Snap out of it (pt 2)

613 22 100
                                    

Dietro al bancone del barista, dopo un lungo corridoio, si scorgeva una porta rossa.
Le luci erano leggermente offuscate e ogni tanto si spegnevano, segno che non venivano cambiate da molto.
Non era sicuramente uno dei migliori bagni in cui fossi entrata ma in caso di necessità, qualsiasi cosa era ben accetta.

Sulla porta vi era un cartello su cui scritto "servizi".
Bussai, sperando che non vi fosse nessuno, e non ottenni risposta alcuna. Decisi di entrare.
Davanti a me, vidi due bagni e di fronte, due lavandini con uno specchio.

Il tutto risultava leggermente inquietante e non vedevo l'ora di scappare via.
Una volta terminato, lavai le mani, diedi una controllata allo specchio e mi accorsi che la matita nera aveva sbavato un po'.
Mentre ero intenta ad aggiustarmi, sentii un improvviso rumore provenire dal bagno accanto al mio.
Non ero sola, anzi qualcuno stava tentando disperatamente di uscire.
Un po' spaventata dalla situazione, pensai subito di andare via ma poi mi sentii in colpa e dissi:
"C'è qualcuno?"
Una voce maschile, un po' roca mi rispose:
"Si, cazzo, sono qui, non riesco ad uscire. Avrei bisogno di un aiuto" e riprese a sbattere violentemente la porta sperando che si aprisse magicamente.
"Vai, provo a spingere verso fuori, può darsi che in due ce la facciamo, nel caso vado a chiamare rinforzi."
E così cominciammo a mettere insieme tutte le nostre forze, lo sconosciuto da un lato ed io dall'altro.
Provammo e riprovammo per cinque lunghi minuti.
Dall'altro lato della porta sentivo ogni genere di imprecazione, mentre io dal canto mio, speravo che l'Uber non fosse ancora arrivato e mi maledicevo per non essere scappata prima, quando ancora potevo.

A furia di tentativi, la porta si aprì.
Fu così forte lo slancio, che mi spinse verso dietro, e non riuscii ad inquadrare subito la voce che stavo tentando di salvare.
Fino a quando non riconobbi il completo blu e le mani piene di anelli.
I miei neuroni, non riuscirono a processare quell' informazione con prontezza e passarono alcuni secondi di silenzio in cui non capii niente.
Ma poi i miei occhi incontrarono i suoi, in quel bagno malandato e vomitevole
e, quando ciò avvenne, cominciai a ridere come mai avevo fatto fino ad allora e come mai mi sarebbe capitato più.
"AHAHAHAHAHAHAHHAH, NON CI POSSO CREDERE"

Risi così tanto che non sentivo più la faccia, mi piegai in due per l'ilarità di tutta la situazione.
Non lo avrei mai più preso seriamente.
Non riuscivo a guardarlo in faccia, ridevo come se non ci fosse stato un domani.

E lui era lì, aspettava che io finissi ma quel momento mai arrivava.

"No vabbè questo, me lo ricorderò per sempre. Quella volta in cui ho salvato Luigi Strangis, la rockstar, dal bagno del bar di fronte allo stadio, la sera del concerto dei Maneskin. Io non ho parole." E continuai a ridere e ridere...

Dopo non so quanto, mi ripresi, e vidi che lui se ne stava con le braccia conserte e con il suo ghigno ironico che mi fissava.
A un tratto prese la parola:
"Eddai, ti sei calmata ora? Lo so che la mia disavventura è molto divertente, ma prima o poi dovremmo uscire o vuoi restare qui?"

"No no macché, voglio scappare da questo posto, solo che non riesco a muovermi perché non ho ancora finito di fotografare per bene il momento con la mia testa, per quando poi, dopo, lo rivivrò innumerevoli volte."
E così dicendo, scoppiò a ridere anche lui e mi colpì leggermente la spalla.

Fu strano, sembrò che il tempo non fosse passato e in un secondo tornò la confidenza di quando lo chiamavo "gentleman" e lui mi diceva che "io non avevo bisogno di lui" che poi, era vero, e me l'ero dimostrata più e più volte.

Ma quella spensieratezza mi mancava.
Sembrò che non fossero passati anni dall'ultima volta in cui avevamo riso insieme.

"Ma dimmi un po'..." Dissi io a un tratto "una rockstar come te, non ce l'ha un camerino? Scommetto che ti bastava alzare il telefono e tutti sarebbero corsi in tuo aiuto, anche banalmente, con una bottiglia."

"Ah Ah simpatica. Innanzitutto non mi chiamare rockstar. E poi si, il camerino ce l'ho ma è inagibile perché fuori si sono nascosti alcuni fan. Non volevo scomodare nessuno e questa mi sembrava la soluzione più intelligente."

"E come ti è andata finora?" Stavo per cominciare a ridere di nuovo se non fosse che lui, lavandosi le mani, fissò il mio volto dallo specchio che avevamo di fronte.
"Beh, stava andando tutto per il meglio, finché la porta non si apriva più e una ballerina mi ha salvato. Tra l'altro com'è possibile che ci ritroviamo sempre, nelle situazioni più assurde?"

Lo fissai per un po': "Non saprei, sarà che forse mi segui?"

Sorrise lievemente questa volta, sempre con gentilezza e rispose: " Cara, mi sa che sei tu, che mi segui. Addirittura, sei venuta al mio concerto."
"Mi dispiace ferire il tuo ego, caro, ma io sono venuta per il concerto dei Maneskin. Neanche lo sapevo saresti stato qui. Anzi, ti dirò, ho passato parte della tua esibizione a sbuffare, annoiata dalla tua presenza. Mi hai leggermente conquistata con gli Arctic Monkeys, sul finale."

Fece il finto ferito ma poi ancora una volta mi sorrise. Ebbi l'impressione che, anche lui, come me, si stesse divertendo.

"Nessun ego ferito, promesso. Mi sembra una giustificazione, più che valida. Ora però mi sa che devo scappare prima che chiamino i servizi segreti. Hai terminato la tua fotografia mentale?"

"No credimi, non riuscirò mai a riprendermi dopo questa, però ci conviene andare. Staranno aspettando anche me e non vorrei mai costringerti a spiegare a qualcuno cos'è che ti ha trattenuto."

Con quelle parole, ci addentrammo verso l'uscita. Mi aprì la porta e io non potei non commentare con :"Sempre il solito gentleman "
E lui: " Ho tentato di fare il badman ma credo che dopo le vicissitudini di stasera la mia reputazione, in quel campo, sia totalmente danneggiata."
"Sono d'accordo con te."

Ripercorremmo quel corridoio a ritroso anche se non ero ancora pronta a lasciare quel momento nel passato. Sentivo che poteva essere ancora vissuto, ma ormai eravamo fuori dal bar e arrivò il tempo di salutarci.

"Quindi che farai ora, rockstar?Non la scrivi una canzone su questa serata?"

"Non mi ricordavo la tua vena ironica così marcata. Non credo proprio si tratti di materiale da singolo. Piuttosto, hai bisogno di un passaggio?" Mi fissò con quei suoi occhi incandescenti che parevano ogni volta essere in grado di sciogliere qualsiasi cosa guardassero.

"No grazie, sto con amici. Io ci penserei alla canzone, ha del potenziale.
Ciao Luigi, sei stato bravo."

Me ne andai senza dargli il tempo di rispondere.
Ma ero certa che, dal momento in cui mi ero ricongiunta con Claudia, fino a quando non raggiungemmo più avanti la macchina che ci aspettava, i suoi occhi erano fissi su di me.

Durante il tragitto in macchina, ripensai più e più volte a quella strana serata che era appena trascorsa.
Avevo raccimolato un bel po'di storie da raccontare e scrivere nel diario, sul comodino.
Non avevo più il bisogno costante di annotare tutto, ma lo facevo per conservare i miei ricordi o, almeno, quelli che ritenevo degni di essere riletti dopo chissà quanto tempo.

Tornata in camera d'albergo, decisi di riaccendere il telefono, per avvisare Serena che era tutto apposto e che le sarebbe aspettato un lungo caffè lunedì sera, in cui le avrei raccontato tutto ciò che era accaduto.

Erano ormai le quattro del mattino e tra poche ore avrei dovuto svegliarmi. Decisi di ascoltare un po'di musica per rilassarmi.
Stavo per chiudere gli occhi quando una notifica mi fece subito destare.
Mi sedetti, appoggiata alla spalliera del letto.

Era un messaggio di Luigi.
Un audio di circa due minuti e mezzo.
Lo ascoltai subito, senza neanche pensarci su.
Una melodia dolce alla chitarra acustica, accompagnava la sua voce graffiante. Aveva davvero scritto una canzone su quella serata.
Doveva essere stato velocissimo se già me l'aveva inviata.

Gli mandai uno sticker di un gattino sorpreso.
La sua risposta non tardò molto:

Luigi Strangis:
Quand'è che te la posso suonare dal vivo?

Spazio autrice

AHHHHHHHHJJ. URLATE CON ME
QUESTO CAPITOLO.
Ho impiegato un po' di tempo per scriverlo perché volevo fosse un bel momento in quanto mi avete tutti richiesto di darvi gioie più concrete.

Io mi sono divertita tantissimo, lo so che può risultare un po' fantasioso e non molto verosimile, ma io penso che quei due pazzi, una fine simile faranno.

Fatemi sapere che ne pensate.
Un kissino 💛🖤💛

Twitter: @joannawater13

Insostenibile LeggerezzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora