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Se mi avessero detto che un giorno avrei infranto il domicilio della psicoterapeuta della scuola perché uno "stregone incantatore" uccide ragazzi con traumi, sicuramente avrei smesso di ascoltare alla seconda parola.
Nonostante ciò, da tre anni a questa parte, la mia vita è diventata peggio di un film d'azione.

«Quindi... Vogliamo davvero intrufolarci a casa sua?» chiedo, finendo di addentare un panino recuperato da un mini market circa mezz'ora fa.
Una cosa che non salterò mai durante le giornate sono sicuramente i pasti.
E non sarà di certo Vecna a privarmene nemmeno ora.
Ci siamo accostati in un parcheggio trovato vicino una zona di servizio, in modo da poter pranzare in tranquillità.

Steve, nel frattempo, è al mio fianco, comodamente
appoggiato allo schienale del sedile mentre beve la sua bottiglietta d'acqua e, dietro di noi, ci sono Dustin e Max che finiscono la loro porzione.
«Ovviamente non saremo tutti, andrò solo io, ho un'ottima scusa che mi permetterà di convincerla a farmi entrare» mi risponde la rossa, mentre finisce di mandare giù l'ultimo boccone.
Annuisco in assenso, «Sì, credo sia un piano abbastanza fattibile» continuo, cercando di riordinare i miei pensieri.
Nel frattempo, la mia mente corre ad Eddie Munson, chiedendomi cosa stia facendo ora, dato che sono ore che non lo sentiamo.
«Dustin, hai sentito Eddie?» domando di getto, senza ragionare.
«Non ancora, ma gli avevo detto di mettersi in contatto con noi tramite la radio in caso di problemi» con un gesto di assenso, rispondo a mio fratello, rassicurando poi me stessa che stia bene.
«Come mai tanto interesse?» la voce di Steve mi arriva cristallina alle orecchie, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Che diavolo di domanda era?
«Mi interessa, forse, perché è ricercato e si trova in una casa sperduta?» alzo un sopracciglio, guardandolo confusa.
«Chiedevo, non scaldarti, Henderson» volta lo sguardo il moro, rompendo il nostro scontato visivo.
Scuotendo la testa e alzando gli occhi al cielo, lascio perdere, non avendo voglia di continuare una conversazione che, di fatto, non ha senso.
Con la coda dell'occhio, vedo mio fratello scambiarsi sguardi sospetti con Max e, al mio guardarlo male, si ridesta subito dalle sue azioni.
Dio, i ragazzini.

«Va bene, ragazzi, andiamo da questa fantomatica Mrs. Kelly» afferma il moro, mettendo in moto l'auto.
Dopodiché, si gira verso Max, «Indicami la strada» conclude, ottenendo un assenso dalla rossa.
Il mio sguardo è fermo su di lui, ma, al contrario, Steve non accenna a guardarmi.
Non riesco a capacitarmi di tali comportamenti, soprattutto da lui. Sento che qualcosa non va, da quando mi ha fatto quella strana domanda sul portico della casa di Rick Spinello, ma non abbiamo ancora avuto modo di parlarne. E questa cosa non mi rende felice.

«Okay, fermo, Steve, accosta qui» la voce di Max ci blocca, portando il moro ad accostare poco più avanti della villetta abitata dalla psicoterapeuta della scuola.
«Cercherò di fare il prima possibile» afferma, prima di aprire lo sportello.
«Max!» la fermo, facendola girare verso di me, «Stai attenta» le dico, ottenendo un sorriso rassicurante da parte sua.

«Beh, non ci resta che aspettare qui, tutti e tre assieme» pronuncia Dustin, provocandomi uno sbuffo abbastanza rumoroso.
«Non sai che divertimento, Dustin, davvero» mormora Steve, scuotendo la testa.
«Sì, hai proprio ragione, Steve. Non sai che divertimento stare qui con te, soprattutto» esclamo in modo rude, cogliendo la palla al balzo.
Se lui non vuole parlare, lo faccio parlare io.
Il moro si gira, guardandomi interrogativo.
«Cosa intendi, scusa?»
«Intendo, Harrington, che hai comportamenti strani. Un minuto prima mi presti la tua giacca e un minuto dopo mi ignori, senza un apparente motivo» affermo, abbastanza stizzita dalla situazione.
«Ehm... Io ragazzi vado a controllare Max da... Fuori l'auto, vi avviso appena arriva» quasi non faccio caso alle parole di mio fratello, che si appresta a scendere dalla macchina borbottando parole a me incomprensibili.
«Io ti ignoro? Questa è bella, Nina. Non mi pare di averti ignorato l'altra sera, o poco fa, o tutti i giorni. Sei tu che sei troppo presa a venerare Munson che neanche ti rendi conto di ciò che succede attorno a te» esclama, alzando di poco il volume della sua voce.
Rimango spiazzata sia dalle sue parole che dal tono utilizzato, mai eravamo arrivati a parlarci in questo modo.
«Cosa vuol dire "venerare Munson", Steve? Non è affatto vero, e anche se fosse non dovrebbe importarti comunque. Credo di poter frequentare chi voglio, fino a prova contraria» nessuno dei due è intenzionato a distogliere lo sguardo dagli occhi dell'altro, troppo presi dalla discussione.
Lo vedo scuotere il capo, passandosi una mano sul volto.
«Non capisci, Nina. Sei troppo cieca e appagata da ciò che la tua testa ti dice da ignorare completamente le persone attorno a te. Da ignorare tu, me» conclude, voltando lo sguardo.
«Cosa vuol dire, che ti ignoro? Sei una delle persone più importanti che io abbia, Steve. Ti considero quasi al pari di Dustin. Mi fa stare male vederti così distante» allungò una mano verso il suo braccio, cercando un contatto.
La sua giacca ancora sulle mie spalle, come se potesse avvicinarci leggermente di più.
«È questo il punto Nina, io...» senza tempo per finire la frase, lasciandomi in sospeso, le figure di Max e Dustin si fiondano nei sedili posteriori.
Ritraggo velocemente la mia mano, sistemandomi sul mio posto.
E anche questa volta, non troverò risposte alle mie domande. Per il momento.

«Che cosa ha detto?» chiedo, girandomi verso Max.
«Niente. Ora parti, Steve» risponde sbrigativa la rossa, aggiustandosi sul sedile centrale.
«Come "niente"?» chiede il moro.
«Parti, Steve!» al tono arrabbiato della ragazza, non se lo fa ripetere due volte, mettendo in moto e sfrecciando via dalla proprietà della Kelly.

Nel tragitto, non riesco a non pensare alla discussione avuta attimi prima con il ragazzo al mio fianco.
Cosa voleva dirmi? E perché ha reagito così? Troppe domande senza risposta, che mi portano a stringermi nella giacca del moro.
Vorrei solo che tutto torni come prima, spensierati, quando passavamo le giornate al negozio tra battute e risate.

«Dustin? Mi ricevi? Dustin!» quella che riconosco come la voce di Lucas Sinclair mi arriva alle orecchie, riportandomi a galla dai miei pensieri.
Mi giro verso mio fratello, confuso quanto me.
«Lucas! Che diavolo di fine hai fatto?» gli chiede velocemente Dustin, temendo che possa perdere il contatto in breve tempo.
Io, Max e Steve ascoltiamo attentamente, cercando di captare il ragazzo dall'altro capo della radio.
«Senti, ascolta, voi state cercando Eddie?» domanda, con tono preoccupato.
Qualcosa non torna.
«Sì, l'abbiamo trovato e non grazie a te» esclama stizzito Dustin.
«Dov'è?»
«In una rimessa per barche, dove viveva un certo Rick Spinello, sulla Coal Mill Road. È al sicuro» sentendo quelle parole, mi rendo conto che dovremmo sentirlo per sapere se davvero è tutto apposto.
«Sapete che ha ucciso Chrissy, vero?» stizzita, tolgo la radio dalle mani di mio fratello.
«Sinclair, questa è una gran stronzata. Eddie ha cercato di salvarla mentre tu eri a sbronzarti con quei coglioni degli amici di Jason» rispondo, restituendo l'oggetto a Dustin. Con tutti i loro sguardi addosso, tra l'altro. Ma poco importa.
«Nina? Comunque, la Polizia dice che è stato lui» seguendo il mio esempio, la rossa toglie di mano, di nuovo, la radio da mio fratello.
«Lucas, sei così indietro che è imbarazzante. Vediamoci a scuola. Ti spiegheremo» afferma, restituendola anche lei al proprietario.
«Non posso... Credo che stia per succedere una cosa molto brutta» al pronunciare quelle parole, sento un brivido sulla schiena. Non c'è mai fine al peggio.
«Di che parli? Quale cosa molto brutta?» Dustin non ottiene risposta, imprecando sotto voce.
«Lo abbiamo perso» conclude, rimettendo la radio apposto.
Emetto un sonoro sbuffo, seguita da reazioni analoghe degli altri.
«Tutto ciò non promette nulla di buono» sussurra Steve, girandosi verso di noi.
Non posso che trovarmi a concordare con tali parole. Da quando Sinclair è entrato in contatto con la feccia della mia vecchia scuola, ovvero la squadra di Basket, si è fatto influenzare in molte azioni.
Temo che possa aver fatto qualcosa, ma distolgo la mia mente da questi pensieri.

«Dove andiamo, adesso?» chiedo, cambiando discorso.
«Direi di andare a scuola e infiltrarci nell'ufficio della Kelly» mi risponde Max, rigirandosi le chiavi tra le mani.
«Infiltrarsi nella scuola di notte, da aggiungere alla già lunga lista di cose che ormai potrebbero spedirmi sulla sedia elettrica» ridacchio, scuotendo la testa.
Ottengo simili reazioni dagli altri, ma il mio sguardo si ferma sul profilo del ragazzo al mio fianco, intento nella guida.
Ancora con i pensieri in subbuglio, quasi non mi rendo conto di essere diventata troppo esplicita nel farlo, dato che pochi minuti dopo Steve si gira verso di me, con sguardo furbo.
«Ti ho colta in fallo, Henderson, ma posso capire di essere troppo attraente per farti distogliere lo sguardo» sussurra, in modo da farsi sentire solo dalla sottoscritta.
Alzo gli occhi al cielo, sorridendo.
«Mi dispiace distruggere il tuo ego, ma non sei così attraente, in realtà» affermo, facendogli un occhiolino.
«Non la pensavi così, qualche anno fa» mormora, accostandosi al mio orecchio.
Di scatto, lo allontano, tirandogli un colpo sulla spalla e ottenendo una sua risata di risposta.
Non avevamo totalmente chiarito la nostra discussione, e non capisco infatti come siamo arrivati a ridere, ora, quando volevamo in realtà ammazzarci fino a pochi attimi fa.
Ma il nostro rapporto è bello anche per questo, dopotutto.

Me, You and the Upside Down || Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora