«Che dici, Henderson, andiamo?» mi sento sussurrare all'orecchio, mentre sono ancora stretta tra le braccia di Steve.
Io annuisco impercettibilmente, non lasciando la presa dal suo petto.
«Dai, vieni» e, lentamente, mi sento portare, o meglio trascinare, verso la macchina.
Lucas e Dustin, invece, compiono gli stessi movimenti nei confronti di Max.
Mentre siamo ad un passo dall'auto, però, mi distacco da Steve, correndo verso la rossa e abbracciandola.
Lei non ricambia subito, probabilmente ancora scossa, ma dopo pochi secondi sento le sue braccia stringersi intorno al mio corpo.
«Ho avuto fottutamente paura di perderti, Max» sussurro al suo orecchio, tenendola ancorata a me.
«Sono qui, Nina. Sono qui solo grazie a voi» mi risponde, tirando su con il naso.
Rimaniamo così ancora pochi attimi, poi ci allontaniamo, sorridendoci a vicenda.
Velocemente, saliamo tutti in macchina, diretti, con alte probabilità, a casa Wheeler, la nostra nuova "base operativa".
Quello che però sto trascurando, ora come ora, è il bacio che Steve Harrington mi ha dato.
Nessuno dei due ha menzionato la cosa, e io non riesco nemmeno a guardarlo, dall'imbarazzo che provo in questo momento.
Perché l'ha fatto? Okay, per calmarmi, ma era necessario? E io, tra l'altro, non mi sono allontanata. Sì, non ho avuto tempo, in realtà, ma non ci ho neanche pensato nell'esatto istante in cui ha posato le sue labbra sulle mie.
Metto la cintura, scuotendo la testa.
Vorrei non pensarci, tralasciare, ma non posso. È una cosa assolutamente non trascurabile.
Devo parlare con Robin, letteralmente.
«Nina, ehi, hai sentito?» improvvisamente, torno in me, ridestandosi dai miei pensieri grazie alla voce di mio fratello.
«Cosa?»
«Ho detto che stiamo andando dai Wheeler. Nancy e Robin ci stanno aspettando» afferma Dustin, alzando gli occhi al cielo.
«Sì, lo avevo immaginato, grazie per l'inutile informazione» sbuffo, tornando con lo sguardo sulla strada.
Dopo un po' di tempo dall'inizio del tragitto, noto i ragazzi dietro appisolarsi uno dopo l'altro, stremati dalla situazione che abbiamo passato poco fa.
Io, invece, appoggio la testa al sedile, chiudendo per un breve attimo gli occhi e sospirando.
Contemporaneamente, sento Steve trafficare con la radio, mentre tiene il volante saldo, e poco dopo si espande nell'abitacolo Wish You Were Here dei Pink Floyd, uno dei miei gruppi preferiti.
Al primo secondo della canzone, nella mia mente, iniziano a susseguirsi immagini, flash, brevi istanti di quelle che erano le mie mattine o, semplicemente, momenti della giornata passati con Billy Hargrove.
Quando ho visto la macchina dirigersi verso il cimitero di Roane Hill, non ho potuto non pensare al ragazzo che, nonostante il suo essere in apparenza un duro, aveva un cuore d'oro. E Max lo sapeva bene, anche meglio di me, nonostante il loro rapporto non sempre dei migliori.
«Sai,» comincio, girandomi verso il ragazzo al mio fianco, «l'ascoltavo sempre con Billy, questa canzone» mi giro verso Steve, che ora, nonostante stia guidando, mi guarda fugacemente.
«Billy Hargrove?» chiede, giocherellando con il suo labbro.
«Sì, uscivamo spesso. Io e te, in quel periodo, non ci sentivamo ancora molto. Avevo imparato a conoscerlo con il tempo, e mi ha sempre trattata bene, disse che ero "l'unica cosa bella che gli fosse capitata nell'ultimo periodo"- nel dire ciò, faccio le virgolette con le mani- non aveva una bella situazione, a casa» affermo, girandomi verso la rossa, che ora dorme con la testa appoggiata sulla spalla di Lucas e le cuffie che danno a ripetizione Running Up That Hill.
Sorrido nostalgica sui ricordi che sto facendo riemergere, sentendo la mancanza di quei giorni.
«Pensa che, una volta, siamo stati beccati dalla Johnson mentre fumavamo in cortile, è stato un miracolo che non ci abbia sospeso» rido, seguita dal moro, che si gira per un breve attimo verso di me.
«Una volta vi ho visti, arrivare assieme a scuola. Sembravate buoni amici» dice, sorridendo leggermente.
«Già, sì, lo eravamo... Tra l'altro, prima che...» faccio fatica a ricordare quell'estate, ancora oggi, «Prima che il Mind Flayer lo prendesse, mi aveva promesso che mi avrebbe portato a visitare la California. Mi parlava sempre delle spiagge chilometriche e delle bellissime città che la caratterizzavano... Gli mancava, quel posto» calde lacrime, veloci e silenziose, cominciano a scorrere sulla mia guancia.
Mi volto, cercando di nasconderle a Steve. Non voglio che mi veda ancora così, ultimamente non faccio altro che piangere. E odio questa cosa, terribilmente.
A mio malgrado, però, suppongo nella mia mente che se ne sia accorto, perché lo vedo girare più volte il viso nella mia direzione, come per "analizzarmi".
«So che sembra una cosa stupida, ma... Lui è sempre qui, Nina, e penso sia fiero della ragazza che sei diventata e dell'amica che sei, soprattutto, per Max. Penso che... Non avrebbe potuto scegliere altra persona migliore di te per prendersi cura di sua sorella in sua assenza» sorrido istintivamente alle parole di Steve, che mi causano ulteriori lacrime silenziose.
Senza nemmeno accorgermene, comincio a fare uno dei miei soliti tic nervosi dovuti allo stress che mi porto dietro dallo Starcourt: il tremore alla gamba.
«Io vorrei solo che lui fosse ancora qui, non meritava di morire, meritava solo di essere... Felice» mi passo una mano sul viso, cercando di scacciare tutte le lacrime ancora presenti.
Sento, poco dopo, la mano di Steve posarsi sul mio ginocchio, fermando il mio irrefrenabile movimento, e girandosi poi verso di me, sorridendomi in modo rassicurante.
Ricambio, cercando di calmarmi e fare ordine nel mio cervello.
Quando inizio a vedere l'abitudinaria strada che ci riporta nel centro città di Hawkins, capisco di avere ancora poco tempo a disposizione.
«Steve» lo richiamo, ottenendo subito la sua attenzione e il suo invito a continuare.
«Riguardo a prima...» comincio, muovendo con ansia i miei anelli e osservando il moro irrigidirsi leggermente, «Cosa era, quel bacio?» mi faccio coraggio, alzando lo sguardo.
Lui non mi guarda, si prende dei preziosi secondi per, credo, pensare, passandosi una mano sul viso.
«Nina... Io... Non so cosa mi sia preso, okay?» è nervoso, e lo capisco dal suo continuo movimento della mano verso i suoi capelli.
«Vorrei solo capire cosa significa e cosa sono, io, per te. Perché non lo so più, Steve» il mio sguardo è completamente catturato dalla sua figura.
«Non lo so, Nina, non lo so» scuote la testa, senza guardarmi, «È che... È come se provassi qualcosa, quando sono con te. Non so spiegarlo, non so cosa significhi. Non so niente» parla velocemente, così tanto che quasi non riesco a capire le parole che pronuncia per via dell'agitazione che traspare dalla sua voce.
Io rimango senza parole, non ho la più pallida idea di cosa dirgli, perché sono nella stessa identica situazione.
«Potrebbe, ecco, evolvere in qualcosa?» chiedo, fissandogli il profilo concentrato sulla strada.
«E per te, Nina?»
«Per me, cosa?»
«Senti qualcosa, quando sei con me?» si gira, per brevi secondi, quanto bastano per inchiodare le sue pupille nelle mie e mandarmi in black-out.
«Io...» mi blocco, totalmente spaesata. Non so quale possa essere la mia risposta a una tale domanda, perché non so neanche io cosa provo, nei suoi confronti.
Lui attende, girandosi di tanto in tanto, come se non aspettasse altro che quella specifica risposta, da me.
«Steve, io...» comincio, toccando nervosamente le mie mani, «Non ho idea di cosa provo, sono confusa quanto te, a riguardo. Potremmo darci, non so... Del tempo?» tento, non guardandolo, però, in faccia.
«Del tempo?»
«Sì, per... Capire. Tempo per comprendere ciò che sentiamo» alzo il mio viso, trovandolo già con il volto puntato verso di me.
«Del... Tempo. Sì, fantastico...» lo sento borbottare, mentre accosta nel vialetto dei Wheeler, dove troviamo già ad aspettarci Nancy e Robin.
Il moro si slaccia la cintura, e, prima di aprire lo sportello, mi fissa intensamente, «Spero che, il tuo tempo, non comprenda Eddie Munson, Henderson» afferma, con un tono che non saprei ben definire, lasciandomi totalmente spiazzata.
Detto ciò, poi, dà un colpo alla portiera posteriore, svegliando di colpo i ragazzi dietro, che si stiracchiano e cominciano a rendersi conto che siamo effettivamente arrivati.
Totalmente spaesata, mi slego dalla presa della cintura sul mio corpo, scendendo dalla macchina.
Nel momento in cui tocco il cemento, sento immediatamente delle braccia stringermi, capendo al volo che si tratta di quelle di Robin.
«Buckley, come diavolo sei vestita?» ridacchio, osservandola divertita dopo essermi allontanata.
«Lascia perdere, credo di star per soffocare. Abbiamo anche rischiato di essere arrestate, ma questa è un'altra storia» sorridendo, la riabbraccio, felice di averla, finalmente, di nuovo con me.
Da lontano, osservo le figure di Nancy e Steve parlare, scambiandosi subito dopo un veloce abbraccio.
Cerco di non farci caso, concentrandomi piuttosto su mio fratello, Lucas e Max che stanno a loro volta scendendo dall'auto.
Gli ultimi due si dirigono subito verso la casa, dopo aver salutato le due ragazze, mentre mio fratello Dustin tentenna, guardandomi come per attirare la mia attenzione.
Abbastanza incuriosita dal suo strano comportamento, mi avvicino, lasciando che Robin raggiunga gli altri.
«Dustin, tutto bene?» chiedo, appena giunta davanti alla sua figura.
Lui annuisce, posizionando la radio nel suo zaino.
«Posso dirti una cosa, Nina?» esordisce poi, all'improvviso.
«Sì, ovvio, dimmi»
«Ho sentito, prima, quello che vi siete detti. Non lasciarti scappare uno come Steve, perché ci tiene davvero a te, e non l'ho mai visto così... Perso, per qualcuno che non fosse Nancy» afferma, guardandomi fisso negli occhi, e superandomi subito dopo, senza aggiungere altro, diretto alla porta d'ingresso.
Io rimango ferma, in mezzo al vialetto, totalmente confusa e interdetta dalle mille cose successe nel giro di così poco tempo.
Non basta già Steve, anche mio fratello, ora.
Mi passo le mani tra i capelli, stringendoli leggermente, completamente sopraffatta dai mille pensieri che mi invadono la mente.
Senza neanche ragionarci troppo, estraggo gli ansiolitici che mi porto sempre dietro, ingerendo a secco due pillole.
Sarei probabilmente impazzita, se non lo avessi fatto. Ma, ciò comporterà anche il farmi crollare su uno dei divani dei Wheeler tra poco, molto probabilmente.
Se vuoi una calma facile, devi pagare alcune conseguenze, d'altronde.
Sistemate al loro posto, mi dirigo anche io alla porta d'ingresso, ormai sola.
Entro velocemente in casa, sentendo un leggero brusio sia dalla taverna che dalla cucina.
Cerco di passare inosservata, ma Karen Wheeler mi batte sul tempo.
«Nina! Che piacere vederti!» sento dire alle mie spalle, girandomi poi per osservare la madre di Nancy e Mike venirmi incontro a braccia aperte.
Ricambio l'abbraccio, sorridendo gentilmente.
«Gli altri sono corsi di sotto, non ho avuto quasi il tempo nemmeno di guardarli,» ridacchia, «Come stai? E tua madre?» chiede con interesse, portandomi a sorridere.
«Sto bene, e anche mia madre, grazie Signora Wheeler. Mi fa molto piacere anche a me, vederla» dico, cercando di risultare il più tranquilla possibile.
«Sapete che siete sempre i benvenuti, Nina. Vai pure dagli altri, ti staranno sicuro aspettando, e rimanete pure quanto volete» dopo esserci salutate, cammino spedita verso la taverna, aprendo la porta che mi separa dagli altri.
Li ritrovo tutti sparsi per la stanza, chi sul divano, chi a parlare.
Data l'ora, ne approfitto per riposare un po' anche io. Avremmo poi pensato al resto domattina.
Mi avvicino al divano più grande presente nella stanza, prendendomi l'angolo a sinistra, e accoccolandomi lì.
Non dico altro, non ho nemmeno le forze di pensare una frase completa.
Semplicemente, mi lascio cullare dal brusio delle voci dei ragazzi, fino ad addormentarmi completamente.
Sento, però, degli occhi su di me, prima di cadere nel mio sonno profondo, e, forse, so anche di chi possano essere.
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Me, You and the Upside Down || Steve Harrington
FanfictionLa vita di Nina Henderson non era mai stata così tanto complicata; viveva tranquillamente i suoi anni nella cittadina di Hawkins, badando a suo fratello e facendo ciò che qualsiasi adolescente avrebbe fatto. Tutto questo prima del 6 novembre 1983, i...