41. 𝐿𝑎 𝑣𝑖𝑜𝑙𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑒 𝑙'𝑎𝑚𝑜𝑟𝑒

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𝕁𝕆R𝔻𝔸N

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Con le mani tremanti continuavo la mia corsa

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Con le mani tremanti continuavo la mia corsa. Non sapevo come spiegarlo, ma quella ragazza mi aveva cambiato dentro. Mi ero reso conto che l'amore che avevo nascosto agli occhi del mondo stava emergendo dalle profondità come una montagna sotto le acque torbide. Il mio cuore che era un iceberg da quando ero nato pian piano si era sciolto grazia a quelle lievi carezze e a quel bacio così sensazionale.

Non mi ero preso il disturbo di guardare l'orologio, sapevo che rimaneva poco tempo, mentre guidavo verso la stazione da cui avrei da lì a poco scoperto dove si trovasse Arya.

Venni preso dal panico senza potere decisionale.

Avevo i palmi madidi di sudore e il respiro talmente corto da darmi le vertigini. Avvicinandomi all'ingresso della stazione di Amtrak, rallentai e fui tentato di parcheggiare in mezzo a due cespugli, imitando il gesto che facevo spesso con la moto, poi però, ricordai l'ingombrante presenza della vettura e mi spostai per parcheggiare in mezzo a due auto nere.

Avevo il cellulare con me che non smetteva di vibrare. Ogni movimento, ogni passo incalzante sentivo la gamba flettersi per il fastidio delle vibrazioni. Bruciava dentro le tasche.
Il mio numero era in rubrica per le necessità, non per altro. Questo era un momento no per continuare a provare, sperai che desistesse colui o colei che continuava a chiamare.
Potevo farmi seguire dagli altri, ma nessuno mi assicurava che non ci fosse qualcuno dei miei nemici a spiarmi. Dovevo salvaguardare la situazione e l'incolumità di Arya.
Con una smorfia di disgusto mi diressi verso l'interno, sentendo un nauseante odore di urina circondare e appestare l'aria.

Mi mantenni sulla corsia che portava ai bagni, non degnai di uno sguardo nessuno dei viaggiatori pronti a partire per qualche meta felice. Le persone sedevano a terra, fremevano aspettando la coincidenza del treno o il viaggio della loro vita.

Rimanevano fuori dalla mia attenzione.

«Adesso solo tu puoi salvare te stesso» urlava un predicatore guardandomi e facendo il segno della croce.
Forse se l'avesse ripetuto abbastanza spesso, mi sarebbe entrato in testa.

𝐺𝑜𝑜𝑑 𝑡h𝑖𝑛𝑔𝑠 𝑁𝑒𝑣𝑒𝑟 𝐻𝑎𝑝𝑝𝑒𝑛- 𝐽𝑜𝑟𝑑𝑎𝑛 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora