«Quindi stiamo veramente per entrare a scuola?» sussurro, una volta parcheggiati nello spazio interamente dedicato ai veicoli, adiacente al complesso scolastico.
«Non è la prima volta che lo facciamo, Nina» mi ricorda mio fratello, ma io scuoto la testa.
«Solo perché non è la prima volta non vuol dire sia legale, Dustin» affermo, guardando il resto del gruppo scendere dall'auto, senza considerarmi.
Abbastanza infastidita, compio gli stessi gesti, sbattendo la portiera. So bene cosa provoca un tale gesto, ed, infatti, un sonoro «Porca troia, Henderson, quante volte ti ho detto di non sbattere gli sportelli dell'auto?» da parte di Steve mi genera un sorriso malizioso, che affretto a rivolgere verso il moro.
«Non è la prima volta che lo faccio, Steve» constato, superandolo e raggiungendo gli altri due.
Lo sento sbuffare dietro di me, sorridendo vittoriosa. Mai mettersi contro Nina Henderson, soprattutto se ti chiami Steve Harrington.Con passo svelto, una volta entrati nei corridoi della scuola, raggiungiamo la porta dell'ufficio della signora Kelly.
Vedo Max estrarre la chiave dalla sua tasca, avvicinandosi alla serratura.
«Lo stiamo facendo davvero» mormoro, auto convincendo me stessa.
«Se lo dici solo un'altra volta, Nina, ti spedisco a casa a calci» sento minacciarmi da Dustin, al quale lascio una leggera gomitata nel fianco.
«E... Bingo, ragazzi» esclama la rossa, sorridendo all'aprirsi della porta, «Forza, facciamo presto».
Silenziosamente, entriamo uno dopo l'altro nell'ufficio, richiudendo la porta e dirigendoci direttamente ai cassettoni in metallo, all'interno dei quali sono contenuti i fascicoli degli alunni.
D'improvviso, la radio emette dei suoni, che si rivelano presto essere la voce di Robin.
«Dustin, mi ricevi? Nancy è un genio. La prima vittima di Vecna è del 1959, altro che tentativo a vuoto» la sento esclamare contenta.
Velocemente, prendo dalle mani di mio fratello la trasmittente, cominciando a parlare con la mia amica.
«Rob, ne parliamo dopo. Siamo un attimo occupati, qui» dico, cercando di sviare il discorso ad un altro momento più adatto, di certo non mentre stiamo per infrangere giusto una decina di leggi.
«Nina? Cosa state facendo?»
«Abbiamo... Abbiamo appena fatto irruzione a scuola per sottrarre dei fascicoli confidenziali» mormoro, cercando di fare meno rumore possibile. Gli altri, nel frattempo, continuano la loro ricerca ispezionando i vari cassetti.
«Sei seria, Nina?» sento domandare da Robin, cosa che mi porta ad alzare gli occhi al cielo.
«E non alzare gli occhi al cielo, per Dio, ti conosco» ho già detto che è come se vivessimo in simbiosi? Probabile.
«Robin, Nance, portate le vostre chiappe poco eleganti qui, subito. Vi spiegheremo dopo. Passo e chiudo» e detto ciò, chiudo la linea.
Proprio nell'esatto momento in cui interrompo il collegamento, la voce di Max ci ridesta da ogni cosa che stiamo facendo.
«Porca miseria...» borbotta, «L'hai trovato?» domanda subito Steve, avvicinandosi.
«Sì, e non solo quello di Chrissy. Anche Fred andava dalla Kelly» afferma, lasciandomi di stucco.
«Cosa?» mi sembra tutto così surreale.
Chrissy e Fred, entrambi in terapia con la Kelly, vittime di traumi e, successivamente, di Vecna. Ci deve essere un filo conduttore, dietro tutto ciò.
Con velocità, la rossa si siede alla scrivania, iniziando a confrontarli. Senza esitare, mi posiziono al suo fianco e, dietro di noi, le figure di Steve e Dustin.
Ai miei occhi saltano immediatamente le parole chiavi sottolineate dalla stessa Kelly: traumi, incubi, insonnie, cefalee, sangue dal naso.
Sembra quasi che rappresentino dei sintomi, come se qualcosa si fosse sviluppato lentamente in loro.
Il mio sguardo si posa sulla figura di Max, intenta a leggere attentamente ogni sillaba su quei fogli, come se il suo cervello stesse elaborando qualcosa a noi sconosciuto.
«Max... Cosa succede?» come se fossi stata l'unica ad accorgermene, la osservo attentamente, cercando di captare ogni movimento della ragazza.
Al suo non rispondere, poso una mano sulla sua spalla, scuotendola delicatamente.
«Max!» la richiamo, ma lei sembra come paralizzata sul posto, e ciò mi preoccupa fortemente.Improvvisamente, dopo quelle che sono sembrate ore, come risvegliatasi, ci guarda con occhi terrorizzati.
Mi accovaccio, cercando di mettermi alla sua altezza.
«Max, Cristo, stai bene? Mi sono spaventata terribilmente» esclamo, abbracciandola.
Ancora in uno stato di confusione, la rossa si allontana, alzandosi.
«Seguitemi» dice, e, dopodiché, affretta il passo fuori dall'ufficio.
Spaesati, incastro gli occhi in quelli di mio fratello e Steve, confusi quanto i miei.
Ci affrettiamo a seguirla, cercando di capire cosa stia succedendo.
Giungiamo di fronte ad uno dei tanti muri della scuola, senza un apparente motivo, ma non per Max, probabilmente.
«Era... qui. Vi giuro che era qui!» esclama, indicando la parete intatta.
«Cosa "era qui", Max?» si intromette mio fratello, confuso quanto tutti.
Improvvisamente dei passi ci ridestano dalla conversazione e, voltandoci di scatto, notiamo l'arrivo di Nancy e Robin. Avvicinandomi a entrambe, le stringo in un abbraccio, felice di rivederle.
«Cosa sta succedendo?» chiedono in coro, osservandoci interrogative.
Me lo sto chiedendo anche io.
«Max dice di aver visto un orologio a pendolo, proprio qui» ci risponde Dustin, riportando le esatte parole della ragazza.
«Un orologio a pendolo?» chiedo conferma, non riuscendo a concepire un nesso tra le cose.
«Era... Così reale, ragazzi. Ve lo giuro. Ma, quando mi sono avvicinata, all'improvviso, mi sono svegliata» racconta, incupendosi.
«Sembravi in una specie di trance, prima... La stessa cosa successa a Chrissy» aggiungo, cercando di poter mettere insieme i pezzi per capirci qualcosa di più. Anche se non vorrei, dato che riguarda Max, ora.
La ragazza, voltandosi lentamente, scuote la testa.
«E non è questo il peggio» mormora, con voce spaventata.
Non si mette per niente bene, qui.
«Fred e Chrissy andavano entrambi dalla Kelly, presentavano mal di testa, emicranie che non passavano. Poi... Incubi, avevano incubi, dormivano male e... Iniziavano a vedere delle cose» gli occhi mi si riempiono di lacrime, non riuscendo a trattenermi. Ho già capito dove arriverà il discorso, e non vorrei proseguire oltre. Intorno a me, vedo reazioni molto simili.
Robin mi posiziona un braccio sulle spalle, cercando di darmi un leggero conforto, e io non posso che appoggiare la mia testa sulla sua spalla, non volendo più proseguire con il discorso.
Vedo Steve abbassare il capo, sopraffatto dalle mie stesse emozioni, probabilmente.
«Vedevano brutte cose, del loro passato... Queste visioni sono peggiorate sempre di più, finché... È finito tutto» sospira Max, con voce spezzata.
«La maledizione di Vecna» conclude Robin.
La rossa annuisce, «Chrissy ha iniziato sette giorni fa, Fred sei giorni fa. Io mi sento così da cinque giorni» sopraffatta, le lacrime cominciano a scendere copiose, Dustin e Nance sono come paralizzati e Steve continua a passarsi una mano sul volto e tra i capelli.
«Non so quanto mi resta, ragazzi... So solo che Fred e Chrissy sono morti entro 24 ore dalla loro prima visione, e io ho appena visto quel benedetto orologio!» continua, con voce ormai rotta Max, rotta tanto quanto me in questo momento.
Sento la presa di Robin rafforzarsi, ma ciò non migliora la situazione.
«Penso che morirò domani» conclude, passandosi una mano sul viso.
Non resistendo più, mi allontano dalla stretta di Robin, correndo fuori.
Spalanco le porte principali e respiro l'aria fresca, riempiendo i miei polmoni. Mi accascio al suolo, cadendo sulle mie ginocchia e iniziando copiosamente a piangere.
Il pensiero di poter perdere Max, così come poter vedere morire tutti i miei amici, mi attanaglia la mente, non permettendomi di respirare.
Comincio a sudare freddo e a sentire i miei piedi e le mie mani formicolare.
Capisco cosa stia per succedere, ma non riesco a muovermi, sono come bloccata e il pianto mi fa piegare in due dalla mancanza d'aria.
Gemiti e lamenti lasciano le mie labbra, non permettendomi di calmarmi.
«Nina!» quasi non sento la voce di Robin che si avvicina sempre di più.
«Cristo, Nina» la percepisco accovacciarsi accanto a me, prendendomi tra le sue braccia, mentre io non ho più il controllo dei miei arti.
«Nina, ascolta il mio cuore, per favore. Respira con me, seguendo il ritmo, come abbiamo sempre fatto. Forza, Nina» le sue mani si posano sul mio capo, tenendomi stretta contro il suo petto, in modo da posizionare l'orecchio proprio all'altezza del suo cuore.
«Uno, due, tre... Bravissima, Nina, forza... Uno, due, tre» passano secondi, minuti, quasi non percepisco più il tempo.
Lentamente, comincio a ristabilire il respiro e il suo ritmo, cominciando a rimettere ordine nel mio organismo.
«Sei fortissima, Nina, ancora un po'» rimaniamo in questa posizione per quella che mi sembra un'eternità, e ricomincio ad avere un ritmo tale da definirlo normale.
Faccio respiri profondi, chiudendo e riaprendo gli occhi spesso, in modo da scacciare tutte le lacrime rimaste intrappolate ancora nei miei occhi.
Robin, nel frattempo, mi accarezza i capelli, lasciandomi dei leggeri schiocchi di labbra sulla cute, rilassandomi completamente.
Ripreso il controllo sulla mia mente, quasi non mi rendo conto di quello che è appena successo.
Ho avuto uno dei miei attacchi, di un tipo molto forte, rispetto ai soliti.
Le notizie di Max mi hanno offuscato completamente il cervello, facendomi perdere la testa. Mi sono sentita come morire.
Tirando su con il naso, mi allontano leggermente dal petto della bionda, cercando di guardare i suoi occhi.
Il suo blu mare che incontra la mia semplicità, un marrone che, tutt'oggi, ancora non riesco ad apprezzare.
Mi prende il volto tra le mani, asciugando con il pollice le ultime lacrime rimaste sul mio viso.
«Grazie, Robin. Mi dispiace così tanto, non volevo reagire così, io...» mi blocca, zittendomi subito,
«Nina Henderson, chiudi quella diamine di bocca», afferma, tirandomi di nuovo a sé e tornando ad accarezzarmi.
Non mi rendo conto di quanto tempo stiamo passando in questa posizione, ma le sue braccia sono l'unico luogo in cui vorrei trovarmi ora.
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Me, You and the Upside Down || Steve Harrington
FanficLa vita di Nina Henderson non era mai stata così tanto complicata; viveva tranquillamente i suoi anni nella cittadina di Hawkins, badando a suo fratello e facendo ciò che qualsiasi adolescente avrebbe fatto. Tutto questo prima del 6 novembre 1983, i...