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«Ti rendi conto, Nina? Non è riuscita a dirmi un cazzo di "ti amo", due semplici parole» io e Steve ci troviamo nella sua stanza, circondati da alcolici. I suoi genitori sono fuori per lavoro e mi ha invitata a "bere qualcosa" da lui, solo che quel "qualcosa" è diventato finire una cassetta di birre in due mentre ci lamentiamo della nostra vita amorosa.
Lui, infatti, è appena stato mollato da Nancy Wheeler e io, invece, ho chiuso con il ragazzo con cui avevo delle uscite "occasionali", se così vogliamo metterla.
«Oh, lo capisco molto bene, Harrington» mormoro, in preda a dei sorrisi e delle risatine che ormai hanno preso il controllo della mia mente. Non so nemmeno più cosa sto dicendo.
«Dio, sono uno schifo in ambito di relazioni» ride anche lui, portando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi.
Siamo uno di fronte all'altro, seduti per terra, con intorno a noi le lattine vuote a farci da cornice.
Dopo brevi attimi, il suo sguardo torna su di me, nel silenzio generale, con il solo rumore della notte a farci compagnia.
Ci fissiamo per dei secondi, minuti. Il mio cervello non riesce ad elaborare molto bene la situazione.
Percepisco la tensione che si sta venendo a creare nell'esatto momento in cui i suoi occhi si posano sulle mie labbra, dischiuse da un piccolo sorriso.
Siamo entrambi ubriachi, e questa serata potrebbe prendere una piega che, al momento, non mi dispiacerebbe. Ma domattina?
Ho sempre reputato Steve un bel ragazzo, ma stava con Nancy, e, anche se non abbiamo un fortissimo rapporto come lo posso avere con Robin, è pur sempre una mia amica.
Solo che ora i suoi occhi su di me mi stanno mandando delle scariche elettriche per tutto il corpo che non so ben definire.
Continuo a sorridere, e mi avvicino leggermente, d'istinto.
La mia parte dionisiaca, ormai, ha preso il controllo. Seguire il cuore, ogni tanto, non fa male d'altronde.
I nostri sguardi sono a un palmo di distanza, i nostri respiri si mescolano, e incateno i nostri occhi.
«Sai cosa, Harrington? Sono ubriaca, ma penso di volerti baciare in questo momento» sussurro, senza interrompere il contatto visivo.
Lui, senza farselo ripetere ulteriormente, azzera la distanza che intercorre tra i nostri visi.
Il mio cervello ha completamente smesso di funzionare, insieme al mio corpo.
Riesco solo a pensare al ragazzo davanti a me che, lentamente, mi sta portando ad aderire con la schiena al pavimento, mentre continua a far scorrere le sue labbra su di me.
«Sai cosa, Henderson?» inizia, tra un bacio e l'altro, «Non so cosa stiamo facendo, ma non voglio smettere» conclude, allungando una mano verso la cerniera della mia felpa.
Si allontana leggermente dal mio viso e mi osserva, immobile, cercando un consenso nel mio sguardo.
Io annuisco, cominciando a lasciare piccoli baci su tutto il suo viso.

«Nina, mi senti? Svegliati» una voce fuori campo invade i miei ricordi, ma non riesco a collegarla a nessuno.
«Henderson, in piedi!» delle mani iniziano a scuotermi velocemente e, improvvisamente, apro gli occhi, ritrovandomi accecata dalla luce proveniente dalle finestre presenti nella stanza.
Mi passo le mani sugli occhi, strofinandoli e cercando di mettere a fuoco l'area circostante.
Non appena porto a termine il mio intento, davanti a me, trovo una figura accovacciata, intenta a scuotermi.

Eddie.

«Mi dispiace aver interrotto il tuo sogno erotico, ma non abbiamo tempo da perdere» afferma, voltandosi poco dopo e sistemando le ultime cose.
Io, ancora spaesata, lo guardo muoversi fin troppo veloce per il salotto.
«Sogno... erotico?» realizzo solo adesso le sue parole, arrossendo terribilmente.
Anche se di spalle, posso giurare che stia sorridendo, ora.
«Hai mormorato il nome di Harrington almeno tre volte, prima che venissi a svegliarti» risponde, facendomi sprofondare dall'imbarazzo.
Lo sento ridacchiare, dato il mio mutismo, e, senza aggiungere altro, mi alzo dal divano, dirigendomi in bagno per cambiarmi.
«Fa' presto, è tardi!» lo sento urlarmi dietro, prima di chiudermi la porta alle spalle.
Mi passo una mano tra i capelli, esausta, e uno sbadiglio lascia le mie labbra.
Mi dirigo verso i miei vestiti, ancora nella stessa posizione di ieri sera, e inizio a spogliarmi.
Con mio grande sollievo mi rendo conto che, come aveva detto Eddie, si sono asciugati, permettendomi di poterli indossare di nuovo senza morire di freddo.
Decido, però, di tenere la felpa del ragazzo, dato che la mia camicia non mi permetterà di resistere molto alle temperature di fine marzo.
Dopo aver messo anche le scarpe e sistemato le ultime cose, esco, trovando Eddie ad aspettarmi vicino la soglia della porta.
«Mi stai rubando una felpa?» lo vedo osservarmi, mentre afferro lo zaino di mio fratello, mettendolo poi in spalla.
«Potrei» rispondo solamente, sorridendogli furba e oltrepassandolo, giungendo sul porticato del piccolo rifugio.
Lo sento ridacchiare, per poi chiudere la porta e sigillarla, rimettendo la chiave di scorta al suo posto, nascondendola ad occhi indiscreti.
Io, nel frattempo, inizio a scendere i gradini, guardandomi intorno.
Se al buio non si vedeva nulla, di giorno la situazione non cambia. Siamo circondati da boscaglia.
«Eddie, cosa hai intenzione di fare per metterti in contatto con gli altri?» chiedo, girandomi verso di lui che, ora, mi affianca.
Lo vedo guardarsi intorno, prima di osservarmi a sua volta.
«Se non ricordo male, dovrebbe esserci un cantiere, nelle vicinanze. Andiamo» e, senza aggiungere altro, inizia a camminare, con me dietro di lui.
Spero solo che stavolta sia una camminata più corta, Dio.

Me, You and the Upside Down || Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora