensai un po' su e poi dovetti declinare l'invito: "Michi sono tanto dispiaciuta, ma domani ho un incontro importante alle otto del mattino e non ce la farei con i tempi, ti ringrazio tantissimo sia per la colazione che per oggi. Sono stata davvero bene. Mi eri mancato."
"Anche tu, Nikiya del mio cuore. Sono tanto contento e fiero di te".
Così dicendo, mi schioccò un rapido e leggero bacio sulla guancia.
Totalmente innocuo e privo di malizia. Eppure quel bacetto sembrava rappresentare un piccolo varco.
Forse anche lui aveva pensato a me e ad un eventuale noi.
"Ciao Carola, a presto" disse attraversando la strada senza guardarmi

A presto Michele

Spazio autrice

ALLORA CHE NE PENSIAMO DI MICHELE? io super gasata. Non vedo l'ora di farvi sapere come andrà a finire il tutto... Se c'è un qualcosa che deve andare a finire. CHISSÀ.

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