11

173 9 0
                                    

Vorrei non dovermi mai più muovere da questa posizione. Robin è una delle poche persone che riesce a calmarmi completamente nei miei momenti "no".
Quando ho avuto uno dei primi attacchi nei mesi successivi al 4 luglio dell'85, chiamai Robin al telefono. Non avevo ancora raggiunto picchi di criticità alti, riuscivo a controllarmi, ma lei mi tenne al telefono per due ore, rimanendo in contatto con me anche dopo essermi ripresa totalmente.
Da quel momento, ogni volta se ne presentasse uno, e in quei mesi erano davvero tanti, chiamavo Robin. Se ci trovavamo insieme, invece, mi teneva stretta, come adesso, tranquillizzandomi con il ritmo del suo cuore. E funzionava sempre.
In altre situazioni, invece, è stata fondamentale anche la presenza di Steve.
Quando la bionda non c'era, trovavo conforto nella sua figura, che riusciva a calmarmi allo stesso modo.
È solo grazie al loro appoggio se, con il tempo, sono riuscita a migliorare e a controllarmi, nonostante il mio rifiuto ad essere seguita da qualcuno.

Con delicatezza, sento Robin tirarmi su con lei, mentre io cerco di riacquistare l'uso dei miei arti.
Mi sembra di aver scalato tre montagne da quanto sono scossa.
Improvvisamente, una delle porte viene spalancata, mostrando la preoccupata figura di Steve Harrington.
«Rob, Nina! Cristo, cosa è successo?» lo vedo corrermi incontro, senza fiato.
Annuisco impercettibilmente, distaccandomi dalla stretta di Robin.
«Io... Sto bene, ora, Steve. È semplicemente capitato di nuovo, più forte stavolta» dico, asciugandomi le lacrime rimaste e, ormai, secche.
Lo osservo mentre allunga le braccia verso di me, attirandomi in un abbraccio che ricambio velocemente.
«Mi sono preoccupato terribilmente, non vi vedevo tornare e ho pensato al peggio. Mi dispiace non essere venuto subito, ma è arrivato Sinclair all'improvviso e pensavamo ci fosse qualcuno» parla a raffica, non permettendomi di captare molte cose.
«Frena, frena, Harrington,» ridacchio, «è okay, te l'ho detto. Non preoccuparti. Comunque, è arrivato Sinclair?» chiedo, tirando su con il naso e allontanandomi leggermente dalla sua stretta.
È ora di ritornare sui nostri passi, abbiamo dei misteri da risolvere ancora.
«Sì, ha detto che il fan club di Jason l'atleta è impazzito. Vogliono trovare Eddie per fargli solo Dio sa cosa» mi risponde, scuotendo la testa.
Nel frattempo, osservo tutti gli altri uscire dal complesso scolastico, raggiungendoci.
«Nina, tutto bene?» si affretta a venirmi incontro Dustin, preoccupato, insieme al resto del gruppo.
Faccio un cenno di saluto a Sinclair e, «Sì, Dustin, sto bene» affermo, arruffandogli i capelli.
«Direi di raggiungere casa mia, potremmo riposarci e capire cosa sta succedendo» suggerisce Nancy, trovando in tutti noi un completo assenso.
Velocemente, ci dividiamo tra le rispettive auto, raggiungendole successivamente.
Prima di avviarmi, però, sento qualcosa, o meglio, qualcuno fermarmi, afferrandomi il polso.
Confusa, mi volto, trovandomi davanti la figura di Max, che mi guarda con occhi spenti.
«Max, tutto bene?» le chiedo, più preoccupata dato gli eventi di poco fa.
«Sì, sto bene, almeno per ora. Volevo solo dirti Nina di non stare male per me, se dovesse succedermi qualcosa io... Io vorrei solo che tu non finisca di nuovo in quel vortice che ti ha risucchiata per mesi» pronuncia, fissando i suoi occhi nei miei.
Sento di nuovo le lacrime formarsi tra le mie palpebre, ma le fermo in tempo, cercando di mantenere il controllo.
«Non ti succederà niente, Max, te lo prometto. Farò tutto il possibile per far sì che quel figlio di puttana di Vecna non ti tocchi» affermo decisa, abbracciandola subito dopo.
La sento tirare su con il naso, allontanandosi poco dopo.
Annuisce alle mie parole, non con convinzione, e mi supera, dopo aver accennato ad un leggero sorriso.
Non sono nemmeno io convinta delle mie parole, ma farò sicuramente il possibile per far sì che Max stia bene.

Casa Wheeler ci aspetta.

Dopo il breve viaggio in macchina, siamo giunti a destinazione.
I signori Wheeler dormivano già al nostro arrivo, permettendoci quindi di raggiungere la tavernetta senza farci scoprire.
Nancy e Robin sono andate a recuperare qualcosa da mangiare, mentre noi siamo rimasti ad analizzare ciò che ci hanno lasciato.

Me, You and the Upside Down || Steve HarringtonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora